Troppo allarmismo sulle mutazioni del Covid: questo il giudizio di Massimo Clementi. Intervistato da La Stampa, il professore ordinario di Virologia del San Raffaele di Milano ha spiegato che i virus evolvono da sempre e di trovare «un po’ di isteria nell’affrontare le nuove varianti». Grande preoccupazione negli ultimi giorni per la variante sudafricana, ma l’esperto ha evidenziato che è ancora troppo presto per definirla una mutazione.
L’unica variante studiata approfonditamente è quella inglese, che vanta una mutazione nella proteina Spike che consente al virus di replicare meglio: «Dunque è più infettiva, ma un po’ meno patogena, che è poi il destino di queste varianti. Il virus quando trova delle resistenze, come tanti guariti o vaccinati, muta per sopravvivere e tende a indebolirsi».
MASSIMO CLEMENTI: “”
Sempre a proposito di mutazioni, Massimo Clementi ha chiarito che la variante brasiliana è meno studiata e per ora è circoscritta al Sudamerica. Nel nostro Paese sono state registrate mutazioni a Brescia, Ancona e Roma, ma non si sono affermate. «Di varianti ce ne saranno, probabilmente meno patogene, anche se potrebbero richiedere qualche modifica dei farmaci», ha aggiunto il virologo, che ha dunque invocato un’accelerazione per la campagna vaccinale: «Bisogna tenere presente che maggiore è la pressione immunitaria, tra guariti e vaccinati, più aumentano le mutazioni».
Massimo Clementi ha poi rimarcato che al momento non c’è un rischio legato all’innalzamento dell’immunità di gregge – dovrebbe restare tra 70 e 80% – discorso diverso per quanto riguarda i tempi di raggiungimento: «Dipenderà dai rifornimenti e dall’organizzazione. Senza altri imprevisti e ritardi finire la vaccinazione entro l’anno è ancora realistico. Sarebbe importante proteggere gli over 50 prima dell’estate, perché significherebbe mettere al sicuro i più a rischio».