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Home » Chiesa » Papa » PAPA FRANCESCO È MORTO/ Bergoglio, un avvenimento di vita che ha già cambiato la Chiesa

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PAPA FRANCESCO È MORTO/ Bergoglio, un avvenimento di vita che ha già cambiato la Chiesa

Federico Pichetto
Pubblicato 21 Aprile 2025
Papa Francesco, Vaticano

Papa Francesco in Vaticano dopo l'Udienza Generale (ANSA 2024, Giuseppe Lami)

Alle 7.35 l’annuncio del card. camerlengo J. Farrell: papa Francesco è morto. E ora? La storia, ovunque andrà, non potrà smentire alcuni fatti essenziali

Papa Francesco è morto, e ora? La domanda serpeggia insistente e sottotraccia in queste ore di commozione che accompagnano la fine del pontificato di Francesco. La storia ci dirà, forse presto, se il primo papa argentino sarà davvero ricordato con il nome semplice che ha voluto imporsi oppure se arriverà un Francesco II che, inevitabilmente, renderà Bergoglio il primo del suo nome.


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La verità, al netto delle considerazioni e delle emozioni del momento presente, è che Francesco è stato un fatto che nessuno ha potuto ignorare, un avvenimento di vita che ha segnato la vita della Chiesa. Con Francesco il popolo cristiano ha dovuto imparare a mutare linguaggio: il suo modo di porre e di vivere il cristianesimo eccedeva l’affascinante logica di Benedetto o l’empatico carisma di Giovanni Paolo, il suo temperamento così trasparente – anche nei momenti più complessi, quando lasciava trasparire irritazione o nervosismo – ha reso il gesuita diventato papa un gigantesco punto interrogativo sia per i cattolici che per coloro che la Chiesa la guardano da lontano.


Sinodo, pubblicati i Rapporti Intermedi/ Chiese orientali, nunzi e donne: report a Papa Leone XIV entro 2025


È difficile, infatti, comprendere fino in fondo Francesco se lo si guarda con le categorie logore che ci portiamo appresso dal novecento: difficile definire progressista l’uomo che come primo atto ha voluto la menzione esplicita di san Giuseppe nel canone della Messa, difficile definire conservatore il papa che ha fortemente spinto perché cambiasse l’approccio su temi importanti come il ruolo delle donne nella Chiesa, l’omosessualità, i divorziati risposati.

Ma anche categorie decisamente “sudamericane” come quella di “populista” restano abbastanza anodine per un Vescovo di Roma che ha fortemente riaffermato sia la sinodalità come metodo della Chiesa, sia l’autorità del pontefice sulla Chiesa stessa.


GIOVANNI PAOLO II/ Perché ancor oggi è capace di attrarre le persone a Cristo


Ed è anche infruttuoso descrivere i contorni politici in cui Bergoglio si è mosso: solo la storia ci dirà se alcune sue iniziative da sempre percepite come azzardate – si pensi ai tentativi ostinati di dialogo con la Cina, alla condanna della destra d’oltreoceano, alla realpolitik con la Chiesa ortodossa fiancheggiatrice della Russia putiniana –, solo il tempo potrà rivelare se questi tentativi di abitare l’inizio del secolo XXI siano stati di corto o di lungo respiro.

È chiaro che un pontificato come questo non si è posto fin dall’inizio l’obiettivo di risolvere questioni, ma di smuovere la cose, rimettere in moto gli ingranaggi, avviare processi: papa Francesco ha spesso elogiato la capacità di piangere per le ingiustizie, la necessità di combattere per sfide che tutti nel contesto ecclesiale ignoravano, basti portare l’attenzione alla questione ecologica o al contestatissimo sinodo amazzonico, l’importanza che la realtà fosse sempre “superiore all’idea” (Evangelii gaudium) e il tempo agli spazi politicamente occupati da coloro che si definiscono cristiani.

Il mondo non ha trovato nel papa un argine alla secolarizzazione, ma il papa non voleva essere questo: egli voleva donare al popolo e alla classe dirigente cattolica, che – dopo milleseicento anni – s’accinge ad uscire forse definitivamente dalle stanze del potere occidentale, alcuni strumenti per il futuro, pensando al secolo che verrà, alla fede che ci sarà, al mondo che sta nascendo alla luce nuova di questo millennio.

In un certo senso ha davvero “preso il largo”, come invitava a fare Giovanni Paolo II nella Novo millennio ineunte, e proprio per questo è stato difficilmente capito. Esattamente come il Maestro che ha servito, si sono alzati contro di lui sadducei sdegnati e dubbiosi, farisei intellettualmente pronti ad accusarlo di ogni nefandezza – addirittura di essere figlio di un’elezione canonicamente non valida –, zeloti rimasti senza battaglie che conferissero senso alla loro vita.

Il pontificato dell’uomo venuto dalla fine del mondo è stato un viaggio spesso turbolento, spesso segnato dal veleno e dalla spocchia di chi non poteva sopportare di essere turbato da parole e gesti che impedivano il quieto vivere e il perpetuarsi del proprio potere. Ma il dono di Francesco è stato proprio quest’urto con tutti noi, con la nostra diffidenza, con il nostro desiderio – in fondo – che il Cristo non sia risorto ma se ne stia tranquillo e sepolto, lontano dai nostri giochi.

A tutti coloro che dunque in queste ore piangono la scomparsa di un gigante di questo secolo appare chiaro che tutto è stato grazia, è stato conversione, è stato cammino.

Agli altri, a chi si macchia d’esultanza nell’ora del contegno, restino impressi gli sguardi che il vecchio Benedetto, nella decennale coabitazione con il suo successore, riservava sempre in pubblico a Bergoglio: sguardi di gratitudine, di semplicità, di mitezza propria di chi vuole imparare dal papa perché desidera imparare da Cristo, consapevole che il Signore è qualcuno che si segue, non che si spiega.

Francesco ha avviato molte riflessioni, ma ben poche cose sono davvero cambiate. E la sfida dei prossimi giorni sarà tutta in questo gigantesco fraintendimento: spiegare a chi pensa che sia cambiato tutto, e che tutto o debba essere risistemato o debba proseguire la sua strada di cambiamento, che in realtà poco è successo nelle leggi, molto è accaduto nei cuori.

La Chiesa rischia di essere lacerata in un conflitto dagli esiti imprevedibili e che, in fondo, ha bisogno di ricomporsi con la fiducia nello Spirito. Quello Spirito che non si è “sbagliato” a donarci Francesco e che certamente non si può sbagliare nel mostrarci la strada più vera per seguire, senza paura, la sua eredità. Verrà un uomo nuovo, verrà adesso un papa di maggio.

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Tags: Papa FrancescoGiovanni Paolo IIPapa Ratzinger

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