Europa: al vaglio piano d'emergenza per acquistare armi USA all’Ucraina se Trump taglierà gli aiuti aiuti. Nuove sanzioni UE contro Russia in discussione
L’Europa sta valutando l’acquisto diretto di armi statunitensi da destinare all’Ucraina, una mossa dettata dalla possibile riduzione degli aiuti militari da parte degli Stati Uniti sotto l’amministrazione Trump e secondo fonti di Bloomberg, l’Unione Europea, in assenza di scorte sufficienti e capacità produttiva per colmare il fabbisogno ucraino, punterebbe a contratti commerciali con aziende USA per garantire a Kiev missili Patriot, artiglieria avanzata e munizioni critiche.
Il piano, discusso in incontri riservati, prevede di aggirare il blocco politico di Washington acquistando armi sul mercato americano e donandole all’Ucraina, con l’obiettivo di contrastare l’offensiva estiva russa nel Donbass, attesa entro giugno-luglio; l’urgenza nasce inoltre dai segnali di disimpegno statunitense – tra cui il rifiuto di Trump di intensificare le sanzioni contro Mosca e la mancata adesione a pressioni per un cessate il fuoco – e dal rischio che i fondi approvati sotto Biden si esauriscano già quest’estate, lasciando Kiev senza rifornimenti.
Nel frattempo, l’UE sta studiando un nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia, che includerebbe l’esclusione di 20 banche dal sistema SWIFT, il taglio del prezzo massimo del petrolio russo e il divieto dei gasdotti Nord Stream, tutte misure finalizzate a indebolire il Cremlino, ma che richiedono tempo per produrre effetti e nel caso in cui Trump si ritirasse, l’Europa dovrebbe agire in autonomia, anche acquistando armi USA per mantenere la pressione su Putin; la proposta, però, dipende dall’approvazione di Washington al trasferimento di tecnologie sensibili, un fattore che potrebbe rallentare o bloccare l’operazione.
Europa, la questione tecnologica e la sfida contro il tempo: rischi e opportunità del piano
Il piano dell’Europa, se realizzato, richiederebbe non solo enormi risorse finanziarie – stimate in almeno 5 miliardi di euro iniziali – ma anche il via libera degli Stati Uniti alla riesportazione di sistemi come i Patriot, al momento protetti da clausole di controllo; Andrew Weiss del Carnegie Endowment ha osservato che acquistare questi sistemi per donarli all’Ucraina sia tecnicamente possibile, in quanto Trump dovrebbe comunque bilanciare il rapporto con Putin e gli interessi economici del settore militare USA.
Intanto, il Cremlino sembra sfruttare i negoziati promessi a Trump come tattica per allungare i tempi, preparando un’offensiva nel Donbass, mentre l’Ucraina – già a corto di artiglieria e difese aeree – rischia il tracollo; l’UE sta inoltre lavorando alla “coalizione dei volenterosi” per coordinare gli acquisti, coinvolgendo Paesi come Germania, Polonia e Francia, già fornitori chiave di armi a Kiev ma senza l’intelligence e il supporto logistico USA, anche le forniture europee rischiano di essere inefficaci.
Quindi, se entro luglio non saranno garantiti nuovi sistemi, l’Ucraina non sarà in grado di reggere l’urto russo, ma la questione va oltre il fronte: l’obiettivo dell’Europa è anche quello di convincere Putin che l’Occidente non abbandonerà Kiev, nonostante le possibili divisioni transatlantiche.
