Gli innocenti continuano a morire, colloqui e tregue sono solo finzioni. La vera risposta alla terza guerra mondiale a pezzi sta nelle parole del Papa
Viviamo in un’epoca terribile. Dal vaso di Pandora sono usciti tutti i mali. Il più grave è quello del possesso rapace. Un pugno di terra da calpestare è più importante del volto di un proprio simile da rispettare. Interminabili sciami di droni russi devastano palazzi e distruggono vite di civili ucraini inermi. Robot guidati da uomini nascosti fanno la guerra contro poveri cristi senza sonno. Armi iraniane (l’Oriente di Serse per Vladimir Solov’ëv) uccidono figli di Cirillo e Metodio e soldati nordcoreani sparano contro i fratelli slavi da sottomettere.
Da troppi giorni gli affamati palestinesi vengono ammazzati quotidianamente da soldati israeliani. Gli aiuti col contagocce di Gaza Humanitarian Foundation sono, dunque, un problema mortale: l’ennesimo, per la popolazione civile stremata dalla guerra senza fine. Il tempo del pudore, perciò, è concluso. Le verità vengono a galla: infiniti colloqui per tregue mai volute veramente. Hamas omicida/suicida e scelte israeliane, forse, definitive e tremende.
È l’ora della crudeltà ottusa e cieca. La Bestia è sul trono ed esercita una sovranità maligna. E dopo le deportazioni dei bambini ucraini in Russia si preannunciano, ora, quelle dei civili palestinesi.
Il giornalista e analista israeliano Barak Ravid, infatti, in un articolo su Axios ha scritto che David Barnea, capo del Mossad, è stato a Washington per far sì che gli USA ottengano da alcuni Paesi (Indonesia, Libia, Etiopia) il consenso ad accogliere centinaia di migliaia di palestinesi, che verrebbero perciò spostati dalla loro terra col terrore e con la forza.
Nel contempo, i terroristi di Hamas, vili stupratori di donne e uccisori di bambini innocenti, tengono ancora in ostaggio dei poveri civili israeliani, trattati come scudi umani. L’ottusità della loro anti-verità prevale sulla debolezza dei disarmati. Le loro messe in scena mediatiche di rilascio dei prigionieri restano una offesa indelebile alla dignità dell’uomo.
Terrore è la parola che fa venire in mente oggi il Medio Oriente, destabilizzato da leader pronti a tutto e senza scrupoli. Come non ricordare la famigerata banda Stern, immortalata nel film Shoshana (2023), e autrice di eccidi (Deir Yassin, 1948) e dell’omicidio dello svedese Folke Bernadotte (1948), mediatore e diplomatico della Croce Rossa, che aveva salvato decine di migliaia di persone dai campi nazisti e tantissimi ebrei dalle grinfie di Hitler? La banda Stern, nonostante i crimini commessi, fu amnistiata e integrata nelle forze di difesa israeliane: un fatto storico che dice qualcosa di oggi.
Nel tempo dell’irrazionalità funesta, capita anche di leggere che la Cina vuole nominare il futuro Dalai Lama, trovandone la reincarnazione. Che ne è della libertà religiosa e dei diritti umani? E d’altra parte, sempre nel continente asiatico, nel mese di maggio Pakistan e India, due potenze nucleari, sono state sull’orlo di un conflitto devastante.
Tutto ciò che ha assicurato pace, benessere e sicurezza ai popoli sembra venir meno, dappertutto. La pazzia morale denunciata da Teofrasto ne I caratteri sembra la cifra del nostro tempo. Gli Usa, patria della democrazia e della libertà, oggi si sentono vittime di tutti, dimenticando gravi errori storici come l’invasione dell’Iraq (le armi chimiche erano inesistenti) o la destabilizzazione della Libia.
Ora vogliono imporre dazi agli alleati europei. Più soldi, più armi e niente tasse a favore dei loro oranghi (Amazon, Google, ecc) e del loro capitalismo finanziario. Non solo. Rubio annuncia sanzioni contro Francesca Albanese, relatrice Onu per i diritti umani. Si tratta di un fatto che non può lasciare indifferenti. Qual è stato il peccato mortale di Francesca Albanese? Aver detto una cosa semplice, ma vera: gli affamati vengono sparati, mentre il mercato delle armi prospera.
