L’arte e le narrazioni hanno il potere di captare in modo così istintivo, eppure preciso, lo spirito del tempo, a volte anticipandolo o quantomeno immortalandolo prima che diventi evidente anche a occhi meno attenti. War – La guerra desiderata, il nuovo film diretto da Gianni Zanasi, coglie la paura della guerra i cui venti sembrano spirare anche vicino a noi e li concretizza in una commedia inusuale e paradossale presentata alla Festa del cinema di Roma.
La morte accidentale di una ragazza scatena una guerra tra Italia e Spagna: su questo sfondo, cercano di sopravvivere Tom (Edoardo Leo), un uomo che sta cercando di farsi ridare la patente, e Lea (Miriam Leone), terapeuta all’Asl che deve firmargli il foglio psicologico con cui riavrà il documento. Solo che la ragazza è anche la figlia del viceministro della Difesa e questo complicherà non poco la faccenda. Zanasi, insieme a Lucio e Michele Pellegrini, scrive una bizzarra commedia che cambia continuamente le carte in tavola, cercando sempre scarti di tono inusuali nel genere.
Parte con una tipica situazione romantica in cui i due personaggi si odiano fino a trovarsi per qualche motivo attraenti l’un l’altra, prosegue in direzione sociale e finisce costeggiando la satira sull’orlo dell’apocalisse, mescolando continuamente i registri e lasciando che sia il potenziale cinematografico delle situazioni a guidare il racconto più che la coerenza interna; di fatti, a volersi soffermare sui singoli meccanismi del racconto, War appare pesantemente sfilacciato, con cadute di ritmo e slabbrature di un certo peso e che quindi sembra non capire davvero quale sia il suo obiettivo.
Eppure, il film di Zanasi si apprezza proprio perché la sua idea di regia e messinscena chiama in causa le attese dello spettatore per spiazzarle, in un’epoca di commedie italiane confezionate per il passaggio in piattaforma (non manca neanche qui il contributo produttivo di Sky e Amazon Prime Video, nonostante l’uscita prevista in sala) e quindi spesso asettiche e “informi”, War lavora sull’immagine (opera di Michele D’Attanasio), sul movimento, sul colore, sull’estetica, sulla recitazione esprimendo una voglia e un gusto del cinema che, almeno all’occhio di uno spettatore appassionato, risultano abbastanza corroboranti da perdonare i vari problemi che il film si porta appresso.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.