L’omicida di Rozzano ha agito senza premeditazione. Emanuele Spavone lo ha ribadito davanti ai magistrati, spiegando di aver ucciso il suocero, Antonio Crisante di 63 anni, temendo che potesse nuovamente abusare di sua figlia, pratica che andava avanti da due anni a questa parte: «Sono stato io a ucciderlo – le parole del 35enne, riportate oggi dal Corriere della Sera – l’ho fatto perché temevo che potesse fare di nuovo del male a mia figlia. Non sapevo che fosse a Rozzano, quando l’ho visto ho temuto per mia figlia. E dal momento che avevo una pistola ho deciso di sparargli». La domanda degli inquirenti sorge però spontanea: «Lei generalmente gira con pistole addosso?». Così replica il killer: «Avevo intenzione di uccidermi, volevo ammazzarmi nel parco alla presenza del mio amico A., in questo modo lui avrebbe potuto chiamare i soccorsi». Un racconto che non convince in pieno i pm, che con il gip Elisabetta Meyer hanno confermato ieri il sospetto della premeditazione nell’ordinanza di convalida del fermo. Secondo il giudice, Spavone deve restare in cella perché pericoloso e potrebbe uccidere di nuovo. Un racconto, come detto, pieno di lacune, come ad esempio il mistero della pistola usata per uccidere il suocero che ancora non si trova, e che lo stesso omicida avrebbeo trovato dietro la piscina al parco 2 di Rozzano: «Un paio di mesi fa ho visto dalla finestra dei ragazzi su uno scooter che lanciavano uno zaino nel parco. A quel punto andavo a vedere cosa c’era e dentro trovavo una pistola di cui mi sono poi appropriato». Quindi il racconto dell’omicidio: «Transitando casualmente nel parco ho visto il mio ex suocero. Mi sono fermato lasciando A. sulla moto. Io l’ho chiamato da parte, ci siamo spostati dietro al furgone. A quel punto ho tirato fuori la pistola ed è partito un colpo. Dopo che ho schiacciato il primo colpo sono usciti altri spari, non so se automaticamente….». Ma anche in questo caso gli inquirenti non sono d’accordo visto che nell’ordinanza scrivono che «E. S. si trattiene nei pressi del corpo per sincerarsi della riuscita del proprio lavoro». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
OMICIDIO ROZZANO: IL COMMENTO DI RITA DALLA CHIESA
Si parla dell’omicidio di Rozzano negli studi di Storie Italiane, programma di Rai Uno. In stato di fermo vi è il 35enne Emanuele Spavone, genero della vittima Antonio Crisanti. Il killer ha freddato il 63enne suocero perché lo stesso ha abusato per due anni della figlia di soli 8 anni, e trovandoselo di fronte ha avuto un “blackout”, come ha riferito lo stesso, uccidendolo. I pm stanno indagando sulla vicenda perché sono convinti che Spavone abbia agito in maniera premeditata, e soprattutto, aiutato dai parenti, ed è per questo che le forze dell’ordine stanno ascoltando i famigliari per provare a fare chiarezza. Non è ben chiaro, infatti, come mai Scarpati fosse a Rozzano, nonostante fosse a conoscenza del clima ostile nei suoi confronti. Rita Dalla Chiesa, presente negli studi di Storie Italiane, afferma: «Questo assassinio non è giustificato, ma si riesce comunque a capire la motivazione che ha spinto ad uccidere il nonno. Se qualcuno mi avesse detto “torna”, sapendo il pericolo di incontrare il genero, io me ne sarei stata in albergo. Quante volte ci siamo detti “Se toccano mia figlia non rispondo di me stessa”?». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
OMICIDIO ROZZANO, LE NUOVE PAROLE DEL KILLER
Non cambia versione l’omicida di Rozzano, il 35enne Emanuele Spavone che lunedì sera, nel parcheggio del supermercato Il Gigante, ha freddato con 4 colpi di pistola Antonio Crisanti, il suocero 63enne. «Volevo fare giustizia e ho sparato – le sue parole durante l’interrogatorio di garanzia – la mia è stata una reazione istintiva alla vista dell’uomo che ha abusato di mia figlia». Spavone ha sparato al suocero poche ore dopo l’incidente probatorio durante il quale la figlia di 8 anni aveva confermato gli episodi di violenza sessuale iniziati già nel 2016, quando la stessa aveva soli 5/6 anni. Ma Spavone rimanda al mittente la premeditazione, dicendo di aver agito d’istinto, di aver subito un blackout dopo aver avuto appunto la conferma degli abusi. Il 35enne killer ha poi cercato di scagionare il 27enne che lo ha accompagnato in scooter, anche lui in stato di fermo, spiegando che il “complice” non ne sapeva nulla delle sue intenzioni, così come i famigliari che in tutta questa vicenda “non c’entrano”. La procura sta comunque continuando ad indagare e vuole cercare di capire come mai Antonio Crisanti fosse a Rozzano dopo che lo stesso si era trasferito a Napoli.
OMICIDIO ROZZANO, LE PAROLE DEL KILLER
Quando il 63enne suocero è stato ucciso, era sotto intercettazione da parte della procura dei minori di Milano, e gli inquirenti vogliono analizzare proprio le telefonate e i messaggi ricevuti, per controllare se possa emergere qualche indizio che possa appunto far pensare alla premeditazione. Gli investigatori non escludono infatti che la vittima possa essere stata attirata a Rozzano con una trappola, proprio per poterla poi uccidere, ma come riferito sopra, il killer Spavone continua a smentire l’ipotesi della premeditazione. In parallelo si continua ad indagare per cercare di scoprire se Crisanti si sia reso responsabile di altri episodi di abusi e pedofilia, escludendo che qualche altro parente sapesse del malessere del 63enne, o che fosse a sua volta vittima della persona uccisa lunedì sera, senza però aver mai trovato il coraggio di confessarlo.