Il mondo, però, come ha detto Leone XIV “non sopporta più le guerre”: si è oltrepassato ogni limite. Poi, sempre durante l’Angelus del 20 luglio, il Papa ha ricordato il divieto morale di giustizia sommaria e di punizione collettiva, sottolineando il sacro dovere di rispettare i civili.
Anche il cardinale Pizzaballa ha fatto sentire il grido che viene da Gaza: è ormai visibile nella sua gravità. Siamo in presenza di un disastro umanitario che non può essere ignorato o irriso. Desta doloroso sconcerto, a tal proposito, il video di un ministro israeliano, prodotto dall’intelligenza artificiale, che riproduce una falsa Gaza City senza palestinesi. Rincara la dose anche il ministro Ben Eliyahu, dicendo che tutta Gaza sarà ebraica. C’è una spinta forte, insomma, nel governo israeliano, per giungere al punto zero. Gli appelli alle coscienze del segretario dell’Onu António Guterres, che aveva detto pubblicamente che a Gaza “i civili si trovano in un circolo di morte senza fine, un luogo di sterminio”, cadono nel vuoto.
Cosa vuol dire, allora, questa tempesta senza fine e senza leaders umani e lungimiranti? Un cambiamento inammissibile.
Cosa vuol dire, allora, questa tempesta senza fine e senza leaders umani? Il diritto internazionale viene fatto fuori, i confini territoriali non esistono, il diritto umanitario non vale più – à la guerre comme à la guerre – l’Onu con i suoi relatori deve tacere. Una nuova barbarie sembra aver preso il cuore dei capi che vanno contro i popoli.
Ecco perché bisogna insistere a tutti i costi sul multilateralismo e sulle istituzioni internazionali comuni. C’è il serio rischio che salti definitivamente quel che resta dell’architettura di sicurezza comune, portando tutti al disastro.
In tale contesto è perciò fondamentale il contributo delle Ong come Avsi, Emergency, Medici senza Frontiere, Save the Children, Sole Terre che hanno diritto ad esserci e a operare: sono un aiuto per i poveri e una garanzia per i senza voce.
Sappiamo da Alessandro Migliorati di Emergency che l’orrore a Gaza è diventato realtà: bambini affamati sono stati uccisi mentre aspettavano cibo. Cento organizzazioni umanitarie parlano apertamente di carestia. Anche Deir Al Balah è diventato il centro della carneficina che nessuno, colpevolmente, vuole arrestare.
Con coraggio, invece, il cardinale Lojudice ha detto: “Bambini uccisi per un pugno di riso. Siamo oltre la follia. Netanyahu è un tiranno”. Lunedì 21 luglio, in una telefonata ad Abu Mazen, il Papa ha condannato le violenze dei coloni in Cisgiordania. Si teme il peggio anche in quei territori.
Molte menti lucide in Israele rifiutano il perdurare della distruzione, ma restano inascoltate. Anche gli stati europei hanno iniziato a sottolineare con forza quanto sia grave e inaccettabile la morte degli innocenti. Che colpa hanno i bambini palestinesi o gli anziani che non possono più ricevere cure?
Tutto questo dolore assurdo inflitto all’altro ci interpella sul da dove viene un male così atroce. Si intravede in tanti fatti e tante azioni indegne, infatti, un buio che deforma il volto dell’uomo e offende la dignità infinita di ogni creatura.
Contro tale fondo buio e cattivo che si è annidato in profondità bisogna capire qual è la vera posta in gioco. La partita più grande, quella definitiva sul destino ultimo di ogni uomo, si gioca nell’abisso del cuore. È lì che si annida la radice di ogni odio distruttivo. Bisogna pregare, come chiedono la Chiesa e il Papa, con una coscienza vigile e lucida; si tratta di fare memoria di ciò che può vincere la menzogna.
La propaganda volta a giustificare il male o mettere in dubbio l’oltraggio agli innocenti va rigettata e smascherata, sempre e da qualunque parte venga. Leone XIII, in un tempo di profonda crisi spirituale, chiese di pregare San Michele Arcangelo (1884). Nel nostro tempo, quello dei predatori e dei falsificatori, non va perduto ciò che più conta: l’anima e le anime.
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