Il presidente del Senato Ignazio La Russa parla del sovraffollamento delle carceri: serve una soluzione strutturale e un intervento tampone temporaneo
All’indomani dell’intervento del vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Fabio Pinelli, che è tornato a parlare su la Stampa – tra le altre cose – della situazione precaria delle nostre carceri, spesso al centro dei suoi interventi pubblici, sul medesimo tema è tornato a parlare anche Ignazio La Russa, attuale presidente del Senato in forza ai meloniani Fratelli d’Italia, sulle pagine del quotidiano Il Dubbio: un argomento – ricorda lo stesso La Russa – certamente non nuovo alla sua linea politica e pubblica, già espresso “trent’anni fa”, quando “un mio detenuto morì in carcere bruciato vivo” dopo che il suo compagno di cella diede “fuoco al materasso per protestare contro il sovraffollamento”.
All’epoca, La Russa era (per così dire) ‘solamente’ un avvocato penalista ancora ben distante dal Senato e, seppur sia innegabile che nel frattempo “molto è stato fatto” per migliorare le condizioni dei carcerati, tra “pizzerie, sale musica [e] palestre”, resta chiaro ed evidente il problema che tutto risulta “inutile (…) se poi metti sei persone nella stessa cella dove ce ne potrebbero entrare due o tre”: dal canto suo, quello che serve oggi – ed è anche il già citato Pinelli a dirlo – è un vero e proprio “piano carceri” in grado di risolvere il problema alla radice.
Ignazio La Russa: “Contro il sovraffollamento nelle carceri una soluzione strutturale e, nel frattempo, più sconti per i reati non gravi”
Sul tema, positivamente, La Russa spiega che il governo gli avrebbe assicurato che il piano carceri sarà realizzato “in due anni” e, nel frattempo, la sua ipotesi – anche questa già avanzata da Pinelli in diverse occasioni – è di formulare una norma “che valga solo in determinati casi” e faccia leva “sugli sconti di pena” per i soli detenuti che non si sono macchiati di “reati gravi” e che abbiano osservato “una condotta perfetta”: insomma, più sconti di pena, riservati a casistiche poco gravi, che allevino la pressione sulle carceri, in attesa di un più ampio piano che risolva strutturalmente il problema.
Una posizione – non fatica troppo ad ammettere La Russa – in evidente contrasto con alcune aree di pensiero del suo stesso partito, legate soprattutto al “problema dell’opinione pubblica”, che potrebbe lamentare il fatto che “in carcere ci siano meno persone di quante ce ne dovrebbero essere”; ma che, al contempo, a suo avviso, sarebbe soprattutto legata al fatto di “avere a cuore, oltre alla certezza della pena, anche le condizioni di vita dei detenuti”.
