CLOCHARD BRUCIATO VIVO / Palermo, Marcello Cimino: nessun pentimento da parte del killer (12 marzo)

- La Redazione

Clochard bruciato vivo: Palermo, Marcello Cimino è stato ucciso nei pressi della Missione San Francesco. La sorella esprime tutto il suo dolore e sdegno per il suo assassinio.

omicidio_firenze_via_fiume_carabinieri Immagini di repertorio (Fonte Lapresse)

Nessun segno di pentimento da parte di Giuseppe Pecoraro, il benzinaio 45enne che ha dato alle fiamme Marcello Cimino mentre dormiva sotto il portico della mensa dei Cappuccini a Palermo. Una vicenda shock che ha sconvolto la città siciliana e l’Italia intera, in attesa dell’udienza di convalida del fermo prevista per il prossimo lunedì. Intanto, come riporta il sito di SkyTg24, non sarebbe emerso nessun pentimento da parte dell’assassino nel corso dell’interrogatorio al quale si è sottoposto nella giornata di ieri. Sono bastate poche ore agli inquirenti, prima di arrivare al crollo del benzinaio, che ha quindi confessato di essere l’autore dell’immane tragedia. Il capo della Mobile, Rodolfo Ruperti, ha spiegato subito dopo: “Ha compiuto questo gesto per motivi futili. Riteneva che il clochard insidiasse la sua donna”. Qualche giorno prima, infatti, era esplosa una lite tra la vittima e l’aggressore proprio nella piazza vicina al luogo del delitto. Da quanto appreso, infatti, l’ex moglie di Giuseppe Pecoraro aveva da poco iniziato una relazione con il clochard bruciato vivo a Palermo e questo avrebbe scaturito la violenta lite tra i due, come confermato da alcuni testimoni presenti in quel momento davanti ad un negozio di frutta e verdura proprio di piazza Cappuccini.

Il caso del clochard bruciato vivo a Palermo è arrivato fino al mondo della politica, scossa come la società civile da quanto avvenuto sotto i portici della missione dei Frati Cappuccini due sere fa. Ucciso in maniera orribile mentre dormiva, Marcello Cimino riceve un ricordo anche deciso dal ministro degli Interni, Marco Minniti, intervenuto al Lingotto di Torino: «eri abbiamo visto l’immagine drammatica di un uomo bruciato, sui giornali è stato detto che era un clochard, lui non era un clochard era un uomo e si chiamava Marcello Cimino. E’ stato assassinato nel modo più barbaro possibile, nulla di più drammatico che dare fuoco ad una persona e consentitemi con orgoglio da italiano di poter dire che in poche ore la polizia di Palermo ha assicurato alla giustizia quel barbaro». Simile il ricordo del ministro della Giustizia, Andrea Orlando, su Facebook: «Si chiamava Marcello. Scrivono in tanti: ‘Bruciato vivo un clochard’. Proviamo a dire ciò che era veramente: un essere umano, una persona. Perché chi lo ha ucciso ha smarrito il senso di queste parole».

Un destino simile e comune per Marcello Cimino e Giuseppe Pecoraro: il clochard bruciato vivo a Palermo e il suo carnefice, arrestato dopo pochi giorni di indagini. Un destino di povertà, solitudine e stenti, anche se ovviamente con epiloghi completamente differenti. 45anni, il benzinaio che ha gettato liquido infiammabili e poi dato fuoco al clochard ha raccontato di essere stato spesso ospite della mensa della Missione dei Frati Cappuccini di Palermo, dove l’altra notte si è tenuta l’assurda follia omicida. Condivideva spesso con il senzatetto il tempo che entrambi trascorrevano nella mensa della missione, dove il benzinaio si recava quando finiva di lavorare nel distributore di carburante che si trova a poche decine di metri dal refettorio dei cappuccini. Come rivela l’Ansa citando i primi risultati degli investigatori, «dopo la separazione con la moglie si era messo con un’altra donna e pare non sopportasse l’attenzione che Cimino le rivolgeva».

È sconvolta la figlia di Marcello Cimino, il clochard bruciato vivo a Palermo due giorni fa e per cui in carcere è ora reo confesso il benzinaio Giuseppe Pecoraro: sconvolta e attonita rispetto a quanto successo, intervistata stamane dal Corriere della Sera e in grado di raccontare cosa prova in questi momenti. «Già una volta era finito bruciato — racconta la ragazza — nel 2003, dentro la sua macchina portava una tanica di benzina, l’aveva presa per rifornire l’apecar rimasto a secco, ma stava fumando e quando ha buttato la cicca dal finestrino, quella è rientrata finendoci sopra. Si è salvato solo per miracolo, è stato mesi ricoverato al centro ustioni dell’ospedale civico, col 50 per cento del corpo danneggiato, dalla cintola in su. Ma stavolta è diverso, stavolta lo ha ucciso un mostro che spero faccia la stessa fine. Neanche la mafia a Palermo ha mai ucciso così». Una morte orribile, consumata in pochi minuti ma con un dolore atroce, enorme, ingiusto: non ha molte altre parole la figlia più grande, 18 anni ancora da compiere. Racconta il difficile tunnel della droga in cui si era infilato ani fa il padre, causando di fatto la separazione voluta dalla moglie Jolanda. Ma il bene era sempre rimasto, si vedevano ancora; «Era tanto orgoglioso, riservato — continua la primogenita — noi figlie abbiamo continuato a vederlo fino all’ultimo, giovedì scorso abbiamo preso insieme un caffè. Ma non ci ha mai detto che dormiva per strada, lui ci diceva che era ospite da amici, per non farci preoccupare. Diceva che stava bene, che a Natale era stato al cenone dei Cappuccini e che pure domenica prossima, il 19 marzo, lì avrebbero fatto un pranzo per la festa del papà e lui ci sarebbe andato di sicuro. Tante volte abbiamo provato a farlo tornare in via Barone, ma non voleva più».

La vicenda del clochard bruciato vivo a Palermo ha sconvolto l’opinione pubblica italiana. Il video del killer che prima gli lancia addosso del liquido infiammabile e poi appicca il fuoco su Marcello Cimino sta diventando virale. Ma a scuotere le coscienze è anche il dolore della sorella del sentatetto ucciso, Patrizia, che ad Adnkronos chiarisce tra le lacrime l’identikit dell’assassino:”Sangue mio, come hanno potuto farti questo? Mio fratello era una brava persona. Non meritava di essere bruciato vivo. Chi l’ha ucciso non è una persona umana”. La donna, evidentemente provata, ha tenuto a sottolineare che il fratello non era stato lasciato solo dalla famiglia:”Mio fratello aveva una casa in cui abitare, ma da qualche tempo aveva deciso di dormire qui, alla missione dei Cappuccini. E’ stata una sua scelta”. Patrizia Cimino ha ammesso di aver visto il video in cui il fratello viene bruciato vivo:”Ma che uomo è uno che brucia viva un’altra persona? Mio fratello non aveva mai fatto del male a nessuno. Aveva deciso di venire qui dopo la separazione. Non capisco tutta questa ferocia”. Le parole di Patrizia Cimino sono precedenti alla notizia dell’arresto di Giuseppe Pecoraro, benzinaio 45enne che ha confessato all’Ansa di essere stato lui a dare fuoco al clochard per motivi di gelosia. L’uomo infatti, da poco separatosi dalla moglie, sospettava che la donna avesse una storia proprio con Marcello. Nonostante la confessione del killer, non può non risuonare nella testa il mantra ripetuto dalla sorella del senzatetto:”Marcello era una brava persona, come si fa a morire così? Non lo capisco”.





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