VATICANO-CINA/ Il viaggio di Kim a Pechino annuncia quello di Papa Francesco

- int. Francesco Sisci

Il dialogo tra Cina e Santa Sede è in una fase decisiva. Ora in Asia la politica va di fretta e il dossier vaticano non è separato dagli altri. FRANCESCO SISCI

papa_francesco_zoom6_lapresse_2017 Papa Francesco (LaPresse)

“Il viaggio di Kim a Pechino di fatto annuncia anche il viaggio del Papa in Cina” dice al Sussidiario Francesco Sisci, giornalista e docente nella Renmin University of China. Ieri il Vaticano ha smentito che vi sia la firma di un accordo imminente, ma a Pechino nulla è lasciato al caso e se il governo cinese si è esposto, parlando di una normalizzazione possibile prima di pasqua, ciò significa che il dialogo è in una fase decisiva. Ora in Asia la politica va di fretta e il dossier vaticano non è separato dagli altri. Anzi, potrebbe averne influenzato lo sviluppo.

Il vertice riservato tra Kim Jong-un e Xi Jinping è appena terminato e subito si viene a sapere che ne sarà un altro, di portata storica tra Kim e il presidente sudcoreano Moon Jae-in.

L’annuncio del vertice tra i leader delle due Coree a poche ore dalla fine del viaggio di Kim in Cina dimostra l’attento coordinamento diplomatico che è avvenuto intorno a Pyongyang. Questo secondo vertice avvicina e rende più concreta la possibilità poi di un summit vero e proficuo tra Trump e Kim.

In questo contesto così complesso, qual è stato il significato strategico dell’incontro con il leader cinese?

Il ruolo della Cina è stato di collante tra Usa e Nord Corea. Il viaggio in Cina prima dell’incontro con Sud Corea e Usa ha un valore simbolico. Indica un ordine di importanza politico imposto alla Nord Corea e anche un’assunzione di responsabilità da parte di Pechino. Cioè Pyongyang è stata più o meno incanalata. Naturalmente ciò non dà garanzie infinite, ma si è sulla buona strada.

Torniamo all’agenda Trump-Kim Jong-un.

L’obiettivo primario è quello di mettere in pausa la macchina della guerra, che stava avanzando a pieno regime. Ma la macchina non è spenta. Al di là della moratoria sullo sviluppo di ordigni nucleari e missili rimangono aperti due delicatissimi dossier. 

Quali?

Uno è quello della proliferazione: la tecnologia missilistica e nucleare può arrivare a paesi come l’Iran per esempio? L’altro tema da affrontare è quali garanzie Pyongyang darà alla regione. Il Giappone non vuole vivere all’ombra della minaccia dei missili di Pyongyang. La domanda è: come si può tornare indietro dalla minaccia attuale? Non c’è nulla di chiaro e definito.

Trump e Kim che frecce hanno al proprio arco?

Trump ha dalla sua la pressione bilaterale su Pyongyang e la pressione degli Usa sulla Cina mediante le sanzioni, che peraltro è stretta da una serie crescente di frizioni regionali. Queste pressioni oggi sono tante e domani potrebbero aumentare. Kim ha molte garanzie, anche troppe, perché la Nord Corea, con migliaia di cannoni puntanti su Seoul, metropoli di dieci milioni di abitanti, in teoria potrebbe fare a meno della minaccia nucleare. Missili e ordigni servono a coinvolgere tutto il mondo nel dramma di questo paese. Paradossalmente, la mossa migliore di Kim potrebbe essere quella di giocare in positivo: dire che cosa la Nord Corea può dare alla regione. Se lo facesse, il gioco regionale potrebbe iniziare a cambiare.

Ma c’è motivo di ben sperare?

I nodi restano complessi. I due-tre vertici in fila dicono che il rapporto tra Cina e Usa sta funzionando sempre meglio. A questo senz’altro la Sud Corea ha dato un contributo essenziale. Ma questo poi va in parallelo con l’aumento della tensione sul lato commerciale: l’annuncio di sanzioni economiche per 50 miliardi contro Pechino dimostra l’enormità dei problemi.

C’è un’altra grande questione di cui non si parla, ma è decisiva e in prospettiva può cambiare tutto.

Sì. Nelle stesse ore in cui Kim partiva da Pechino, Pechino annunciava che l’accordo con la Santa Sede per la normalizzazione dei rapporti poteva essere firmato prima di Pasqua. 

Ieri però il portavoce vaticano Burke ha detto che “non vi è alcuna firma imminente di un accordo tra la Santa Sede e la Repubblica Popolare Cinese”.

Non sappiamo se questo in effetti avverrà. Ma è il segnale che ormai per Pechino siamo vicinissimi. I riti degli annunci non sono mai lasciati al caso in Cina. Quindi il viaggio di Kim a Pechino di fatto annuncia anche il viaggio del Papa in Cina.

(Federico Ferraù)







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