Il quotidiano Newsweek è riuscito a mettere la mani su alcuni brevetti depositati in Cina (ma di fatto respinti) per la realizzazione di dispositivi per tagliare i cavi sottomarini utili alle comunicazioni avvalorando – ma ovviamente non confermando – l’ipotesi che potrebbero essere stati utilizzati in una serie di incidenti piuttosto frequenti nell’arco degli ultimi anni: alcuni esempi includono cavi recisi nei pressi del Mar Baltico, altri al largo della Norvegia ed alcuni nei contorni dell’isola indipendente di Taiwan; tutte situazioni in cui – anche qui non dimostrando la causalità dei due eventi – nei pressi dei luoghi sono state rilevate navi di proprietà della Cina o della Russia.
Il primo brevetto presentato in Cina risale al 2009 quando lo stesso governo commissionò un dispositivo “di taglio di tipo traino oceanico” non meglio definito ma che avrebbe dovuto avere la forma di un’ancora: un progetto che cadde nel dimenticatoio, salvo venir poi rispolverato nel 2020 quando alla richiesta seguì anche un vero e proprio studio condotto dall’Università di Lishui nel quale viene citato un – evocativo – “dispositivo di taglio dei cavi sottomarini di tipo trascinante“.
In entrambe le situazioni lo scopo addotto dal governo di Pechino è quello di recidere i cavi illegali deposti al largo delle coste cinesi e di rimuovere con maggiore comodità quelli inutilizzati che sono stati posizionati in luoghi scomodi e non raggiungibili da sommozzatori e sottomarini radiocomandati: entrambe motivazioni che secondo un esperto di cavi marittimi norvegese sentito da Newsweek assurde ed illogiche perché un tale sistema rischierebbe di recidere anche quelli utili o ufficiali.
Cosa dicono gli esperti sui progetti per tagliare i cavi sottomarini depositati in Cina: “Potrebbero servire in una guerra futura”
Insomma, al di là delle motivazioni addotte è certo che il governo della Cina abbia manifestato in almeno due occasioni la volontà di creare dispositivi per tagliare i cavi per le comunicazioni sottomarine, ma va anche detto che secondo la versione ufficiale di Pechino di tutti gli incidenti in cui è stata rilevata la presenza delle sue navi nei luoghi di interesse prima e dopo l’interruzione delle comunicazioni ne è stata confermata la colpa in una sola occasione parlando – tuttavia – di un incidente collegato ad un’ancora.
“Il fatto che gli ingegneri cinesi abbiano depositato molteplici brevetti tecnici per condurre un’operazione di taglio di cavi sottomarini – spiega il dottor Benjamin L. Schmitt dell’Università della Pennsylvania a Newsweek – non fa che aumentare il sospetto che Pechino possa non solo avere la motivazione, ma anche la possibilità di sviluppare attivamente queste opzioni tecniche” in un’ipotetica “guerra sottomarina futura”; mentre il dottor Gregory Falco della Cornell University ha posto l’accento sul fatto che questo sia “un esempio perfetto degli exploit del duplice uso che la Cina ha perfezionato nel corso degli anni” creando una tecnologia con uno scopo dichiarato, ma utilizzandola anche “per altri scopi” meno legittimi.