La Pasqua è la festa di Cristo risorto. Ma proprio la resurrezione è una parola di cui abbiamo smarrito il significato

Da quando la cultura dell’Ottocento ha affermato che “Dio è morto”, la parola “resurrezione” si utilizza sempre di meno nel vocabolario pubblico o la si confonde con la reincarnazione.

Eppure, re-surgere ci parla di chi si “rialza dallo stare piegato”. È una legge inscritta nella creazione: tutto ciò che è caduco nasce nel suo al-di-là.



Le mitologie e le filosofie religiose, dai Campi di Aaru dell’antico Egitto all’Ade greco, fino alla dottrina della reincarnazione in ambito buddista e induista, testimoniano l’aspirazione umana a trascendere la morte e riaffermare la vita.

Tuttavia la risurrezione non è l’esperienza del “tornare indietro” dal regno dei morti, che non riuscì a Euridice malgrado l’amore di Orfeo; non è l’eterno ritorno del tempo pensato dai Greci, né un ripristino di sistema del pc. La resurrezione è una soglia, avviene quando la notte lascia spazio al giorno, come il bruco si trasforma in farfalla, il buio (interiore) improvvisamente trova la luce. Chi risorge, lo fa dopo aver attraversato la morte: un tradimento, un fallimento, una malattia, una violenza, una guerra. La vita che viene dopo germina da quella morte.



La risurrezione non è un’idea, è un’esperienza: il corpo di Cristo risuscitato dall’amore del Padre. Credere che Gesù, il crocifisso, sia il Risorto è tutta la nostra fede. È la condizione per poter risorgere con lui. Sta scritto all’interno della creazione: tutto ciò che è destinato a morire nasce nel suo al-di-là e risorge in Cristo. E la croce rimane la porta stretta della risurrezione.

Cosa insegna al mondo la morte in croce di Gesù? Certo, la morte vince sulla vita biologica, ma l’amore vince la morte. Gesù muore “in” Dio, direbbe Eberhard Jüngel, anche se la morte di Gesù non è la morte “di” Dio. È l’esperienza di come il Dio trinitario (il Padre, il Figlio e lo Spirito) assuma in sé la morte di Gesù. È questo il punto più alto dove l’amore può arrivare: fino a salvare tutti i poveri cristi che soffrono per il male del mondo.



Per questo “la croce è l’enigma con cui Dio risponde all’enigma dell’uomo. Un Dio crocifisso non corrisponde a nessuna concezione religiosa o atea. È una rappresentazione oscena, fuori della scena del nostro immaginario: è la distanza infinita che Dio ha posto tra sé e l’idolo”, ha scritto p. Silvano Fausti.

Lo dimostra la dura legge dell’amore che costringe a portare il peso della croce, a sacrificare l’io per il noi, a non scappare davanti a chi soffre. Altrimenti i noti conflitti tra cultura laica e religiosa generano lo stesso problema: dall’immagine di Dio che presuppongono, emerge il Dio in cui credono e per cui fanno le guerre. Gesù con il suo amore disarma le nostre scelte e i sogni di potere.

Ma la resurrezione non è automatica, ci sono almeno tre condizioni per comprenderla.

Anzitutto, devono passare “tre giorni”, un tempo simbolico che dice di una rottura tra un prima e un dopo. La risurrezione non segue immediatamente la morte. Durante questa “assenza” e in questo “silenzio” di Dio siamo chiamati a giocare la nostra fiducia e la nostra fede nella Parola che Gesù aveva confidato a Maria: “Io sono la risurrezione e la vita” (Gv 11,25).

Poi, come si legge nei Vangeli e negli Atti degli Apostoli, occorre riconoscere le apparizioni del Signore nella propria vita. Gesù viene visto da chi lo ha voluto conoscere interiormente attraverso una vita di servizio, i sacramenti e la preghiera. Infine, occorre avere una gioia profonda che ti faccia esclamare: “Cristo è veramente risorto”.

Non è risorto uno che
si è alzato dalla tomba:
è risorto il Vivente,
colui che era morto
ed ora vive per sempre.

È risorto il senso delle cose,
è risorto il senso della vita,
è risorto il dolore,
è risorto anche il nostro morire.

Ora sappiamo perché si nasce,
perché si muore,
perché si soffre.

Ora ogni ferita può essere guarita,
ogni lacrima può essere asciugata,
ogni solitudine abitata.

È risorto l’Amore,
e ha vinto la morte.

Di parole così ha bisogno il mondo. La Pasqua è in principio il ricordo della liberazione di Israele dalla schiavitù dell’Egitto, ma grazie a Cristo per i cristiani diventa la festa del corpo che vive sotto la carne e che la morte non può distruggere.

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