Il giornalista delle Iene De Giuseppe in un podcast ha parlato del delitto di Garlasco, spiegando tutte le novità e il metodo seguito per la sua indagine

Nell’ultima puntata del podcast di Federico Liguori si è tornati a parlare del delitto di Garlasco, con il supporto dell’inviato della trasmissione Le Iene Alessandro De Giuseppe, che sta conducendo dal 2016 un’indagine indipendente per conto del programma di Italia 1, mettendo sul tavolo alcune (presunte) novità, come il famoso supertestimone che avrebbe indicato agli inquirenti dove rinvenire – peraltro con esattezza quasi millimetrica – alcuni oggetti che potrebbero ora essere identificati come la possibile arma del delitto: tante le novità su Garlasco, ma prima di arrivarci De Giuseppe ci tiene a fare un passetto indietro.



“Io – ha spiegato – mi avvicino al delitto di Garlasco perché a cavallo tra 2016 e 2017 Alberto Stasi scrive alla redazione delle Iene una lettera molto strutturata, molto profonda, dove in sostanza ci racconta della sua innocenza e ci esorta a leggere gli atti, dicendoci che ‘quando avrete finito di leggerli, sarete pervasi da due sentimenti: la paura e l’inquietudine, perché quello che è successo a me può succedere a tutti'”: leggendo gli atti, spiega il giornalista, “più mi chiedevo come fosse possibile che fosse stato condannato” e poi “finalmente nel 2022 abbiamo potuto intervistare Stasi a Bollate”, trovandosi davanti un ragazzo “intellettualmente onestissimo, supersensibile, che non farebbe del male a una mosca“, ben lontano dal “Bocconiano dagli occhi di ghiaccio” che dipinsero i giornalisti.



Entrando nel vivo delle indagini originali su Garlasco, De Giuseppe sostiene che siano state condotte con una “disonestà intellettuale che è stata perpetrata” da inquirenti e periti, puntando il dito in particolare contro quelle persone – con un chiaro riferimento al generale Garofano, che cita poco dopo – “che sono state responsabili al tempo di un’indagine vergognosa (…) siano ancora presenti come consulenti di parte”: dal canto suo è certo che “non sia stato Alberto Stasi”, accusando i procuratori di Garlasco di aver avuto una “volontà ben precisa di non fare delle analisi a 360 gradi“, costruendo “un bersaglio” contro Stasi che non è più stato rimosso; mentre sul responsabile – spiega De Giuseppe – il condannato “nel 2022” si limitò a dire che “c’è un DNA” sulla scena.



Le novità sul delitto di Garlasco commentate dall’inviato delle Iene De Giuseppe: l’impronta 33, il borsone e il supertestimone

Dal passato al presente sull’indagine di Garlasco, il passo per De Giuseppe è stato breve, mettendo fin da subito in chiaro che “i colpevoli sono ancora in circolazione“, sostenendo che a suo avviso sarebbero “due, forse tre, ma due sicuramente”, tra i quali – naturalmente – non ci sarebbe assolutamente Alberto Stasi: l’invito, prima di addentrarsi nei dettagli, è comunque quello di essere “garantisti con Sempio e qualsiasi altro ipotetico indagato”, esattamente come non si fu all’epoca con Stasi; pur sostenendo che “la posizione di Sempio non è facile”.

Sull’impronta 33, l’inviato delle Iene spiega che nelle nuove indagini è stata usata “una tecnologia fotografica di nuovissima generazione che utilizza l’intelligenza artificiale” per arrivare alla certezza che “i 15 punti” di contatto sarebbero compatibili con Andrea Sempio: in tal senso, torna a parlare del generale Garofano, definendo “una bugia” il fatto che lui sostenga che l’impronta “non era valutabile allora e non lo è neanche oggi”, esortando ad attendere che si capisca se abbia tracce di sangue e “perché era in quella posizione (…) abbastanza indicativa“.

De Giuseppe: “Il movente? Chiara scoprì qualcosa che non doveva sulla sua famiglia”

Passando al tema del supertestimone trovato dalle Iene, De Giuseppe spiega che il suo racconto fu fatto già all’epoca “all’avvocato Tizzoni e a un’altra persona, ma gli dissero di lasciare perdere perché sennò rischiava di essere denunciato”, sostenendo che, dal canto suo, si tratta di una persona “a cui dare molta fiducia” e rimandando alla diretta delle Iene di domani per le novità sulla sua versione, che dimostreranno – sempre a suo dire – la sua “completa attendibilità“: lui avrebbe indicato il borsone nel canale di scolo a Garlasco, e sul tema il giornalista ricorda che per ora “non c’è alcuna conferma ufficiale”, con le sue fonti che parlano di “un attizzatoio di cui si ignora la forma, una mazzetta a coda di rondine e un’ascia con la testa staccata dal manico“.

Sul tema – ampiamente dibattuto – dell’ondata di suicidi anomali a Garlasco, il giornalista delle Iene preferisce non entrare troppo nel dettaglio, per evitare voci poco utili alla ricostruzione dei fatti, ma ci lascia l’interessante ipotesi – collegata alla “pennetta USB di Chiara con la voce ‘morti misteriose'” – che, secondo lui, il movente sarebbe legato a “una pesante scoperta fatta da Chiara che riguarda una persona ben precisa della sua famiglia“, senza però aggiungere altro.