A un anno di distanza dalla morte di Totò Schillaci, la vedova Barbara Lombardo ha raccontato il loro amore: il primo incontro e la malattia
A poco meno di un anno esatto di distanza dalla morte che ha sconvolto l’intero paese, la vedova di Totò Schillaci – Barbara Lombardo, con lui fino all’ultimissimo respiro – si è raccontata sulle pagine del quotidiano La Stampa ricordando quell’amore iniziato troppo tardi, durato troppo poco, ma vissuto a pieno da entrambi, fino a quella terribile malattia che lo scorso 18 settembre gliel’ha portato improvvisamente via dopo un calvario durato – racconta – un paio di settimane.
Quest’ultimo anno senza Totò Schillaci – racconta Lombardo al quotidiano torinese – per lei è durato “un secolo”, tanto che ancora oggi “non lo accetto” e non crede che sarà mai veramente in grado di accettarlo: della persona, oltre che del calciatore che ha fatto sognare i fan degli azzurri, la vedova ancora oggi ama conservare e guardare ogni giorno “le piccole cose (..) che mi ricordano la quotidianità“, come lo spazzolino o i calzini; confessando di dormire ancora “nel lettone” e di sentire “nella notte (..) le sue carezze”.
La vedova di Totò Schillaci: “La malattia tornò improvvisamente e me lo portò via in quandici giorni”
Lasciando da parte il dolore e la malinconia, Barbara Lombardo nella sua intervista racconta che conobbe per la prima volta il suo Totò Schillaci “alla festa d’addio al nubilato di mia cugina“, dando il via a una “bellissima amicizia” che inizialmente – confessa, per la sua paria che il campione stesse cerando solamente “un’avventura” – faticò a trasformarsi in un amore; nonostante lo stesso Totò Schillaci le fece “una corte sfrenata”.
Da quel primo incontro – racconta ancora – si persero leggermente di vista, fino a quando diversi anni più tardi “si ripresentò” dicendole che “ero la donna giusta per lui“: lì nacque l’amore culminato nella proposta di matrimonio a Palermo che la lasciò “senza parole” e che lei accettò immediatamente e nelle nozze che si celebrarono “il 18 giugno 2012”; tutto senza mai nutrire alcun compianto per la scelta di non fare figli, anche perché – sostiene Lombardo – volevano solamente “recuperare gli anni perduti“.
I primi segnali di cedimento da parte di Totò Schillaci risalgono – racconta ancora la vedova – quando lo accompagnò a una colonscopia e “ci informarono del cancro al colon retto“: inizialmente la battagli sembrò vinta, ma poi lo scorso 13 agosto “si sentì male” e il successivo “3 settembre” fu costretto al ricovero, durato “quindici giorni” nel corso dei quali non si allontanò mai dal suo fianco e – conclude – comunicava solamente tramite “bigliettini perché non riusciva più a parlare”.