Cos'è il sito nucleare di Fordow in Iran: l'attacco USA, il rischio escalation, rebus sui danni e cosa cela la "montagna" sacra degli sciiti vicino Qom

IL PARERE DELL’AIEA SULL’ATTACCO A FORDOW

Come ha detto il Segretario di Stato USA Marco Rubio, serviranno giorni per capire se e quanto materiale atomico sarebbe stato trasferito da Fordow verso altri siti temendo un attacco americano: nel frattempo però, sebbene non emergano ufficialmente danni ingenti con perdite di materiale nucleare/tossico dai siti colpiti questa notte, le notizie sulle centrali dell’Iran si fanno molto confuse.



Secondo il direttore generale dell’Aiea Rafael Grossi, intervistato dalla CNN, non vi è certezza che sia rimasto intatto Fordow come invece sostiene il regime degli Ayatollah: «danni sotterranei nel sito di Fordow sono poco chiari», ammette il n.1 dell’agenzia che regola l’energia nucleare mondiale, mentre si dice certo che il sito di Natanz sia andato «completamente distrutto».



In generale comunque non si può escludere che vi siano danni significati e serviranno giorni per capire le varie informazioni da satelliti e conformazione del terreno: «Non sono state segnalate radiazioni intorno ai siti nucleari», è invece la posizione ufficiale di Teheran che smentisce il pieno successo mostrato dalle dichiarazioni di Trump e della Casa Bianca. Il rebus resta aperto con Teheran che contesta la stessa Aiea di Grossi ritenendola complice della catastrofe di questa guerra, «i nostri sono impianti nucleari pacifici». L’agenzia invece da tempo allerta la comunità internazionale sui pericoli rappresentati dal materiale atomico arricchito all’interno dei siti rimasti segreti per anni.



L’ATTACCO AI SITI NUCLEARI IN IRAN E IL REBUS DI FORDOW

Molto di quello che succederà nelle prossime settimane nella guerra “allargata” in Medio Oriente dopo questa notte, con l’attacco degli USA ai siti nucleari dell’Iran, passerà da quanto avverrà nella centrale di Fordow. O meglio, da quanto è avvenuto secondo le varie fonti dopo lo strike dei bombardieri americani entrati in azione dopo 9 giorni di raid tra Israele e Iran.

Nelle ore in cui il Ministro degli Esteri dell’Iran Abbas Anaghchi sottolinea che Teheran non «scenderà a compromessi con la libertà» e che accusa gli USA di avere violato l’estrema libertà di uno Stato estero con l’attacco di questa notte, il mondo si guarda attonito per provare a ipotizzare i prossimi passi di una guerra che dal Medio Oriente rischia sempre più di uscire dai confini “regionali”. Il diplomatico iraniano accusa l’AIEA dicendo che ha responsabilità negli attacchi di stanotte, avendo spiegato al mondo la pericolosità del programma nucleare di Teheran, escluso invece dal regime degli ayatollah.

Attacco Usa alla centrale nucleare di Fordow in Iran (ANSA-EPA 2025)

Oltre a Esfahan e Natanz, gli altri due siti colpiti dai caccia B2 con le bombe “bunker buster” per colpire in profondità le aree segrete del nucleare iraniano, è la “montagna sacra” che protegge Fordow il nodo chiave di queste ore: dentro questo enorme bunker da anni il regime di Khamenei ha installato una delle più ampie centrifughe per arricchire l’uranio, elemento fondamentale per sviluppare l’eventuale arma atomica. Fino ad oggi Israele con le sue potenzialità belliche non era comunque riuscita a colpire fino in profondità il sito-centrale di Fordow, e così Trump ha invece esultato per lo strike messo a segno verso le 2 del mattino.

In realtà dall’Iran parlano di danni “minimi” e che non avrebbero distrutto le aree più importanti del bunker: soprattutto, fonti (per ora non confermate) da Teheran, parlano di uno spostamento avvenuto nei giorni scorsi di parte del materiale di uranio per evitare eventuali attacchi dagli Stati Uniti, unico Paese al mondo con la potenza di bombe in grado di penetrare così a fondo nel terreno. «Contrariamente a quanto afferma Trump, il sito di Fordow non ha subito gravi danni», spiega il deputato Raisi dal Parlamento di Qom, la regione dove si trova l’area nucleare colpita stanotte dagli USA. «Il materiale a rischio era stato evacuato dal sito», aggiunge poi l’agenzia Mher citando le autorità del regime.

COSA C’È A FORDOW, PERCHÈ È IN “DUBBIO” L’EFFETTIVO DANNO ALLA CENTRALE (E COSA PUÒ ACCADERE ORA)

Il punto è provare a capire cosa vi sia a Fordow per comprendere perché sia così sostanziale il tentativo di attacco americano contro l’Iran: l’obiettivo di Israele e Trump è quello di costringere un cambio regime a Teheran, fermando sul nascere l’evoluzione del programma atomico della Repubblica islamica, la quale invece esclude l’utilizzo di tale prossima arma contro chiunque (sebbene però da decenni inneggi alla morte e distruzione di Israele, ndr).

Secondo quanto riporta il “Corriere della Sera” con l’inviato Guido Olimpo, col laboratorio dii Fordow (e assieme anche a quello più recente di Kolan Guz a sud di Natanz) l’Iran intende proteggersi dal territorio mentre evolve il programma dell’uranio verso la costruzione di testate atomiche. In particolare, a Fordow si è iniziato a costruire il laboratorio nel 2007 con ammissione del regime di tale esistenza avvenuta solto nel 2009: oltre all’area altamente simbolica nella guerra contro l’Iraq sunnita di Saddam Hussein negli anni Novanta, vicino alla città sacra per gli sciiti Qom, l’intento è quello di resistere agli attacchi israeliani per poter sviluppare in “tranquillità” il programma nucleare.

Depositi di uranio nella centrale nucleare di Fordow in Iran (ANSA-EPA)

Secondo il Presidente di Israele Herzog, intervistato stamane dopo l’attacco USA all’Iran, non è ancora detto che le capacità nucleari di Teheran siano state distrutte, di certo però «è abbastanza chiaro che il programma nucleare iraniano è stato colpito in modo sostanziale». La situazione è di altissima tensione con una escalation mondiale che non può essere esclusa, specie ora che l’Iran ha chiesto l’intervento dell’alleato in Russia per fermare una guerra dall’alto rischio mondiale. Di certo occorrerà capire nei prossimi giorni quali effettivi danni siano pervenuti a Fordow e negli altri siti, specie con Trump che ha intimato Khamenei e il regime sciita di fermare subito il programma atomico per evitare escalation ulteriori.