Malattia di Martina Nasoni, la cardiomiopatia ipertrofica e il trapianto di cuore: un ispessimento che ostacola il passaggio del sangue e...
MALATTIA DI MARTINA NASONI: IL PACEMAKER E…
Malattia di Martina Nasoni, quali problemi aveva al cuore l’ex vincitrice del “Grande Fratello” e cosa sappiamo della patologia cardiaca con cui aveva convissuto per diversi anni prima del trapianto subito la scorsa estate che le ha regalato una ‘seconda vita’?
Nella puntata di “Verissimo” che ci accingiamo a vedere ci sarà la tanto attesa intervista alla 27enne modella e conduttrice che parlerà della sua rinascita dopo che nel suo petto batte il cuore sano di un anonimo donatore: e con l’occasione la ragazza di origini umbre tornerà a parlare anche della condizione congenita con cui ha dovuto convivere per diverso tempo. Ma cosa sappiamo della cardiomiopatia ipertrofica, la malattia di Martina Nasoni? Spieghiamo di cosa si tratta, le cause, i sintomi e come si cura.
Per parlare della malattia di Martina Nasoni dobbiamo innanzitutto fare un po’ di chiarezza e spiegare dal punto di vista scientifico in cosa consiste la cardiomiopatia ipertrofica, una patologia che ha origini genetiche e da cui la 27enne è affetta sin dalla nascita. Nel suo caso sarebbe stata ereditata dalla madre e dalla nonna (mancata a soli 35 anni a causa di questo problema) e la diretta interessata aveva già avuto modo di raccontare che consiste in un ispessimento del cuore che ostacola il passaggio del sangue.
Sin dall’età di dodici anni la futura vincitrice del “Grande Fratello” aveva dovuto convivere con un pacemaker e limitazioni all’attività sportiva: “Una vita a volume basso, senza picchi” come ha scritto qualcuno, proprio per evitare rischi. Infatti, stando alla definizione che se ne dà sul sito del Gruppo San Donato la cardiomiopatia ipertrofica è una malattia genetica caratterizzata dall’aumento di spessore delle pareti del ventricolo sinistro.
CARDIOMIOPATIA IPERTROFICA, UN ISPESSIMENTO DEL…
Il nome della malattia di Martina Tosoni deriva dal fatto che c’è un numero maggiore di cellule del muscolo cardiaco, le miocellule (da qui il termine cardiomiopatia), “in disordinato rapporto tra di loro”: stando ai dati, la patologia colpirebbe una fascia della popolazione compresa tra lo 0,2 e lo 0,5% della popolazione adulta, e come principale conseguenza c’è la minore elasticità del ventricolo sinistro che ha più difficoltà dunque a distendersi e ad accogliere al suo interno il flusso del sangue. Da qui una pericolosa insufficienza cardiaca di tipo diastolico con il setto che separa i due ventricoli del cuore che diventa così spesso da ostruire l’efflusso sanguigno. Come accennato, le cause sono genetiche per via di una o più mutazione di diversi geni, aspetto che porta la cardiomiopatia ipertrofica a essere classificata a seconda del grado di gravità.
Per quanto concerne i sintomi della malattia di Martina Nasoni, variano a seconda dell’entità dell’ostruzione e alla sua ‘sede’: vi sono anche casi di pazienti totalmente asintomatici (ipertrofia lieve) e altri caratterizzati da una sintomatologia più evidente con dolori al petto, stanchezza, mancanza di fiato, aritmie con pericolose fibrillazioni ventricolari e che possono risultare letali. Se la diagnosi per rilevare questa patologia consiste nel classico elettrocardiogramma e nell’individuazione di un ‘soffio’ auscultando il cuore, va ricordato che si rendono necessari ecocardiogramma e risonanza magnetica per quantificare il grado dell’ipertrofia, oltre a test genetici. Infine, per quanto concerne le cure, si fa riferimento a farmaci calcio-antagonisti e betabloccanti oltre ai vasodilatatori, soprattutto in condizioni normali, mentre nei pazienti con maggiori rischi di aritmie si impianta un ICD (defibrillatore cardiaco simile a un pacemaker), mentre il trapianto è ovviamente una scelta estrema che, tuttavia, in Italia è eseguita solo presso pochi centri specializzati (tra cui l’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo) e riguarda quei pazienti che per i quali le terapie non risultano più sufficienti.