A Storie Italiane il giallo di Liliana Resinovich con l'ultima testimonianza del ristoratore di Trieste: il commento del fratello Sergio, le sue parole
A Storie Italiane si parla dell’omicidio di Liliana Resinovich e in collegamento vi era Sergio, il fratello della vittima. Il focus è sulla recente testimonianza di un ristoratore di Trieste che ha parlato di una richiesta di due sacchi neri da parte di Lilli. Sergio ha spiegato: “Le sue dichiarazioni le ho sentite perché le trasmissioni locali le hanno fatto sentire e mi sembra strano. È curioso. Dall’inizio cosa succede? Praticamente viene detto che era un suicidio ed è stata chiesta l’archiviazione, poi abbiamo fatto ricorso, ci hanno dato ragione, un giudice ha riaperto tutto per omicidio chiedendo di spiegare ben 25 punti.
Sono passati altri due anni, non ricordo con precisione, fino a che anche la procura ha cambiato strategia ma non è stato fatto ancora niente. Da quando c’è la nuova procura, in marzo il mio ex cognato è stato indagato per omicidio e occultamento di cadavere con l’aggravante di essere un familiare, e da quel momento hanno cominciato ad emergere tutte queste curiosità”.
Per il fratello di Liliana Resinovich: “Ogni volta che si va avanti con un pezzetto di indagine arriva la signora della Wind che dice una cosa, poi la youtuber del telefonino del mio ex cognato che lei da un anno dopo in questura per una perizia, poi è arrivato il tipo che ha detto di aver causato la rottura della vertebra T2 a mia sorella — tra l’altro non c’è nessuna relazione medica di ciò che ha fatto quel giorno — e lui è stato indagato”. Sergio si domanda: “Perché il pizzaiolo parla solo ora?”.
LILIANA RESINOVICH, SERGIO SULL’ALBERGATRICE JASMINA
Per poi ricordare un’altra testimonianza ritenuta invece credibile dall’accusa, quella dell’albergatrice Jasmina che parlò di un acceso litigio fra Sebastiano e Liliana Resinovich durante uno degli ultimi incontri fra i due: “Di Jasmina posso solo dire che quando mi ha contattato le ho creduto perché Lilli mi diceva che andavano in questo B&B e c’era questa albergatrice con cui erano amici. Jasmina è stata sentita dopo, visto che la prima volta che lei aveva parlato la procura di prima non l’aveva mai ascoltata perché si pensava ancora al suicidio, poi dopo Jasmina è stata sentita e per me è una donna molto coraggiosa perché ha detto delle cose nonostante avesse paura; lei è stata minacciata più volte con delle telefonate, poi mio cognato l’aveva chiamata dicendo che aveva l’auto rotta, e lei per fortuna non era andata ad aiutarlo…”.
E ancora: “Ma è tutto agli atti, comunque io credo alla signora e mi dispiace che sia stata paragonata agli altri testimoni come questo dei sacchi e il tecnico dell’autopsia, per me è vergognoso. Questa testimonianza del pizzaiolo esce quando la Cassazione dice no alla terza perizia, quindi mi chiedo: questo ex cognato che vuole la giustizia, perché non collabora e va a dire quello che è successo? Sta facendo un teatrino tipo cabaret”.
In studio a Storie Italiane vi era anche l’avvocato Cozza, legale di Silvia Radin, cugina di Liliana Resinovich, che ha spiegato: “Questa testimonianza arriva dopo che la Cassazione ha dichiarato inammissibile una super perizia. Stiamo già dedicando troppo tempo a questa vicenda. Se la super perizia non è stata accolta significa che la ricostruzione fatta dalla professoressa Cattaneo è quella corretta, quindi dal punto di vista della medicina legale dobbiamo parlare di omicidio, anzi di femminicidio. Queste figure che arrivano dal niente dobbiamo ignorarle. C’è da rispettare una famiglia e una vittima, non si può giocare con queste dichiarazioni”.
LILIANA RESINOVICH, LE PAROLE DELL’AVVOCATO COZZA
Poi ha aggiunto: “L’albergatrice Jasmina dà una ricostruzione diversa della coppia Sebastiano–Lilli; abbiamo acquisito queste indagini e poi le abbiamo mandate in procura, e vi erano allegati messaggi e foto, c’erano elementi che facevano ritenere Jasmina attendibile. Qui invece spuntano come funghi. Jasmina dà un’informazione importante, che a fine estate/autunno i rapporti della coppia cambiano mentre prima erano diversi”.
Infine le parole della genetista Marina Baldi, del team difensivo della famiglia di Liliana Resinovich: “Sacchi neri? Mi rifiuto di parlare di sacchi della spazzatura che compro quotidianamente, lo trovo vergognoso e ridicolo per la memoria di Liliana”. Chiara quindi la posizione dell’accusa che considera assolutamente inattendibile l’ultima testimonianza. La sensazione è che il giallo di Liliana Resinovich si stia avvicinando molto a quello di Garlasco, dove ogni giorno emergono delle testimonianze e degli scoop che, alla fine, si rivelano inconcludenti. Dall’altra parte bisognerebbe provare comunque a non tralasciare ogni pista e fare opportune verifiche anche per comprendere se tutti questi testimoni siano dei semplici mitomani o se vi sia un fondo di verità.