Giovanni Allevi è senza dubbio il pianista italiano più famoso al mondo. Il 52enne di Ascoli Piceno è ormai da anni sulla scena, apprezzato anche per la sua evidente eccentricità: «In quanto possibile Asperger – racconta ai microfoni del Corriere della Sera lo stesso immenso musicista – sono avvolto in una ripetitività ossessiva di gesti e comportamenti. La mia risata arriva spesso improvvisa, non contestualizzata. E questo complica tutto da un punto di vista mediatico. Si tratta di una reazione psicologica al tentativo di avere un controllo sulla vita che continuamente mi sfugge. Probabilmente l’essere apolide è il mio peccato originale. La mia dannazione e la mia benedizione insieme».
Tante le passioni di Giovanni Allevi oltre al pianoforte, fra cui anche la corsa: «Con la corsa mi illudo di pedinare la mia inquietudine. Da anni corro quasi un’ora al giorno. La mente si annebbia e affiorano le idee musicali e filosofiche che mi regalano sollievo. Non lo faccio per salutismo ma per fuggire dal buio dell’anima».
GIOVANNI ALLEVI: “IN GIAPPONE SONO QUASI UN EROE”
Giovanni Allevi è apprezzato non soltanto Italia ma anche negli Stati Uniti, terra dove storicamente la musica del Belpaese è amatissima, e persino in Giappone: «Nel corso degli ultimi 15 anni – dice il pianista proprio in merito alla sua fama ad oriente – dopo aver iniziato una carriera negli Usa ho concentrato la mia attenzione soprattutto in Oriente, perché il pensiero orientale contiene degli elementi che per noi occidentali possono rappresentare la salvezza. Valori profondi: il silenzio, l’attesa, la gentilezza, la ritualità». Allevi svela che dalle parti di Tokyo lo considerano «Una sorta di eroe, soprattutto dopo l’episodio difficile che ho affrontato durante un concerto a Kagoshima nel 2017. Mentre mi esibivo ho subìto il distacco della retina. Ma invece di fermarmi e correre all’ospedale, per amore del pubblico ho continuato a suonare, aggravando la situazione. Una follia che mi ha lasciato danni visivi irreversibili. Il giorno dopo sono stato operato d’urgenza a Miyazaki. Così una delle più famose squadre di Kendo, arte marziale della spada, mi ha omaggiato in una cerimonia ufficiale, di una spada onoraria. Come a dire: ero uno di loro».
GIOVANNI ALLEVI: “NON VEDO LA MIA MANO SINISTRA”
E a proposito del distacco della retina, non è facile per Giovanni Allevi continuare a suonare, e i medici gli hanno consigliato di smettere: «Ho una riduzione permanente del campo visivo. Quando suono non vedo la mano sinistra però chiudo gli occhi e appoggio le dita sulla tastiera immaginaria. I medici dicono che dovrei smettere di fare concerti. Non intendo obbedire». Ma c‘è una persona che Allevi non dimenticherà mai? A riguardo il musicista ascolano cita una donna del New Jersey, un’insegnante di italiano che gli insegnò un fatto basilare: «Ho passato l’estate del 2004 a New York a bussare ai luoghi sacri della musica per avere un’audizione, facendo la più grande collezione di porte sbattute in faccia della mia vita. Ero ospite di Olga, un’anziana insegnante di italiano nel New Jersey. La sera, deluso, tornavo a casa sua e lei, che nella vita aveva avuto tutto e perso tutto più di una volta, mi faceva riflettere sul fatto che è più importante il viaggio della meta, che vola solo chi osa farlo. Quando finalmente una porta si è aperta e io ho ottenuto il mio concerto di debutto a NY, Olga era in prima fila per festeggiare la tappa di un viaggio che non ha mai fine. Ora lei non c’è più ma la sua fiducia nel mondo mi è rimasta dentro».