CASO CIPRO/ Ecco come i russi hanno “fregato” l’Europa

- Mauro Bottarelli

Molti russi, spiega MAURO BOTTARELLI, hanno avuto sei giorni lavorativi per ritirare la gran parte dei loro soldi. Adesso le principali banche cipriote restano chiuse per mancanza di fondi

Cipro_Laiki_paloR439 Foto: InfoPhoto

Ma perché questo continuo rimandare la riapertura delle banche cipriote, ora che sono stati imposti controlli sul capitale in grado di frenare potenziali fughe di denaro? E perché ieri la Banca centrale cipriota ha reso noto che sta pianificando un ampliamento del credito di emergenza – quello attraverso il programma Ela della Bce – di 2,5-3 miliardi di euro? E perché il presidente della Bank of Cyprus si è dimesso, prontamente sostituito da un commissario governativo? Fonti cipriote parlano della necessità di istruire il personale e aggiornare i software dopo la chiusura forzata e le nuove condizioni di operatività, mentre sia il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schauble, che il disastroso presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, gettano acqua sul fuoco. Il primo dicendo che non vi è motivo di allarme, ma anche che la Bce sta vigilando attentamente su spostamenti di capitali, il secondo – capace lunedì di affossare le Borse con la sua improvvisa sparata sul “modello” Cipro per futuri salvataggi – assicurando che non ci sono prove di trasferimenti di capitali dai Paesi periferici a quelli “core”.

Il problema è un altro: chi ha detto che per spostare i loro soldi depositati a Cipro, i russi che si è voluto colpire con l’haircut forzoso, debbano operare presso gli istituti fisicamente sull’isola? Nonostante una settimana di chiusura, infatti, di capitali pare che da Cipro ne siano spariti. E non pochi. Ecco spiegato il protrarsi della chiusura forzata delle banche: c’è il rischio della cosiddetta bank-run e dell’insolvenza nell’arco di una giornata. Al centro della disputa ci sono infatti Bank of Cyprus, la banca con il maggior numero di conti correnti a cinque zeri e Laiki, disastrata e destinata allo smembramento tra good e bad bank: entrambe, riferimento per i depositi dei facoltosi russi che hanno fatto la fortuna dell’isola, sono state chiuse e i bancomat limitati prima a 260 e poi addirittura a 100 euro di prelevamento massimo giornaliero.

Peccato che le filiali londinesi di queste due banche non solo fossero aperte, ma anche totalmente operative nel corso della settimana di caos innescata dall’Eurogruppo e dalla sua proposta shock. Inoltre, Bank of Cyprus detiene l’80% della russa Uniastrum Bank, la quale non ha mai chiuso i battenti, né tantomeno posto limiti ai prelevamenti in Russia. Insomma, usando le sussidiarie o i rami esteri delle banche cipriote, molti russi hanno avuto almeno sei giorni lavorativi per ritirare la gran parte dei loro soldi, quando le autorità cipriote ed europee pensavano invece di averli blindati attraverso la chiusura degli istituti. Tanto più che nel caos dei giorni scorsi, funzionari dell’Ue hanno contattato i loro colleghi in Lettonia, mettendoli in guardia dall’accettare l’arrivo di denaro russo proveniente da Cipro, minacciando il Paese di forti difficoltà nell’aderire all’eurozona se avesse permesso il contrario (amici lettoni, datemi retta, prendete i soldi russi e dite addio all’euro!).

Inoltre, a rendere sempre più chiaro che le principali banche cipriote restano chiuse per mancanza di fondi, anche il fatto che alcune categorie particolari hanno potuto godere di esenzioni rispetto al blocco dell’attività bancaria: ad esempio, aziende che dovevano far fronte a margin calls per evitare il default su un accordo commerciale, oppure i trasferimenti di denaro legati a commerci di prodotti umanitari, medicinali e carburante per aeroplani.

Difficile condannare, quindi, questo potenziale atteggiamento se fosse stato davvero posto in essere, visto che dopo la gaffe di Jeroen Dijsselbloem lunedì riguardo il possibile utilizzo del “modello Cipro” per altri casi di salvataggio bancario, ieri ci si è messa anche la Commissione europea a chiarire quale futuro aspetta i cittadini europei e chiunque abbia risparmi in istituti del Vecchio Continente. La portavoce, Chantal Hughes, infatti, ha confermato che «nella proposta della Commissione, tutt’ora allo studio, non è escluso che i depositi sopra i 100mila euro possano essere strumenti eligibili per un bail-in. E’ una possibilità». Non a caso, la Svizzera si è già detta pronta a riattivare la politica di tassi di interesse negativi in caso di eccessivo flusso di capitali. E ieri la Danimarca ha piazzato obbligazioni a breve termine a tasso negativo.

 

P.S. Alle 17.30 di ieri, fonti ufficiali parlavano di perdite sui depositi pari al 40% per Bank of Cyprus, contro il 30% annunciato soltanto domenica sera. Domani a quanto saranno? Ecco perché le banche restano chiuse: perché sono insolventi, vanno liquidate, visto che i russi non sono stupidi e i soldi li hanno fatti già sparire. E quando come ieri il ministro delle Finanze portoghese chiede all’Eurogruppo un’estensione sulle maturities delle obbligazioni, al fine di poter emettere debito a 10 anni, c’è davvero da pensar male. E aver paura.







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