Le ultime novità sull'indagine sul delitto di Garlasco: le gemelle Cappa non saranno interrogate, mentre l'impronta 33 è sparita dagli archivi della Procura

Continuano serratissime le nuove indagini sul delitto di Garlasco, che da diverse settimane stanno attirando l’attenzione di tutti i curiosi, con il filone principale che per ora sembra puntare sulla figura di Andrea Sempio – unico iscritto nel registro degli indagati – con alcune voci e indiscrezioni che puntano anche sulle figure delle cosiddette “gemelle Cappa”, ovvero Paola e Stefania Cappa, cugine di Chiara Poggi; mentre, al contempo, l’ultima parte di questa lunga e articolata indagine su Garlasco sembra puntare sull’impronta 33, ricondotta preliminarmente proprio ad Andrea Sempio e al centro di una richiesta di perizia da parte della difesa di Alberto Stasi, condannato definitivamente per l’omicidio.



Partendo da quella che sembra essere la novità meno importante – ma comunque carica di significato – sembra che la Procura di Pavia non abbia alcuna intenzione di convocare le gemelle Cappa per un interrogatorio: i dubbi sul loro conto sarebbero legati soprattutto a due testimoni (uno ritenuto inattendibile perché avrebbe ritrattato il suo racconto), che le collocherebbero a vario titolo tra la scena del delitto e il canale di scolo recentemente controllato dagli inquirenti, nel quale sono stati rinvenuti alcuni oggetti potenzialmente collegati al delitto, forse proprio l’arma mai trovata; punti, tuttavia, che non sembrano rilevanti per gli inquirenti.



Delitto di Garlasco: l’impronta 33 sembra essere sparita dagli archivi della Procura, rendendola pressoché inutile

Venendo alla figura di Andrea Sempio, a collegarlo inizialmente al delitto di Garlasco ci sarebbe il suo DNA trovato sotto le unghie di Chiara Poggi: un elemento già analizzato all’epoca dell’omicidio e che al tempo non sembrò rilevante; mentre, partendo da qui, recentemente – tra notizie più o meno importanti legate soprattutto all’alibi dell’indagato – è riemersa la cosiddetta impronta 33 che, analizzata grazie a tecnologie non disponibili nel 2007, è stata ricollegata sommariamente al nuovo indagato.



Sull’impronta 33 c’era grandissima attenzione, con i difensori di Alberto Stasi che avevano chiesto di poter inserire il reperto tra quelli protagonisti dell’incidente probatorio del prossimo 17 giugno, ipotizzando – dalle fotografie del reperto – che potesse contenere del potenziale materiale organico compatibile con il sangue di Chiara Poggi: l’impronta sarebbe, dunque, una sorta di “pistola fumante” che posizionerebbe Sempio sul luogo del delitto nell’immediatezza dello stesso.

L’ultimissima novità – con un’indiscrezione lanciata dal Messaggero – però, sembra essere legata al fatto che né la Procura né i RIS avrebbero trovato il pezzo di intonaco originale con l’impronta 33 negli archivi di Garlasco: la conseguenza ovvia è che, senza l’impronta originale, non si potranno svolgere nuovi test, facendo – potenzialmente – cadere la tesi dei difensori di Stasi e rendendo anche l’elemento del match con il palmo di Andrea Sempio pressoché inutile; mentre, a scanso di complottismi, è bene precisare che la distruzione del pezzo di intonaco sarebbe legata a una normale prassi di eliminazione delle prove – tanto per Garlasco quanto per altri delitti – dopo le sentenze passate in giudicato.