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Home » Cronaca » Francia, arbitri in sciopero: “Minacciato di morte per un fischio”/ Più di 800 partite annullate!

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Francia, arbitri in sciopero: “Minacciato di morte per un fischio”/ Più di 800 partite annullate!

Claudia Maria Iannello
Pubblicato 6 Aprile 2025
Arbitro

Arbitro (Pixabay)

Arbitri in sciopero in Alsazia: 800 partite cancellate dopo minacce di morte. "Non rischieremo più la vita per un fischietto"

“Non arbitro per essere minacciato di morte”: le parole dure di Anthony, arbitro volontario di Strasburgo, squarciano di netto il velo di ipocrisia sul calcio dilettantistico francese: trentacinquenne, imprenditore e padre di famiglia, ha deciso di appendere al chiodo il fischietto dopo aver ricevuto minacce agghiaccianti durante una partita tra dilettanti.

“Sappiamo dove vivi”, gli hanno urlato, trasformando così la sua passione in un incubo quotidiano e ricorrente. Un caso non isolato, ma l’ultimo di una lunga catena di violenza verbale e fisica che ha spinto il comitato arbitrale alsaziano – il più grande di Francia con 85.000 iscritti – a un gesto senza precedenti: lo sciopero totale questo weekend, con 800 partite cancellate.

Un terremoto che scuote l’intero scenario calcistico, rivelando quanto il cancro dell’inciviltà si sia ormai insinuato dai campi professionistici a quelli amatoriali, dove il calcio dovrebbe essere scuola di vita e invece rischia di diventare una palestra in cui si pratica odio.

La vicenda di Anthony è il simbolo più chiaro di un sistema ormai tossico e malato: ogni weekend, arbitri dilettanti vengono insultati, aggrediti e perseguitati. Le contromisure – dal cartellino viola che sospende le gare a rischio di atti violenti al cartellino bianco che allontana i giocatori provocatori – si rivelano in realtà palliativi poco efficaci.

Marc Hoog, presidente distrettuale, ha dichiarato con amarezza: “Abbiamo 60 casi disciplinari a weekend, ma molti arbitri, per paura, non denunciano tutto” e, mentre i club perdono il controllo delle proprie tifoserie, sempre più violente e aggressive, spetta alla polizia gestire e contenere 35-40 “incontri difficili” a settimana.

Un degrado inarrestabile, acuito dall’esempio nocivo proveniente dall’alto: i comportamenti scorretti di presidenti come Pablo Longoria del Marsiglia o allenatori come Paulo Fonseca del Lione, che minaccia gli arbitri senza subire conseguenze concrete, dimostrano come il professionismo sia diventato complice di questo malsano declino.


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Sciopero, arbitri e minacce: quando il calcio perde il suo spirito


Ciò che sta accadendo in Alsazia non è una protesta, ma un disperato appello lanciato da uomini e donne che amano il calcio e rischiano la pelle ogni giorno pur di vivere della loro passione. Philippe Durr, presidente della commissione arbitrale locale, non usa giri di parole: “L’esempio viene dall’alto, e dopo le esternazioni di Longoria e Fonseca sapevamo che i dilettanti avrebbero seguito la stessa strada”.

La profezia si è avverata in sole tre settimane, con un’escalation di violenza che ha raggiunto il suo apice con le minacce di morte ad Anthony. Anthony Hohmann, collega aggredito con una testata all’inizio della stagione, parla di un vero e proprio campo di battaglia: “Servono i paraocchi per continuare ad arbitrare”, afferma contrariato.

Ma i paraocchi non bastano più quando la paura ti perseguita anche fuori dal campo da gioco, quando devi controllare sotto la macchina prima di salire, quando cambi strada per tornare a casa. Il calcio dilettantistico, ultimo baluardo di un calcio pulito, si ritrova ormai stroncato dall’odio che si fa largo inesorabilmente dalle serie maggiori, e ancor più amplificato dai social e sdoganato dall’impunità su certi comportamenti sconsiderati.

Mentre la Federazione Francese tace in modo a dir poco vergognoso, l’Alsazia lancia un avvertimento che dovrebbe scuotere l’Europa intera: senza una netta inversione di rotta, in mancanza di un’educazione al rispetto e di punizioni che siano da esempio per i violenti, presto non ci sarà più nessuno a fischiare l’inizio delle partite. E, a quel punto, sarà morto qualcosa di più importante del semplice gioco: sarà morta l’anima stessa dello sport.


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