La riflessione di Papa Francesco sulla vecchiaia e la morte in un testo inedito di prossima pubblicazione: il viaggio verso la vita eterna
È stato diffuso in queste ore un testo inedito scritto da Papa Francesco lo scorso febbraio come prefazione al libro ‘Nell’attesa di un nuovo inizio – Riflessioni sulla vecchiaia‘ scritto dal cardinale ed arcivescovo emerito di Milano Angelo Scola che uscirà solamente il prossimo giovedì 24 aprile con LEV-Libreria Editrice Vaticana: un testo che diventa ancora più interessante se letto proprio in questi giorni di lutto per la morte di Papa Francesco dato che sembra essere una sorta di ultima riflessione su quello che è il viaggio attraverso la vecchiaia che attende tutti noi e – soprattutto – nella morte che Bergoglio ritiene essere solamente l’inizio di un nuovo viaggio che per sua natura non ha una conclusione.
Centrale nel testo di Scola – scrive Papa Francesco – è la riflessione sulla “vecchiaia” della quale ad avviso del Santo Padre “non dobbiamo avere paura” ma abbracciarla, restituendo “fierezza” a quel termine – appunto, “vecchio” – che “troppo spesso [viene] considerato malsano”: secondo Bergoglio – infatti – “dire ‘vecchio’ non vuol dire ‘da buttare’” come vorrebbe farci pensare una certa “degradata cultura dello scarso”; ma vuol dire ricco di “esperienza, saggezza, sapienza, discernimento, ponderatezza, ascolto, lentezza“.
La riflessione di Papa Francesco sulla morte: “È l’unico modo per vivere a pieno l’eternità”
Il problema – riflette ancora Papa Francesco nel testo inedito – non è tanto diventare vecchi, quanto come si decide di farlo: “Se si vive questo tempo della via come una grazia – spiega -, e non con risentimento”, accogliendolo “con un senso di gratitudine e di riconoscenza” anche se le forze personali di riducono, “la fatica (..) aumenta” e “i riflessi non sono più uguali a quelli della nostra giovinezza”; allora “diventa un’età della vita” che può anche essere “feconda [ed] irradiare del bene”, diventando esempi di “nonni” che trasmettono “la loro saggezza (..) nei più giovani” brillando come fari nel mezzo della “frenesia delle nostre società (..) votate all’effimero e al gusto malsano dell’apparire”.
E se da un lato la vecchiaia è un valore, allora anche la “sofferenza” e la “morte” che caratterizzano questo periodo secondo Papa Francesco devono essere viste come “gemme preziose di fede e di speranza”: in tal senso secondo il Santo Padre la consolazione è che “la morta non è la fine di tutto, ma l’inizio di qualcosa (..) che non finirà“, un “nuovo inizio” nel quale “vivremo qualcosa che mai abbiamo vissuto pienamente”, ovvero “l’eternità“.