A Quarto Grado il giallo di Liliana Resinovich, con le dichiarazioni di Carmelo Abbate su Sebastiano e non solo, ecco che cosa ha detto
Si parla del giallo di Liliana Resinovich negli studi di Quarto Grado, con tutti gli ultimi aggiornamenti sull’omicidio di Trieste. Per Carmelo Abbate alla fine il caso resterà irrisolto e soprattutto non verrà incriminato l’unico indagato fino ad oggi, Sebastiano Visintin, marito della vittima. “Il caso di Liliana Resinovich resterà irrisolto – precisa l’opinionista fisso del talk diRete 4 – e che questa indagine possa a portare ad un briciolo di prova contro Sebastiano ve lo dovete levare dalla testa”.
Quindi argomenta: “Se Sebastiano avesse ucciso Liliana vuol dire che saremmo di fronte ad un vero genio di crimine. Nonostante avrebbe ucciso Liliana in un modo che nessuno ha mai concepito con tale precisione è anche riuscito a farsi passare per cretino con tutto il rispetto per lui, trasmettendo l’immagine di uno che non ha lo spessore criminale per fare qualcosa del genere, è un profilo che non si addice a tutto questo”.
Poi aggiunge: “Non è che per uccidere una persona devi essere un genio del crimine, se devi farlo a queste condizioni però non sei una persona normale”. Poi si domanda: “Se hai usato il coltello per tagliare il cordino poi che fai, te lo porti a casa? Allora siamo di fronte ad un genio del crimine o a che cosa? E se dall’analisi dei telefoni venisse fuori un altro uomo?”, domanda poi provocatorio in chiusura di servizio.
LILIANA RESINOVICH, IL PUNTO DI GAROFANO E DEL PROCURATORE
Concorde il generale Garofano, consulente di Sebastiano Visintin, secondo cui “Non mi sembra una persona che nasconda qualcosa, e lo dico anche a ragion venduta. C’è un accertamento della polizia sulla GoPro (i famosi filmati registrati da Sebastiano il 14 dicembre 2021, quando Liliana veniva presumibilmente uccisa ndr) che riscontra gli orari rispetto ad accertamenti fisici della città di Trieste. Noi non ci sottraiamo ad accertamenti, anche noi vogliamo sapere la verità”, chiosa.
Quarto Grado ha potuto parlare anche con Patrizia Castaldini, nuova procuratrice di Trieste, che in merito al caso di Liliana Resinovich precisa: “Metto la mia esperienza al servizio della collettività, dell’indagine, della procura e dei colleghi. Per Liliana Resinovich le indagini saranno fatte in maniera rapida, veloce e seria, faremo chiarezza. Io sono abituata a parlare leggendo gli atti quindi anche io ho saputo dei mass media che ne parlano, dai testimoni e da chi commenta, sono abituata a vedere gli atti e poi all’esito ne parleremo, io spero e credo che ci sarà giustizia per Liliana”.
LILIANA RESINOVICH, LE POSSIBILI RISPOSTE DAI TELEFONI DI LILY
Infine le dichiarazioni di Michele Vitiello, ingegner nominato da Sebastiano Visintin come suo consulente, che in merito alle nuove analisi sui telefoni di Liliana Resinovich precisa: “Sono passati ormai quasi 3 anni e mezzo, lo stato dell’arte della copia forense è un po’ cambiata in questi anni quindi ad oggi possiamo fare copie forensi molto più avanzate rispetto a quelle dell’epoca.
Una delle cose che potrebbe essere di interesse è trovare se ci sono stati dei movimenti, si potranno andare a vedere applicazioni legate ai passi, ai movimenti possibili del dispositivo”. Importante sarà ad esempio comprendere se il GPS dei telefoni fosse attivo: “Se il GPS era attivo all’interno di questi dispositivi si potrebbe vedere ad esempio se il telefono si è mai recato sul luogo dove si è recata Liliana: nel territorio di Trieste non ci sono molte celle, e coprono aree estese quindi non sono significative a differenza del GPS”.
Le nuove indagini stanno analizzando a 360 gradi tutti gli elementi che potrebbero portare alla verità, a cosa sia accaduto a Liliana Resinovich, ma sono molti convinti che sarà una inchiesta molto complessa, visto che ad oggi non vi sono dei veri e propri sospettati e soprattutto, sono già passati tre anni e mezzo dai fatti.
