Testo Fine vita rischia rinvio dopo l'estate, si attende nuova sentenza della Consulta: costituzionalisti contro l'eutanasia, "non esiste diritto di morte"
IRA OPPOSIZIONE SUL (POSSIBILE) RINVIO DEL DISEGNO DI LEGGE SUL FINE VITA AL SENATO: COS’È SUCCESSO
La notizia era nell’aria e sebbene non sia ancora ufficiale potremmo dire che è molto probabile: il disegno di legge sul Fine vita, preparato dal Centrodestra compatto su indicazione del Governo Meloni, potrebbe slittare a dopo l’estate. L’impegno sottoscritto dalla Presidente della Commissione Giustizia al Senato – la leghista Giulia Bongiorno – era per l’approdo della bozza del ddl Fine vita entro il prossimo 17 luglio, o comunque prima della pausa estiva del Parlamento.
I tempi però rischiano di allungarsi, sia per la preparazione degli emendamenti che dalle opposizioni si preannuncino ingenti per modificare il testo di base del Centrodestra, e sia per ulteriori verifiche e dubbi che restano in seno alla maggioranza su un tema molto delicato e che potrebbe potenzialmente “aprire” al suicidio assistito, se non addirittura l’eutanasia di Stato. L’imprinting del Governo Meloni è invece di creare una legge che si avvicini il più possibile ai rilievi delle sentenze della Corte Costituzionale, facendo leva sulle cure palliative ove possibile ed evitando “spericolati” e pericolosi avanzamenti verso un’eutanasia sostanziale (come vorrebbe parte del Centrosinistra).
Il testo del suicidio assistito che dovrà essere approvato dalle Commissioni Giustizia e Affari Sociali al Senato rischia di rimanere compresso dai tanti decreti e appuntamenti in scadenza, il che renderebbe la discussione in Aula molto limitata per un tema tutt’altro che “poco divisivo”. Con i prossimi interventi previsti per martedì prossimo 15 luglio 2025 – in quota sinistra i rilievi dei giudici Amato e Zagrebelsky, mentre proposti dalla destra si attendono gli spunti dei magistrati Violini ed Esposito – si preannuncia un dialogo molto approfondito che poi difficilmente potrebbe essere “contenuto” con il voto a Palazzo Madama prima della pausa estiva.
Detto che i partiti sembrano quasi tutti orientati ad una libertà di coscienza data ai propri parlamentari, la possibilità che si arrivi al rinvio del disegno di legge è ad oggi molto probabile del via libera prima di agosto: secondo fonti parlamentari ad “Avvenire”, si potrebbe protrarre il dossier del Fine vita almeno entro l’autunno 2025, con le ire del campo largo progressista che iniziano a farsi sentire in maniera “rumorosa”. Per il senatore Boccia del Pd il Centrodestra starebbe facendo “melina” per non arrivare alla legge finale, chiedendo inoltre che si possa avviare l’iter del suicidio assistito tramite il servizio sanitario nazionale (invece escluso ad oggi dalla bozza di testo del Centrodestra).
I DUBBI SUI CONTENUTI E IL GIUDIZIO DEI COSTITUZIONALISTI: IL SUICIDIO ASSISTITO È CONTRO LA COSTITUZIONE, “NON ESISTE UN DIRITTO ALLA MORTE”
La tutela della vita dal concepimento fino alla morte aveva fatto scattare su tutte le furie l’intero arco delle opposizioni, ritenendo che il Governo Meloni volesse con la legge del Fine vita arrivare addirittura a “modificare” gli articoli sull’aborto in Costituzione. Niente di tutto questo, almeno secondo il Centrodestra, che invece ribatte con la volontà di trovare un testo il più possibile condiviso sul Fine vita in modo da evitare “fughe in avanti” verso il crinale pericoloso dell’eutanasia, e applicando il diritto sancito in Consulta sull’aiuto alla morte di Stato.
La maggioranza è d’accordo sull’aumentare fondi e provvedimenti per le cure palliative, mantenendo il principio cardine del diritto all’aiuto per la vita piuttosto che per una “dolce morte”, e per questo non convince l’ipotesi di destinare i pagamenti dei suicidi assistiti al SSN.
In tutto questo è atteso il pronunciamento a giorni della Corte Costituzionale sulla richiesta di aiuto al suicidio giunto in Toscana da Libera (55enne toscana affetta da sclerosi multipla), che chiede di poter essere aiutato alla somministrazione del farmaco del Fine vita in quanto fisicamente paralizzata per poter provvedere in autonomia. Se dovesse arrivare luce verde dalla Consulta si avrebbe in Italia una prima vera forma di eutanasia, e forse questo elemento più di tutti avrebbe consigliato “prudenza” e attesa alla maggioranza per capire come potersi comportare davanti a casi estremi come quello della paziente in Toscana.
In questo complesso dibattito spunta l’interessante parere di due costituzionalisti come i professori Aldo Rocco Vitale (Università Europea di Roma) e Daniele Trabucco (SSML di Roma) che sottolineano come la Costituzione italiana impedisca con chiarezza l’utilizzo e il via libera ad un “diritto di morte”: il reato di omicidio del cittadino consenziente è riconosciuto come compatibile – spiegano gli esperti a “La Verità – con la Carta della Consulta, e dunque non si può “cedere” alle pressioni di media e opposizioni.
La “pietas” laica per concedere il suicidio assistito o l’eutanasia non «può valere come atto giuridico e dunque non può sostituire il principio di indisponibilità dell’esistere». In tal senso, il diritto “alla morte” garantito dallo Stato non fa che «violare la Costituzione» e non può certo essere inserito nel prossimo disegno di legge sul Fine vita.