Uk, scoppia lo scandalo della lista Afghanistan, diffusi per errore nomi dei collaboratori dell'esercito britannico ma anche dati su agenti 007 e militari

Lista Afghanistan Uk, dopo lo scandalo della diffusione di dati privati e sensibili sulle identità di 180mila cittadini afghani che hanno collaborato con l’esercito britannico e poi ricevuto asilo in Gran Bretagna, emergono particolari legati alla violazione e alle informazioni contenute nel documento che per errore è stato pubblicato da un funzionario del Ministero della Difesa. Come hanno anticipato molti quotidiani all’interno della lista di nomi, ci sarebbero anche quelli di agenti dell’intelligence e militari.



Questo come ha sottolineato il Daily Mail, avrebbe fatto scattare un allarme di sicurezza che poi si è trasformato in una ingiunzione della Corte, che aveva già nel 2022 invitato la stampa a censurare la notizia, poiché avrebbe esposto 100mila persone al rischio di morte. Infatti nel documento trapelato non c’erano soltanto le generalità dei cittadini afghani e delle loro famiglie poi messe in sicurezza tramite canali segreti di fuga, ma anche messaggi privati e numeri di telefono dei funzionari che stavano trattando la questione.



Premier UK Keir Starmer, leader dei Laburisti (ANSA-EPA 2025)

Scandalo lista Afghanistan Uk, Corte aveva vietato alla stampa di diffondere la notizia per non esporre coinvolti al rischio di morte

La lista dei cittadini afghani salvati dall’esercito britannico, trapelata nel 2022 insieme ai dati di centinaia di agenti di sicurezza e dell’intelligence, sta provocando un vero e proprio scandalo in Uk. Molti hanno infatti testimoniato dicendo di aver temuto per la propria vita una volta scoperto che i Talebani erano venuti a conoscenza di tali documenti, che contenevano le informazioni personali di personaggi considerati traditori e quindi esposti al rischio di torture e morte. Resta poi anche l’interrogativo sul tentativo del governo, all’epoca guidato da Rishi Sunak, di oscurare la notizia facendo intervenire la Corte Suprema con una ingiunzione rivolta a tutti i giornalisti che vietava qualsiasi resoconto della violazione che oggi sta diventando un caso internazionale.



Secondo quanto riferito dal Daily Mail che ha potuto visionare il materiale grazie all’eliminazione di tale veto, all’epoca i giudici giustificarono il provvedimento sostenendo che le persone citate potevano essere esposte a gravi pericoli, tuttavia, una volta analizzato il database, si è scoperto che in realtà non contiene soltanto nominativi di coloro che erano stato sottoposti al programma speciale di protezione, ma anche dati personali, informazioni private come numeri di telefono indirizzi email e comunicazioni che non erano state rese note neanche ai parlamentari e agli ufficiali coinvolti.