Orrore islamista nella Repubblica Democratica del Congo: 71 ostaggi cristiani decapitati nella chiesa nel Nord Kivu. La mattanza durante la guerra civile
ALL’ODIO E ALL’ORRORE NON C’È MAI FINE: 70 CRISTIANI DECAPITATI E FATTI RITROVARE IN UNA CHIESA PROTESTANTE NEL NORD-EST DEL CONGO
Pensare che nel 2025 è ancora possibile morire martiri per la propria semplice fede cristiana è qualcosa di angosciante e al contempo di rivelatore del grado di verità che esprime ancora nel mondo il cristianesimo: quanto avvenuto nella Repubblica Democratica del Congo negli scorsi giorni, con 71 cristiani uccisi in chiesa – di cui molti trovati decapitati – racconta una volta di più l’orrore islamista contro civili innocenti, colpevoli solo di professare una fede diversa, basata sulla pace umana del Vangelo di Cristo.
L’ultima barbarie sul fronte dei cristiani perseguitati in Africa arrivata Congo (RDC), precisamente nell’area nord-orientale del Paese stesso il Nord Kivu: teatro dello scempio una chiesa protestante di Maiba presso il villaggio ormai semi-abbandonato di Kasanga. A denunciare l’orrore dei 71 cristiani decapitati, torturati dopo essere stati imprigionati per giorni, è stata l’Associazione ACS (Aiuto alla Chiesa che Soffre): l’omicidio di massa sarebbe avvenuto tra il 12 e il 15 febbraio anche se non si hanno certezze, specie su cosa sarebbe successo prima dell’esecuzione finale tramite decapitazione e asfissia per essere stati legati a lungo.
Secondo quanto ricostruito tra i pochi reticenti media locali e le associazioni pontificie che operano assieme ad altre ONG nella Repubblica Democratica del Congo, le milizie islamiste avrebbero preso in ostaggio circa 100 abitanti del villaggio a maggioranza cristiano: molti sono stati legati e decapitati, tra cui purtroppo anche bambini, donne e anziani. Stando ai primi sospetti diffusi da ACS, responsabile dell’eccidio sarebbe stato un commando terroristico dei ribelli ADF (Allied Democratic Forces): un gruppo islamista in realtà originario dell’Uganda che “opera” massacri contro cristiani da anni ormai anche nell’area settentrionale del Congo.
I SOSPETTI E LE PERSECUZIONI ISLAMISTE CONTRO I CRISTIANI IN AFRICA NON FINISCONO
Mentre i riflettori del mondo erano puntati su quanto stava succedendo tra Goma e Bakavu dove è in corso la guerra civile tra i ribelli del Movimento M23 (alleati del Rwanda) e le forze statali – con nelle scorse settimane anche l’appello di Papa Francesco per un cessate il fuoco immediato nell’area – in alcuni villaggi lontani dai media si moltiplicano le scene di violenza quotidiana, spesso di persecuzione contro le minoranze cristiane.
La mattanza dei 71 ostaggi decapitati nell’area cristiana di Baswagha arriva al termine di una lunga operazione dell’ADF contro i villaggi del territorio di Lubero: secondo le prime indagini, molti dei torturati e uccisi nella chiesa protestante farebbero proprio parte di altri villaggi dove sono stati fatti ostaggi. Secondo quanto raccontato da padre Marcelo Oliverira, missionario comboniano da anni operante nella Repubblica Democratica del Congo, la situazione del Nord Kivu è solo l’ultima di una lunghissima serie di mattanze e attacchi persecutori contro i cristiani: massacrano la popolazione civile, cercano di prendersi le risorse naturali preziose dell’area e lasciano dei villaggi sostanzialmente “fantasma” dove la popolazione o è costretta a fuggire o fa la fine dei poveri innocenti trovati morti nella chiesa negli scorsi giorni.
A 4 anni dall’uccisione barbara dell’ambasciatore italiano Luca Attanasio (e del carabiniere della scorta, Vittorio Iacovacci), è ancora il Congo a presentare il conto di un massacro del tutto ingiustificato e con l’aggiunta dell’odio religioso islamista anti-cristiano: come ribadiscono ancora dalle fonti locali dell’ACS, i ribelli dell’ADF potrebbero entrare da un momento all’altro anche nei villaggi del Sud Kivu, una guerra continua che si alterna ad attacchi e mattanze come quella vista tristemente nella chiesa di Maiba.
