La Presidente della Commissione Ue Von der Leyen apre i cordoni della spesa per la Difesa: “usiamo flessibilità UE per aumento spese militari”

L’EUROPA “VA IN GUERRA”: L’ANNUNCIO CHOC DI VON DER LEYEN SULLE SPESE MILITARI

Serve aumentare in maniera «significativa»il peso delle spese militari in Europa: è un’inusuale poco “pacifista” Ursula Von der Leyen a parlare durante il Consiglio UE informale convocato a Bruxelles con i leader dei 27, con l’aggiunta anch’essa molto inusuale del Premier inglese Starmer (per la prima volta dalla Brexit, ndr). E così il figurato “Andiam all’armi” europeo viene messo nero su bianco tanto dalla Presidente della Commissione Von der Leyen quanto dal neo Presidente del Consiglio Ue, Antonio Costa: se la prima si è tramutata in una sorta di novella Donald Trump (o Mark Rutte, capo della NATO), il leader portoghese ha ribadito che permane la piena alleanza tra Europa e Stati Uniti, nonostante il tema dazi sia ovviamente al centro delle interlocuzioni avvenute con gli altri Capi di Governo europei.



Ma è sulla Difesa che si allarga un divario molto netto con il recente passato: secondo la Presidente della Commissione UE le spese militari nel Vecchio Continente devono avere un «aumento significativo», con l’intero comparto difensivo che entrerà nettamente nel computo del nuovo Patto di Crescita e Stabilità appena rinnovato. La guerra in Ucraina, le minacce in Medio Oriente, il tema sempre caldo del terrorismo islamista e in generale la difesa dei confini hanno fatto capire in questi anni quanti pochi investimenti siano stati fatti sulla Difesa: secondo Von der Leyen, vi è ora una «grande urgenza» di aumentare l’intera spesa della difesa e per farlo servono innanzitutto «più finanziamenti pubblici». In questo senso, la leader tedesca si dice disposta ad esplorare «l’intera gamma di flessibilità che abbiamo nel nuovo Patto di crescita».



COME CAMBIA IL PATTO DI STABILITÀ TRA DIFESA, DAZI E RISPOSTA USA: LE NOVITÀ DAL CONSIGLIO UE INFORMALE

Se Trump continua a chiedere l’aumento delle spese NATO dal 2 al 5% per ogni Paese membro, il discorso di Von der Leyen non è molto distante né per obiettivi né per toni: 3 i livelli di finanziamento per la difesa ricordati dalla Commissione UE, ovvero la BEI, il private banking e i bilanci nazionali. Ed è su questi ultimi che scatta la proposta “choc” di Bruxelles: con lo slogan che diverrà “meme” sicuro nei tempi a seguire – «Per tempi straordinari, è possibile avere misure straordinarie» – Von der Leyen ritiene possibile modificare i regolamenti sul Patto di Stabilità dando più flessibilità sulla Difesa, dando così agli Stati membri più margine di manovra anche fiscale per gli aumenti della loro spesa difensiva a livello nazionale.



In termini tecnici e numerici, i due parametri da tenere sott’occhio sul fronte Difesa sono il contenimento del debito sotto la soglia del 60% del PIL, e ovviamente il non creare più deficit annualmente oltre il 3% del prodotto interno lordo. Se è vero che negli ultimi 3 anni la spesa per la Difesa UE è cresciuta del 30%, è anche vero – come ha ribadito più volte il Ministro della Difesa italiano Guido Crosetto – che sono cifre ancora insufficienti davanti alle esigenze e urgenze mondiali alle porte dell’Europa. Assieme tutti i 27 Paesi UE non superano l’obiettivo stabilito della NATO attuale (dunque senza ancora il nuovo impulso di Trump, ndr), fermandosi solo all’1,9%. Con le parole di Von der Leyen di fatto Bruxelles sta dando un messaggio chiaro ai Governi: è possibile per le spese di Difesa tornare a sforare, o quantomeno, utilizzare la flessibilità massima in modo che si possa aggiungere Difesa, know how e nuovi posti di lavoro.

Restano poi aperte le interlocuzioni anche con gli altri due possibili livelli di finanziamento, dalle banche private fino alla Banca Europea per gli Investimenti in modo da modificare le pratiche di credito. Come ha poi spiegato anche il Presidente Costa, il consenso tra i Paesi membri è stato esteso in modo che gli investimenti sulla difesa «aiutino la pace e la prosperità», oltre al grande lavoro che attende l’Europa sulla competitività dopo la “Bussola” presentata dalla Commissione Europea nel gennaio 2025. In merito, infine, ai possibili dazi di Trump ecco che una risposta convinta dell’UE prova ad essere lanciata, quantomeno a parole: «Se viene presa di mira in modo ingiusto o arbitrario, l’Unione Europea risponderà con fermezza».