Italia-Germania 3-1, Italia Germania 4-3. C’è sempre una Germania: e pazienza se il grande Gary Lineker, straordinario attaccante e arguto opinionista, dica che “Il calcio è un gioco semplice: 22 uomini rincorrono un pallone per 90 minuti, e alla fine la Germania vince” perché in finale -parafrasando il capolavoro di Sergio Leone- quando un uomo con la maglia azzurra incontra uno con la maglia bianca, quello con la maglia bianca è un uomo morto (sportivamente parlando s’intende). E così, in occasione questa sera della messa in onda del docu-film “Il viaggio degli eroi” (Rai 1, ore 21.25) per celebrare degnamente il 40esimo anniversario della vittoria dell’Italia ai Mondiali in Spagna del 1982, la memoria non può che tornare all’incrocio della Nazionale di Enzo Bearzot con la Germania.
Certo, forse non ha l’epicità della “partita del secolo” nella calda e lunare cornice dello stadio “Azteca” durante la semifinale della kermesse iridata del 1970 in Messico, ma la finale del Mundial spagnolo del 1982 valse la terza coppa del mondo per gli azzurri e ha ugualmente tutta una sua epica e un posto nella memoria collettiva che difficilmente altre imprese sportive riusciranno a spodestare. Difficile trovare un solo momento per sintetizzare quella notte: dall’urlo di Tardelli, alla gioia di Pertini in tribuna, fino al goleador per caso Altobelli, all’ennesima rete di Rossi, il penalty sbagliato da Cabrini e ancora la telecronaca di Nando Martellini e la reazione composta di Bearzot che non sbraca contro i giornalisti dopo mesi di crocifissione mediatica.
ITALIA-GERMANIA 3-1, LA FINALE DEL MUNDIALE ’82 TRA EPICA E ANEDDOTICA…
La gara: di fronte c’è una delle nemesi storiche e quella che è una vera e propria macchina da record nelle fasi finali di un Mondiale, ma quando incontra l’Italia sembra incepparsi. E così accade la notte dell’11 luglio 1982 a Madrid. Pronti, via e Graziani esce per infortunio al 7’ con Altobelli che quasi forza il cambio: una bella botta ma proprio l’interista poco dopo serve Conti in area, atterrato da Briegel. Calcio di rigore, ma Cabrini manda fuori graziando Schumacher e facendo calare sinistri presagi sulla finale. Subito esorcizzati però nel secondo tempo: assist nientemeno che di Gentile, in proiezione offensiva, e Rossi segna il suo sesto gol, diventando capocannoniere della competizione (57’). Qui si scatena la valanga azzurra che si ripete al 69’ con Tardelli che finalizza con un gran tiro una azione imposta da Scirea; poi, al minuto 81, è Altobelli a premiare l’iniziativa di Conti, e a poco vale due minuti dopo la rete della bandiera di Breitner.
Poi ci sono i festeggiamenti e anche Bearzot che, come ricordano i suoi calciatori, quasi esce dal “Bernabeu” con la faccia triste: “Mister, ma abbiamo vinto… cos’ha?” gli chiede Collovati e il ‘Vecio’ ribatte, con l’immancabile pipa in mano che “i festeggiamenti mi fanno piacere, ma mi fanno più male le critiche ricevute prima…”. In un suo articolo vergato dopo la finale, il maestro Gianni Brera esaltava non solo il gioco all’italiana e il magic moment di Pablito Rossi ma tirava in ballo anche Annibale e Napoleone, parlando inoltre della “paura fott**a dei tedeschi nel primo tempo, durante il quale non hanno mai osato assumere distendere i loro attacchi”. E poi l’elogio a Bearzot: “Egli ha fatto ricorso senza grandi pudori al culto della difesa e Santo Catenaccio e l’ha ripagato con la puntuale solerzia del taumaturgo di elezione”.