Veronica Gentili, conduttrice di punta di Rete 4, ha parlato di sé, delle critiche ricevute e del ruolo dell'informazione in Italia
“Il sistema mediatico è un tritacarne che può schiacciarti da un momento all’altro – ha esordito -: devi essere strutturata per sopravvivere”. Certo, la sua resistenza e la sua bravura sono oggetto di invidia e di critiche: “Ogni volta che qualcuno emerge in modo relativamente veloce, l’attenzione mediatica è maggiore. Fa parte del gioco: ci sarà sempre qualcuno che parlerà male di te, o è provocatorio o insinuante. Io rispondo sempre in un modo solo: con il lavoro. Anche se, onestamente, non ho ancora capito quale sia la critica che mi viene mossa nel merito: finora le osservazioni avanzate non attengono mai al mio lavoro di giornalista”.
VERONICA GENTILI: “NON RINNEGO IL MIO PASSATO, MA OGGI LO SCENARIO POLITICO È CAMBIATO”
Da più parti, per esempio, Veronica Gentili viene indicata come un’ex detrattrice di Berlusconi e, sempre su “Libero”, la conduttrice non rinnega i suoi trascorsi, ricordando di avere sostenuto determinate idee in un preciso momento storico e alla luce di quel contesto specifico. Oggi, però, il mondo è cambiato, lo scenario politico è radicalmente mutato e il suo stesso ruolo è differente: se continuasse a pensarla come prima sarebbe “surreale”.
A coloro che, invece, vedono la bellezza prima della bravura, Gentili dice che “ormai noi donne abbiamo finito le parole! Tra l’altro, di solito, questo genere di critiche vengono mosse a inizio carriera, quando non si sa bene cosa dire su una persona: è paradossale che si continui a farlo anche adesso. Detto questo, non credo che mortificare l’estetica sia una forma di espiazione necessaria per svolgere il mio mestiere. Sarebbe come negare se stesse: la fisicità fa parte di noi”. Qualcuno l’ha definita la Diletta Leotta dei talk show, affermazione di cui Gentili non coglie il senso, ma che le regala un sorriso e la porta ad asserire che “l’informazione deve tornare a essere al servizio della notizia e del cittadino. Vuol dire che bisogna tornare a raccogliere in maniera certosina le informazioni per poi metterle insieme, senza pregiudizi. Solo a quel punto, ossia a quadro ricostruito, si può tentare una interpretazione. Altrimenti il racconto è falsato”.