GREEN PASS/ Forte: il Pil in calo porterà Draghi all’obbligo vaccinale

- int. Francesco Forte

Le proteste e i blocchi dei portuali contro il green pass potrebbero portare Draghi a varare l'obbligo vaccinale per salvare il Pil

sondaggi politici Mario Draghi (LaPresse)

Oggi scatta l’obbligo di green pass sui luoghi di lavoro e sono già state annunciate manifestazioni e agitazioni contro tale imposizione sia a Roma che al porto di Trieste. Non è da escludere che ci possano essere blocchi in altri scali portuali italiani. Secondo Francesco Forte, ex ministro delle Finanze e per il Coordinamento delle politiche comunitarie, le agitazioni dei portuali costringeranno il Premier Draghi a virare verso l’obbligo vaccinale. «Si tratta di un provvedimento che finora non si è potuto adottare perché nel Movimento 5 Stelle c’è una base no vax e anche la Lega, come Fratelli d’Italia, che però è all’opposizione, non lo accetta.

La campagna affidata a Figliuolo ha dato buoni risultati, ma c’è ancora fascia di persone che non si è vaccinata anche perché c’è stata una campagna contro AstraZeneca che ha avvantaggiato i vaccini mRna, ma ha danneggiato l’immagine complessiva dei sieri».

Visto che, come ha detto, la maggioranza non è compatta su questo punto, Draghi dovrebbe forzare la mano?

Non ha molta scelta, sarà la situazione economica a spingere Draghi a forzare la mano. La crescita del Pil, infatti, comincia a perdere colpi e se si bloccasse il porto di Trieste o si fermassero altre attività a causa dei no green pass sarebbe inevitabile un altro rallentamento dell’economia, anche perché il mercato del lavoro continua a essere rigido. Inoltre, nel medio lungo termine verrebbero favoriti gli scali portuali di altri Paesi. Si tratterebbe di un grosso problema da affrontare immediatamente, assumendosene anche i rischi: sarebbe il momento del Draghi del whatever it takes.

E la maggioranza resisterebbe a questo passaggio?

Penso di sì, perché si sarebbe di fatto costretti a introdurre un obbligo vaccinale, con le responsabilità che ciò comporta per lo Stato. Ovviamente si dovrebbe dare tempo a tutti di effettuare le due dosi e quindi, una volta effettuata la prima, andrebbero assicurati i tamponi gratuiti in attesa della seconda. La gratuità dei tamponi dovrebbe permanere per quei lavoratori impossibilitati a vaccinarsi per ragioni fisiche in base a una certificazione dell’unità sanitaria di base o per gli stranieri che devono venire in Italia per un periodo molto breve di lavoro. A mio modo di vedere, inoltre, chi ha ricevuto le dosi di Sputnik, Sinovac o Reithera andrebbe considerato vaccinato.

Saremmo però l’unico Paese in Europa con un obbligo di questo tipo…

Altrove non c’è una Costituzione come la nostra, in base alla quale nel campo della sanità bisogna tener conto degli effetti sociali del proprio comportamento. Il diritto alla salute di ciascuno non può menomare quello degli altri. Questo perché la Costituzione italiana, a differenza di altre, ha un’impostazione da economia sociale di mercato. L’obbligo vaccinale quando è necessario è quindi giustificato dalla Costituzione, com’è avvenuto per la prima infanzia, anche in passato. Andrebbe stabilito opportunamente da quale età questo obbligo dovrebbe scattare, ma sicuramente riguarderebbe la fascia di età dei lavoratori. Ovviamente andrebbe esentato chi per ragioni fisiche non può vaccinarsi.

E chi rifiutasse di vaccinarsi andrebbe licenziato?

No, ritengo che il rifiuto a vaccinarsi non dovrebbe rappresentare un motivo valido per il licenziamento. In una situazione complicata come quella attuale non andrebbero adottati provvedimenti simili. Tuttavia, il lavoratore andrebbe messo in Cassa integrazione o sospeso senza retribuzione.

(Lorenzo Torrisi)

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