Valerio Scanu: “Covid ha ucciso mio papà Tonino”/ “Si sentiva un frantoio nel petto”

- Alessandro Nidi

Valerio Scanu ricorda il papà Tonino, morto di Covid nel 2020: "Situazione precipitata all'improvviso. Aveva solo un po' di febbriciattola, poi..."

valerio scanu 640x300 Valerio Scanu (Storie Italiane, 2022)

Valerio Scanu è intervenuto in qualità di ospite ai microfoni della trasmissione di Rai Uno “Storie Italiane”, andata in onda su Rai Uno nella mattinata di oggi, venerdì 18 marzo 2022, e condotta da Eleonora Daniele. Il cantante ha ricordato suo papà Tonino, morto di Covid nel 2020, dicendo di essere ancora oggi triste: “Io mi sento tutti i giorni così. Ci sono momenti in cui bisogna andare avanti. Prendo d’esempio mia madre, che ha figli e nipoti a cui aggrapparsi. Io non ho figli e quindi per me è un po’ più complicato. Indosso la maschera e provo a non pensarci, ma non è semplice. Poi io sono sempre stato uno che ha dato grande soddisfazione ai miei a livello artistico e scolastico, sono sempre stato bravo a scuola. Ho tanti rimorsi: nel primo periodo in cui era ricoverato non lo sentivo perché ci parlava già mia madre e non volevo disturbarlo. Avrei invece potuto agire diversamente”.

Valerio Scanu ha poi descritto nel dettaglio la situazione del padre: “Aveva una febbriciattola che saliva e scendeva. Parliamo di novembre 2020 e i tamponi non erano come quelli di adesso. Il 19 novembre doveva fare il test, ma quel giorno aveva la febbre. Si era sentito male una settimana prima e si era isolato in un’altra casa. Il personale Usca è andato subito a casa e ha sentito i polmoni, individuando la polmonite bilaterale. Inizialmente è stato trasferito a Olbia e respirava col casco”.

VALERIO SCANU: “MIO PAPÀ TONINO SI SENTIVA UN FRANTOIO NEL PETTO”

Nel prosieguo di “Storie Italiane”, Valerio Scanu ha parlato ancora del padre Tonino, che improvvisamente un giorno disse loro al telefono: “Mi sento come un frantoio nel petto”. L’indomani non rispondeva più alle chiamate, finché “ci avvisarono che era stato spostato in un altro nosocomio: appena gli hanno fatto la Tac d’ingresso, lo volevano intubare, poi invece hanno visto che bastava un passo in meno”.

Tuttavia, “la situazione improvvisamente è precipitata ed è stato intubato. Il suo polmone era compromesso al 100% già al quinto giorno di terapia intensiva. Ha resistito un mese solo perché aveva un fisico sano”.







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