FINANZA/ Euro e ripresa, le bugie degli “espertoni” vengono a galla

- Giovanni Passali

La situazione economica resta difficile, tanto è vero che le sofferenze bancarie non diminuiscono. E la bad bank austriaca, spiega GIOVANNI PASSALI, porta una brutta notizia per l’euro

euro-sos Infophoto

Ormai siamo alla fiera dei falsi d’autore. Un fiorire di menzogne e di sparate senza capo né coda, per spacciare una qualche verità o per instillare un pregiudizio. Forse qualcuno ricorderà la notizia di un gestaccio (un dito medio alzato) del ministro greco Varoufakis mentre parlava della Germania. Ebbene, quella che sembrava un’esternazione poco opportuna di un tipo non avvezzo alla diplomazia, ora sappiamo essere un falso costruito al computer. Lo ha confessato il giornalista tedesco che ha commissionato il falso e che ha dichiarato in televisione di aspettarsi la telefonata di qualcuno che chiedesse garanzie sull’autenticità del video. Ma nessuno lo ha chiamato. Evidentemente il desiderio tedesco non più nascosto di vedere denigrata la classe politica tedesca ha fatto superare ogni prudenza prima di rilanciale la notizia e il video falso.

Ma non c’è bisogno di andare all’estero per trovare tanta fantasia. Anche in Italia ce la caviamo alla grande, con il premier Renzi che si vanta della ripresa iniziata. Una ripresa che ha visto solo lui e qualche centro studi preso da visioni o qualche indagine fatta chissà come sulla fiducia del vattelapesca. I dati più recenti del Pil parlano di un triste calo dello 0,7%, e pure la produzione industriale è calata in maniera inaspettata (ma inaspettata solo per loro, i presunti espertoni che non ne azzeccano più una).

La disoccupazione resta alta e non accenna a calare, a parte trucchi contabili che non spostano la sostanza del discorso. Non c’è un’altra ripresa possibile che possa interessare gli italiani. I prestiti a famiglie e imprese sono in robusto calo e le sofferenze bancarie sono arrivate a 185 miliardi di euro, quasi il 10% dei prestiti. Ma non basta, perché poi ci sono gli incagli e altri debiti in difficoltà e allora la cifra diventa uno spaventoso 350 miliardi. Qui non c’è la ripresa, qui c’è lo schianto dell’economia italiana in corso, che nessuno appare in grado di fermare. 

Cosa occorrerebbe fare? Chiudere temporaneamente tutti gli sportelli, nazionalizzare le banche in difficoltà cronica e poi stampare denaro da parte dello Stato (in modo da non indebitare nessuno) per far ripartire l’economia reale e salvare nel contempo i conti correnti. Ma è ovvio che per una manovra del genere, che potrebbe essere sostanzialmente indolore, è indispensabile che lo Stato sia padrone della propria moneta. Come per esempio l’Ungheria, che è andata a comprarsi filiali ungheresi di banche estere. E come invece non può fare l’Austria, che si ritrova con la sua bad bank Hypo con un buco imprevisto di oltre 7 miliardi di euro.

La bad bank austriaca è nata per raccogliere i crediti deteriorati del sistema bancario austriaco. Tali crediti sono garantiti dalle istituzioni. Sembrava un modello buono per far uscire il sistema bancario dalla crisi, tanto che ciclicamente l’idea viene riproposta anche qui in Italia. Ma sarebbe come dire che possiamo uscire dalla crisi facendo il gioco delle tre carte: spostare i crediti subprime da un’altra parte non risolve certo il problema di una moneta che continua a creare debito. E quei crediti subprime prima o poi dovranno essere saldati. Ma in Austria sta andando ancora peggio. Infatti, quei debiti sono garantiti dalla regione della Carinzia. Lo Stato ha già fatto sapere che non intende sborsare un euro in questa triste vicenda: questo prospetta il fallimento della Carinzia.

Questa storia deve farci porre una domanda: che fine ha fatto l’applicazione del principio di sussidiarietà? Non è inserito nella Costituzione europea? Non serve proprio a regolare il rapporto tra istituzioni, a favore del bene comune? Ma qui abbiamo un esempio nel quale non solo il principio di sussidiarietà è dimenticato a livello europeo, ma l’attuale sistema economico genera addirittura un conflitto tra istituzioni all’interno di uno Stato.

E non potevamo aspettarci nulla di diverso, visto che la moneta unica nasce in modo totalmente anti sussidiario. Infatti, la nascita della moneta unica non è stata al servizio delle monete locali, ma ha comportato la loro scomparsa. Un simile sistema monetario non poteva essere e non è a favore dell’economia locale, né del lavoro. Infatti, la Bce, che amministra per noi tale moneta, si è data un altro obiettivo, quello del controllo dell’inflazione, spacciando la cosa come un bene comune. Ma la bassa inflazione, quando non si ha il controllo della moneta, porta alla crescita del debito e alla distruzione dei posti di lavoro, come si è puntualmente verificato.

Allora per difendere l’economia locale, occorre una moneta locale e l’attuazione concreta (non solo sulla carta) del principio di sussidiarietà. La strada è chiara, occorre avere il coraggio di imboccarla.





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