L’introduzione alla Santa Messa di questa mattina rappresenta per Papa Francesco un modo per “spegnere” le tante polemiche sorte negli ultimi giorni tra la Chiesa e lo Stato italiano in merito al nodo delle messe ancora “vietate”: se da un lato gli accordi tra Cei e Conte potrebbero far tornare i fedeli nelle celebrazioni dal prossimo 10 maggio, il Santo Padre da Santa Marta invoca «In questo tempo, nel quale si incomincia ad avere disposizioni per uscire dalla quarantena, preghiamo il Signore perché dia al suo popolo, a tutti noi, la grazia della prudenza e della obbedienza alle disposizioni, perché la pandemia non torni». Di contro, nell’omelia centrale lascia poi tutto lo spazio al tema del martirio contro la calunnia, della santità contro il “chiacchiericcio” che rappresenta un vile anticipo del piccolo linciaggio quotidiano che molti sono costretti a subire per la propria fede. Papa Francesco parte dalla figura di Santo Stefano Martire nelle letture per giungere fino ai giorni nostri:
«Una bestialità, partire dalle false testimonianze per arrivare a “fare giustizia” […] Questo succede anche con i martiri di oggi: i giudici non hanno possibilità di fare giustizia perché sono già stati giudicati. Pensiamo ad Asia Bibi, per esempio, che abbiamo visto: dieci anni in carcere perché è stata giudicata da una calunnia e un popolo che ne vuole la morte. Davanti a questa valanga di notizie false che creano opinione, tante volte non si può fare nulla: non si può fare nulla». In conclusione l’accenno anche alla bestialità e orrore della Shoah: «La Shoah è un caso del genere: è stata creata l’opinione contro un popolo e poi era normale: “Sì, sì: vanno uccisi, vanno uccisi”. Un modo di procedere per “far fuori” la gente che è molesta, che disturba. Tutti sappiamo che questo non è buono, ma quello che non sappiamo è che c’è un piccolo linciaggio quotidiano che cerca di condannare la gente, di creare una cattiva fama alla gente, di scartarla, di condannarla».
PAPA FRANCESCO, “CRISTO È UN INCONTRO”
«Il Signore fa tornare sempre al primo incontro, al primo momento nel quale Lui ci ha guardato, ci ha parlato e ha fatto nascere dentro di noi la voglia di seguirlo»: come diceva ieri Papa Francesco nell’omelia della Messa da Casa Santa Marta, il cristianesimo è un fatto prima ancora che una dottrina, è un incontro e per questo è tanto importante quanto fondamentale che quanto prima si possa tornare a celebrare celebrazioni “in presenza di pubblico”. La polemica ha montato per tutta la giornata di ieri e si attende che questa mattina nella nuova Santa Messa dalla Cappella di Casa Santa Marta anche il Pontefice possa contribuire laddove già nelle scorse settimane aveva “sbottato” circa il persistere delle celebrazioni solo in diretta tv e video streaming: utilissimi e sempre in grado di far giungere la parola di Dio in ogni angolo del mondo, ma ovviamente non in grado di sostituire l’Eucaristia e la carnalità della vita comunitaria.
In attesa delle nuove riflessioni che Papa Francesco terrà nella Santa Messa di oggi martedì 28 aprile (dalle ore 7 su Rai 1, Tv2000, RaiPlay e YouTube VaticanNews), nell’omelia di ieri l’accento forte è stato posto sul tema dell’incontro: «Ci allontaniamo. La grazia di tornare sempre alla prima chiamata, al primo momento: non dimenticare, non dimenticare la mia storia, quando Gesù mi ha guardato con amore e mi ha detto: “Questa è la tua strada”; quando Gesù tramite tanta gente mi ha fatto capire qual era la strada del Vangelo e non altre strade un po’ mondane, con altri valori. Tornare al primo incontro».
LA MESSA (SOLO) IN VIDEO STREAMING
La giornata di ieri è poi stata purtroppo scenario di un lungo scontro a distanza tra il Governo italiano e la Chiesa Cattolica in merito al nuovo Dpcm che vieta ancora l’apertura delle chiese per le celebrazioni religiose. «Dopo queste settimane di negoziato che hanno visto la CEI presentare Orientamenti e Protocolli con cui affrontare una fase transitoria nel pieno rispetto di tutte le norme sanitarie, il Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri varato questa sera esclude arbitrariamente la possibilità di celebrare la Messa con il popolo»; in maniera ancora più dura il passaggio finale dove i vescovi italiani ribadiscono «Dovrebbe essere chiaro a tutti che l’impegno al servizio verso i poveri, così significativo in questa emergenza, nasce da una fede che deve potersi nutrire alle sue sorgenti, in particolare la vita sacramentale».
In serata ieri è arrivata la controreplica del Premier Conte in visita a Milano: «Lavoreremo per definire un protocollo di massima sicurezza per garantire a tutti i fedeli di parteicipare alle celebrazioni liturgiche, contiamo di definire questo protocollo in pieno spirito di collaborazione con la Cei». Nello specifico della polemica sollevata dalla Chiesa, Conte ribadisce «Dispiace molto perché questo governo rispetta tutti i principi costituzionali. Dispiace di creare un comprensibile rammarico della Cei. Ci siamo anche sentiti con il presidente Bassetti, non c’è un atteggiamento materialista da parte del governo, nessuna mancanza di sensibilità. C’è sì, una certa rigidità del Cts anche sulla base della letteratura scientifica che loro hanno a disposizione sui contagi». Per ora la Santa Messa rimane solo in video streaming (non solo quella di Papa Francesco ma anche tutte quelle diocesane nelle varie Regioni), ma dalle prossime settimane si potrebbe forse avere un’inversione di tendenza che riporti l’Eucaristia – non un simbolo, ma un reale “pezzetto” del Corpo di Cristo – al centro della vita della Chiesa.
I Vescovi italiani non possono accettare di vedere compromesso l’esercizio della libertà di culto. Nota della Cei dopo la conferenza stampa di Giuseppe #Conte e la presentazione del Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri sulla #Fase2
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— @CEI (@UCSCEI) April 26, 2020