Il partito di Milei ha vinto le elezioni municipali di Buenos Aires, ma per il Presidente argentino non sembra essere un buon momento
Il 18 di questo mese il movimento di Javier Milei LLA (La Libertad Avanza) ha sorprendentemente vinto le elezioni municipali di Buenos Aires, con un distacco di qualche punto sul candidato kirchnerista Leandro Santoro, dato per favorito alla vigilia della consultazione, e con uno più profondo nei confronti di Silvia Lospennato del PRO, il partito dell’ex Presidente Mauricio Macri che da molti anni governava la capitale argentina.
È stata un’elezione quindi piena di sorprese e determinata, ancora una volta, dall’astensione al voto, che in pratica ha formato (come ormai quasi sempre accade ai quattro angoli del mondo) il vero partito di maggioranza.
C’è da registrare che la vittoria del fronte libertario ha in pratica svuotato il PRO, visto che molti alti esponenti di questo gruppo hanno varcato il fosso e sono andati a ingrossare le fila del mileismo confermando la crisi del macrismo che non ha saputo (o potuto) dialogare e ha ottenuto solo la metà dei voti dei proprio avversari (30% di LLA e 27% del candidato Perokirchnerista). L’attuale responsabile stampa di LLA, Manuel Adorni, sarà quindi il nuovo Governatore di Buenos Aires, una posizione chiave e di importanza fondamentale per le politiche nazionali.
C’è però da registrare un elemento importante che, almeno in parte, ha influenzato l’esito delle votazioni: il massiccio uso, da parte del movimento di Milei, dell’intelligenza artificiale per costruire (attraverso un nutrito gruppo di hackers ai suoi ordini) video alterati da una figura di un falso Macri che ovviamente spara discorsi assolutamente dannosi per la sua compagine politica, come per esempio quando dichiara di aver di fatto ritirato il proprio gruppo politico dalle elezioni, invitando la gente a sostenere massicciamente Milei stesso. E via di questo passo, al punto che la giustizia argentina ha aperto le indagini su questi casi.
Difatti il fascicolo aperto dal magistrato Maximiliano Vence mira ad accertare la sussistenza di un reato, previsto dal codice elettorale (articolo 140 dello stesso) che punisce con una pena di due anni di carcere coloro che con l’inganno dovessero indurre altri a votare in una determinata maniera o ad astenersi. I profili denunciati dai responsabili del PRO appartengono ad elementi noti nel panorama mediatico argentino, che fanno riferimento a Milei, che però, assurdamente, si dichiara contrario a reprimere la libertà di espressione.
Caso stranissimo perché Milei allo stesso tempo si accanisce da tempo contro diversi giornalisti che si “permettono” di criticare il suo Governo, arrivando a montare casi di corruzione totalmente inventati pur di colpire chi osa contrapporsi alle sue politiche. Posizione davvero surreale e che ormai fa il paio con il Milei politico che conosciamo da tempo e che costruisce contraddizioni aperte alle sue promesse politiche, come quelle di riformare la giustizia tentando di nominare uno dei giudici kirchneristi più corrotti all’Alta Corte di Giustizia, oppure combattere la corruzione però ordinando a un manipolo di Senatori peronisti di votare contro un decreto che imponeva la fedina penale pulita di tutti i Deputati e Senatori per ottenere l’accesso al Parlamento.
Ma a questi piccoli “problemucci” per Milei se ne aggiunge un altro di ordine politico molto grave e che riguarda le relazioni tra Argentina e Venezuela, dopo che cinque oppositori alla dittatura di Maduro sono riusciti a fuggire dall’Ambasciata argentina dove si erano rifugiati. Secondo il “Presidente” venezuelano, l’Argentina rappresenta un nemico che, di fatto, ha dichiarato guerra al suo Paese: e questo stato di cose minaccia di peggiorare anche per gli arresti che vengono compiuti da tempo nei confronti di cittadini argentini, due dei quali appartenenti alle forze di polizia e quindi accusati di essere delle spie che complottano contro il suo regime.
Allo stesso tempo bisogna registrare un altro fattore diplomatico molto importante che conferma come a livello politico, al contrario di quello economico, Milei disponga di una “magia” in grado di rovinare tutto quello che fa. Il Presidente argentino ha difatti disertato la cerimonia di inizio del Pontificato di Leone XIV, al pari del suo alleato Donald Trump, giocandosi quindi di forma pesante l’appoggio del Vaticano che poteva essere conquistato facilmente vista la cittadinanza di papa Francesco. E ora se il conflitto con il Venezuela dovesse superare determinati limiti sarà difficile avere la Chiesa come alleato.
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