FINANZA/ Germania e Ue, gli errori che condannano anche Berlino

- Giovanni Passali

Gli ultimi dati relativi all’economia della Germania mostrano nella loro interezza gli errori commessi da Berlino e anche da Bruxelles. L’analisi di GIOVANNI PASSALI

merkel_riunioneR439 Angela Merkel (Infophoto)

“La Germania non cresce più”, questo il dato eclatante degli ultimi giorni. Una cosa che avevamo previsto con largo anticipo senza essere particolarmente profeti: se un sistema economico lavora per distruggere costantemente i propri clienti, come poteva finire diversamente? Se la sostanza della propria crescita è il debito altrui, ci poteva essere una soluzione diversa? Ora i fatti stanno confermando quello che qualche tempo fa era una semplice applicazione di buon senso.

Marcel Fratzscher è l’economista che da oltre un anno è alla guida dell’Istituto tedesco per la ricerca economica. Recentemente ha pubblicato un libro dal titolo “L’illusione tedesca”. Per presentare questa sua fatica partecipa a incontri e convegni nei quali inizia il suo intervento con una sorta di indovinello: “Qual è il Paese che ha visto una crescita inferiore rispetto alla media tra i paesi della zona euro a partire dal cambio di millennio, dove la produttività è aumentata solo leggermente e dove due dipendenti su tre guadagnano meno oggi rispetto al 2000?”.

Il pubblico interviene dicendo: Spagna, Grecia, Portogallo oppure Italia. Invece, tra lo stupore dei presenti, la risposta giusta è: Germania. Oggi la Germania non fa altro che raccogliere i frutti maturi di questa politica economica dissennata. Euro o non euro, la Germania ha imboccato la strada del declino. Qualcuno si chiederà: come mai? Perché sono stati così miopi?

La risposta è semplice e viene da dati ormai stranoti: il numero dei miliardari, in tutti i paesi evoluti del mondo, è aumentato, prima della crisi e dopo la crisi. Non solo negli Usa e in Cina, pure in Italia i miliardari sono aumentati in un anno del 13% e la loro ricchezza è cresciuta del 18% nello stesso periodo. In Spagna i miliardari sono aumentati di oltre il 40%, mentre la loro ricchezza del 75%. E persino in Grecia la ricchezza dei miliardari è in salita del 13%. Il fenomeno è generalizzato: sulla terra vi sono circa 2300 persone (circa tre decimilionesimi della popolazione mondiale) che posseggono il 4% della ricchezza del mondo.

Sono stati miopi? Oppure è stato un piano ben eseguito? La cosa triste è che ci troviamo con una classe politica che di fronte a questa realtà è totalmente inerte. A cosa serve questa finanziaria? A rimescolare le carte, senza prendere alcuna azione decisiva per l’economia reale. Tentano di far risparmiare le famiglie, allora tagliano i contributi alle Regioni, che taglieranno loro i servizi alle famiglie.
In questo contesto, il recente intervento di Barroso appare davvero surreale. “Molti pensano che la situazione italiana sia il risultato di qualcosa che ha combinato Angela Merkel, o l’Ue, o Lehman Brothers. L’ho sentito anche a Napoli, in un convegno. E questo è ridicolo. Chi ha creato il debito pubblico italiano? La signora Merkel?”. Tanto per rispondere per le rime, potremmo allora dire che la Merkel e i tedeschi non c’entrano nulla, a questo punto potremmo considerare di non pagare i titoli in mano a investitori tedeschi. Barroso e la Merkel sembrano dimenticare un nodo cruciale: debito e credito sono due facce della stessa medaglia.

Se il debito pubblico italiano non è giudicato affidabile, allora diminuisce di energia la pretesa che di tale debito si possa avere il pagamento. Se invece si pretende che questa energia abbia presa, allora tale debito deve essere considerato affidabile. In altre parole, se si prestano soldi a un barbone, perché poi si pretende che questo onori il suo debito? Non è forse stato uno sciocco chi ha prestato soldi a un barbone? Non merita di perdere i suoi soldi chi presta soldi a un barbone? Noi italiani non siamo barboni? Bene: allora perché ci chiamano Piigs?

Il cuore della questione, il cuore del problema è quello di aver costruito un’architettura finanziaria che dipende esistenzialmente dal credito, senza considerare che il credito di una parte è il debito dell’altra. Cioè, è stata costruita un’architettura finanziaria che dipende esistenzialmente dal debito. Un sistema nel quale i ricchi diventano sempre più ricchi col solo sistema possibile, cioè con i soldi dei poveri. E i poveri hanno solo un modo per andare avanti, cioè quello di indebitarsi. Oppure lo fanno per interposta persona, cioè attraverso lo Stato che cerca di tutelarne i diritti. Quanto più uno Stato tenta di tutelare i bisognosi, tanto più si indebiterà. Non vi sono altre soluzioni.

La Germania ha avuto in questi anni una bilancia dei pagamenti in enorme attivo (circa 200 miliardi all’anno). Forse questo si è tradotto in maggiori investimenti, cioè spesa che alimentasse il mercato interno e i servizi? Al contrario, gli investimenti sono costantemente diminuiti.

Questa è proprio la strada sbagliata. Occorrono al contrario forti investimenti per poter sollecitare il mercato interno. E occorre una moneta di Stato, in modo che lo stesso non si indebiti in maniera esponenziale.





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