Dopo oltre due anni si è interrotta la serie negativa per la produzione industriale italiana. Ora va sospinta la domanda interna
Dopo 26 mesi consecutivi di calo, la produzione industriale italiana ad aprile è tornata a crescere su base tendenziale, facendo registrare un +0,3%. La ripresa è stata trainata in particolare dall’industria del legno, della carta e stampa (+4,3%), dalla fornitura di energia elettrica e gas (+4,3%) e dalla fabbricazione di computer e prodotti di elettronica (+3,3%).
È proseguito, invece, il momento negativo della fabbricazione di mezzi di trasporto (-9,5%) e si è aggravata la situazione della produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (-11% dal -3,7% del mese precedente).
Secondo Luigi Campiglio, Professore di Politica economica all’Università Cattolica di Milano, il rialzo tendenziale dell’indice complessivo resta comunque «una buona notizia, nel senso che una svolta può cominciare solo interrompendo una serie negativa così lunga con un dato positivo. Bisognerà ora vedere nei prossimi mesi se si potrà avere stabilmente una ripresa della produzione industriale o se ci sarà invece una ricaduta. Molto potrebbe dipendere anche da come andrà la trattativa tra Usa e Ue sui dazi».
I timori sui dazi potrebbero spiegare anche il -11% tendenziale registrato dalla produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici?
Si tratta di un settore in cui il nostro Paese è cresciuto molto negli ultimi anni e sarebbe importante che si consolidasse, vista anche la ricerca che è a esso collegata. Purtroppo non è ben chiaro che impatto potranno avere le politiche commerciali che Trump ha annunciato in diverse occasioni di voler adottare anche per quel che riguarda il comparto farmaceutico. Federfarma ha già evidenziato che un dazio del 25% avrebbe un forte impatto sulla filiera produttiva italiana. Non sappiamo, tuttavia, come si risolverà la trattativa tra Ue e Usa sui dazi e con quali tempistiche. E l’incertezza non aiuta.
Nonostante il Piano d’azione europeo presentato da Bruxelles all’inizio di marzo, non si vedono ancora segnali di ripresa per l’automotive…
Anche su questo settore, che come noto in Europa non vive un buon momento, influiscono le incertezze legate ai dazi. Col passare dei mesi si farà sentire anche la concorrenza cinese, ma per certi versi con Pechino sembra esserci uno spazio di contrattazione maggiore rispetto a quello esistente con l’Amministrazione americana, che pare solamente intenzionata a punire l’Ue.
Come si può cercare di sostenere l’industria in modo da favorire un trend di ripresa continua di fronte a tanta incertezza?
La via maestra più robusta è quella di migliorare il potere d’acquisto dei lavoratori italiani così da far crescere la domanda interna in modo più stabile rispetto ad altre misure che, invece, possono avere un effetto più volatile. È un qualcosa che non è impossibile da realizzare.
>In che modo lo si potrebbe realizzare?
Per esempio, tramite gli accordi tra le parti sociali per aumentare la produttività, e conseguentemente i salari, che sono stati sollecitati in diverse occasioni, anche recentemente. Credo che si tratti di una strada che andrebbe quantomeno esplorata, perché in questa situazione, dove grazie al taglio dei tassi della Bce le condizioni del credito possono migliorare, un aumento del potere d’acquisto delle famiglie potrebbe tramutarsi in una domanda aggiuntiva in grado di portare ulteriori segnali positivi alla dinamica produttiva del Paese.
Pensa che debba esserci un coinvolgimento dello Stato in questo tipo di accordi o basterebbe la volontà delle parti sociali?
Alle denunce dei problemi esistenti occorre far seguire delle azioni concrete. Le parti sociali potrebbero, quindi, già autonomamente cercare di raggiungere accordi di questo tipo ed eventualmente farsi poi supportare dallo Stato. In tal senso molto dipende anche dallo spazio fiscale a disposizione.
Questa iniziativa delle parti sociali sarebbe possibile oggi dopo i referendum che hanno visto una parte del sindacato schierarsi politicamente in modo piuttosto netto?
Penso che proprio dopo i referendum ci sia l’occasione per tutte le parti sociali, compresa anche Confindustria che ha dato la sua disponibilità a discutere con i sindacati del tema dei salari, di passare dalle parole ai fatti seguendo una direzione molto concreta che sicuramente raccoglierebbe il consenso dei lavoratori.
(Lorenzo Torrisi)
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