Il complesso “risiko” per la guerra in Ucraina e per il piano di pace mediato fra Trump, la Russia e l'Europa: gli scenari su cosa potrà succedere
DOPO TRE ANNI DI GUERRA IN UCRAINA FORSE LA PACE È DAVVERO VICINA
Sono passati tre anni di guerra in Ucraina, 36 mesi dall’invasione delle truppe russe nel Donbass che ha cambiato per sempre la storia recente dell’Europa (e non solo): eppure, quando lo scontro sul campo sembra destinato a vedere Kiev soccombere tanto nel Kursk russo quanto nelle altre regioni ucraine sotto attacco di Putin, la pace potrebbe arrivare più veloce e imminente di quanto si potesse immaginare dopo la vittoria di Donald Trump alle ultime Elezioni Presidenziali.
La svolta impressa non senza toni forti e spiazzanti ha portato in poche settimane alla Casa Bianca, ha visto la visita a Parigi con Macron e Zelensky, un primo colloquio telefonico con Putin e i primi negoziati diretti Usa-Russia (in Arabia Saudita) che fungono da preparativo della tregua e cessate il fuoco pronto alla firma. Servirà un vertice diretto fra Trump e Putin (con le diplomazie rispettive al lavoro da giorni per fissare il tavolo decisivo), ma sarà preceduto dalla visita del Presidente ucraino a Washington per provare a fissare due temi chiave.
Da un lato, l’accordo sulle terre rare come richiesta degli Stati Uniti in “cambio” degli aiuti e sostegni sulla fine della guerre; dall’altro, Zelensky vuole garanzia di sicurezza per l’Ucraina e (forse) anche un salvacondotto personale in vista di possibili prossime Elezioni a Kiev
I COLLOQUI USA-RUSSIA E IL PIANO DI TRUMP: LA POSSIBILE USCITA DI SCENA PER ZELENSKY
Dopo la telefonata fra Trump e Putin, la prima sull’asse Casa Bianca-Cremlino dall’inizio della guerra in Ucraina, le trattative per la pace in Ucraina sono letteralmente decollate, con polemiche però in Europa e a Kiev per la messa in “secondo piano” dei governi UE e dello stesso Zelensky. E così dopo il colloquio avvenuto a Riad tra i ministri degli Esteri Lavrov e Rubio, con la messa sul tavolo di una prima bozza di accordo per il cessate il fuoco, dal Governo ucraino sono giunte critiche e attacchi alla Casa Bianca.
Lo scontro diplomatico è divenuto poi eclatante con le parole durissime del Presidente Trump, che definisce Zelensky un «dittatore senza Elezioni«, incapace di frenare la guerra inutile tra Ucraina e Russia: da ultimo, gli Stati Uniti nel tentativo di trovare un accordo con Mosca, ha evitato di definire “aggressore” Putin nonostante l’invasione dell’Ucraina avvenuta tre anni esatti fa. Quello che sembrava l’origine di una escalation di spaccatura totale tra Ucraina-Ue e Stati Uniti, è invece stato il prodromo di una nuova svolta di Trump.
Durante il vertice con Macron alla Casa Bianca, il leader repubblicano ha annunciato l’invito per Zelensky a Washington nei prossimi giorni, prima del vertice con Putin, per provare a chiudere l’accordo sulle terre rare e soprattutto il cessate il fuoco nell’est Europa. Il Presidente ucraino da par suo ha ammesso la possibilità di dimettersi per ottenere un pieno piano di pace, volendo anche l’impegno all’ingresso nella NATO.
Nel dialogo con la Russia, il Segretario di Stato Rubio aveva fissato tre punti chiave del piano in mente dell’amministrazione Trump: una tregua iniziale, l’indizione delle Elezioni in Ucraina (congelate dopo l’inizio della guerra) e infine l’accordo finale a cui parteciperanno non solo Russia e Stati Uniti, ma anche Kiev e l’Unione Europea. Putin si è detto aperto alla presenza di soldati europei sul territorio ucraino per mantenere la pace dopo l’iniziale tregua, così come il conflitto vero e proprio sarebbe solo questione di “settimane” perché volga al termine, parola del Presidente americano in l’accordo con l’omologo russo.
TERRE RARE E RUOLO DELL’EUROPA: COME SI DELINEA LA PACE IN UCRAINA
In tutto questo l’Europa rischia di giocare un ruolo minore nel complesso “risiko” del tavolo negoziale, sebbene sia stata confermata la presenza di vertici UE ai negoziati per far finire la guerra in Ucraina: in ritardo sulla possibilità di partecipare all’accordo sulle terre rare preziose, distante dalla Russia (nonostante i tentativi di Scholz e Macron in questi anni) e impegnata per l’ingresso dell’Ucraina in UE, l’Europa viene vista da Trump come un elemento ancora non centrale per chiudere la guerra.
Di contro, nel dialogo con Meloni prima (elogiata nuovamente dal Presidente americano come «Premier capace e illuminata») e Macron dopo, una potenziale intesa fra Europa e Stati Uniti sarebbe stata raggiunta: l’UE si occuperà delle garanzie di sicurezza dell’Ucraina post-tregua, l’America pensa a trovare l’accordo con Putin e in generale si punta a non fissare una “resa completa” per Kiev.
Non solo per la guerra in Ucraina, ma in generale per un futuro di potenziale “alternativa” alla NATO, da settimane la Commissione Europea e il Consiglio UE dialogano sulla possibilità di una difesa comune europea, una sorta di esercito federale che possa organizzare la sicurezza dei confini europei. Al dossier delicato partecipa anche il Regno Unito di Starmer che triangola con Bruxelles e gli Stati Uniti per trovare una soluzione che non scontenti troppo nessuno.
Mentre Macron e Scholz (che però è stato sconfitto alle Elezioni in Germania) puntano sull’esercito comune europeo, dall’Italia le fonti del Governo italiano smentiscono tale ipotesi, «non è all’ordine del giorno l’invio di truppe italiane». Non solo truppe di “peacekeeping” in Ucraina ma proprio il concetto base della difesa comune europea per ora divide i 27 Paesi europei.