Anna Galiena si racconta al Corriere della Sera, partendo dalla sua infanzia, snocciolando i ricordi della scuola dalle suore e descrivendo il suo animo ribelle, che si rifiutava di rassegnarsi ad un futuro “sicuro” come dirigente pubblica. Volto noto di una miriade di film di successo come “Caramelle da uno sconosciuto”, “La scuola”, “Come te nessuno mai”, “Senso ’45”, solo per citarne alcuni e di film per la Tv molto seguiti come “Non è stato mio figlio” o “Romanzo famigliare”, si è imbattuta nella recitazione in tenera età, quando a 4 anni ha dovuto interpretare la Madonna: “Più che apparizione divina è stato l’inizio della mia lunga dannazione” fa sapere la Galiena e precisa: “Non avevo intenzione di salire sul palco ma fui scelta per le recite scolastiche proprio per interpretare il sommo personaggio…”
Quello è stato il suo primo approccio con il palcoscenico anche se l’attrice in realtà voleva fare la ballerina: ”Non sognavo di fare l’attrice, la mia passione era la danza. A 8 anni ero alla scuola di danza classica al Teatro dell’Opera di Roma, felice di ballare e cantare. Ma a un certo punto mio padre decise che dovevo iscrivermi al liceo classico, studiare greco, latino e dare il via al percorso che mi avrebbe portato all’università, quindi a un lavoro sicuro da dirigente pubblica.”
Anna Galiena e la balbuzie
Una prospettiva, quella di allontanarsi dal mondo dello spettacolo, che ad Anna Galiena non piaceva affatto. Lei stessa ne parla descrivendo quella imposizione paterna come una cosa terribile, che la portò alla disperazione e che le provocò il problema della balbuzie: “Piangevo in continuazione, chiusa in camera, ripiegata su me stessa. Circondata da una libreria piena di volumi, cominciai a gustare il piacere di leggere. Ma quello stato di clausura, troppo intellettualizzata, mi causò un problema: iniziai a balbettare.” Riferisce l’attrice romana.
Un problema che con il tempo imparò a gestire e che non le precluse affatto l’accesso all’Actor Studio e l’inizio di una carriera ricca di grandi soddisfazioni. Quando raggiunse i 21 anni, decise di studiare in accademie non italiane, scegliendo Lee Strasberg come punto di riferimento. Nella seconda metà degli anni Settanta infatti vola a New York per studiare recitazione. Conobbe così i grandi del cinema hollywoodiano come Robert De Niro, Dustin Hoffman, Al Pacino: “Dustin simpaticissimo, calorosissimo, curiosissimo, ha sempre avuto un’autentica passione per l’Italia e gli italiani, tante volte abbiamo chiacchierato a lungo. Bob me lo ricordo come un gran filone… Le ragazze gli piacevano: era un gatto sornione, si muoveva lentamente, ti fissava. Si capiva che era sicuro di sé.”
I paletti con Tinto Brass
Anna Galiena sottolinea l’affetto e la stima nei confronti di Tinto Brass, per il quale ha lavorato in “Senso ’45”: “Con Tinto ci conoscevamo da dieci anni e, prima della sua erotomania, l’ho sempre considerato, e lo considero, un uomo colto, piacevole. Avevo visto alcuni suoi film che mi erano piaciuti e più volte mi aveva proposto di lavorare insieme, gli avevo sempre risposto di no, finché mi arriva la sceneggiatura di “Senso ’45”, era bellissima, fedelissima alla novella di Camillo Boito, sia pure trasferita in un’altra epoca.” La Galiena però non esita a specificare di aver imposto dei paletti al regista, rifiutandosi di fare scene con inquadrature troppo esplicite.
Gli disse di non voler sottoporsi a “scene ginecologiche.” Questa scelta scaturì non pochi litigi sul set, perché il Brass tentava sempre di inquadrarla “in certe posizioni.” L’amore per il cinema e la recitazione per Anna Galiena non si è mai esaurita e oggi che ha alle spalle 43 anni di interpretazioni, punta ad un posto dietro la macchina da presa e annuncia :”ora sento la necessità di fare anche la regista. Le sole regie che ho firmato finora sono state su di me, invece voglio e credo di essere in grado di dirigere altri attori.”