Ieri Credit Agricole ha annunciato di voler chiedere l'autorizzazione alla Bce per superare la soglia del 20% di Banco Bpm
Ieri sera dopo la chiusura del mercato Credit Agricole ha annunciato di voler chiedere l’autorizzazione alla Bce per superare la soglia del 20% di Banco Bpm. Il gruppo francese che oggi detiene una partecipazione del 19,8% ha specificato di non volere “acquisire o esercitare il controllo su Banco Bpm” e quindi di voler rimanere sotto la soglia per l’Opa obbligatoria. La decisione, secondo quanto dichiarato nel comunicato di Credit Agricole, sarebbe legata all’obiettivo di contabilizzare la partecipazione secondo il metodo del patrimonio netto.
È però difficile separare la decisione dal risiko bancario in corso in Italia che riguarda direttamente la banca milanese partecipata da Credit Agricole. Banco Bpm è oggetto di un’offerta di Unicredit, che scadrà il 23 luglio, e su cui il Governo italiano ha esercitato il golden power imponendo dei paletti alla banca guidata da Orcel, ad di Unicredit. L’intervento dell’Esecutivo è al centro di uno scontro legale che settimana prossima avrà una prima svolta. Entro il 16 luglio, infatti, il Tar si esprimerà sul golden power esercitato dal Governo; qualsiasi sia la decisione è però molto probabile che lo scontro legale prosegua.
Le azioni di Banco Bpm intanto continuano a trattare sopra il prezzo d’Opa e quindi solo un rilancio di Unicredit permetterebbe a Orcel di concludere l’acquisizione. L’ad di Unicredit, secondo quanto riportato dalla stampa, non sarebbe intenzionato a rilanciare senza una significativa rimodulazione dei paletti imposti dal golden power.
Mentre sembra tramontare l’ipotesi di un’aggregazione tra Unicredit e Banco Bpm, prosegue l’offerta di Mediobanca su Mps e si fa strada l’ipotesi che in un secondo momento il gruppo che emergerebbe da questa fusione possa aprire le porte proprio a Banco Bpm. Si completerebbe in questo modo la costruzione di un mini campione nazionale “di sistema”.
È in questo quadro che arriva la decisione di Credit Agricole che potenzialmente proietta la partecipazione della banca francese appena sotto la soglia d’Opa del 29%. Da questa posizione qualsiasi disegno su Banco Bpm non può non passare da Credit Agricole; solo un’offerta totalitaria su Banco Bpm permetterebbe a un altro soggetto di scalzare la banca francese dalla posizione di primo azionista.
Se un rilancio di Unicredit fosse ancora possibile, da ieri l’opposizione di Credit Agricole conterebbe ancora di più. Questo però non è l’unico scenario. Se davvero l’offerta di Unicredit si avvia a concludersi senza successo, allora si apre per Banco Bpm la possibilità di aggregarsi a Mps e Mediobanca in una fase successiva. È questo forse il senso della mossa di Credit Agricole che potrebbe avere se non un progetto alternativo almeno l’interesse a mantenere Bpm indipendente e quindi fuori dal nuovo gruppo Mps.
Credit Agricole ha già una presenza significativa nel nord Italia nata prima da Cariparma e Friuladria, poi arricchita da alcune casse di risparmio liguri e romagnole e infine nel 2021 dall’Opa su Credito Valtellinese. Si potrebbe quindi immaginare un progetto del tutto alternativo con l’aggregazione di Credit Agricole Italia con Banco Bpm per creare un gruppo leader nel nord Italia a guida Credit Agricole; è un progetto che potrebbe anche non coincidere con un delisting di Bpm.
L’interesse del Governo, lo ha fatto intendere questa settimana il ministro dell’Economia Giorgetti, è un sistema bancario focalizzato sull’erogazione di credito a famiglie e imprese. Un sistema bancario troppo concentrato e uniforme può essere d’ostacolo a questa “missione”. Da ieri si è aggiunto un nuovo protagonista del risiko bancario finora rimasto ingiustamente in ombra. Credit Agricole è in Italia per rimanerci e giocare un ruolo di primo piano.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.