Cos'è e cosa prevede la riforma della giustizia del Ministro Nordio: Senato approva con 106 Sì. Csm, proteste e Alta Corte: tutte le novità

I 106 SÌ ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA: GOVERNO INCASSA IL VIA LIBERA ANCHE DAL SENATO

Con 106 voti favorevoli, 61 contrari e 11 astensioni il Governo Meloni ottiene la seconda luce verde alla riforma della giustizia messa a punto dal Ministro Carlo Nordio: dopo le forti polemiche dei giorni scorsi, Palazzo Madama approva il disegno di legge con revisione costituzionale che porta – tra gli altri elementi – la separazione delle carriere interne alla magistratura (ovvero tra pm e giudici).



Si tratta del secondo dei quattro iter previsti dalle riforme costituzionali: dopo l’ok alla Camera del 16 gennaio, il via libera oggi al Senato e il ritorno nei prossimi 6 mesi di nuovo a Montecitorio e Palazzo Madama: proteste ingenti in aula durante e dopo il voto sulla riforma della giustizia, con numerosi cartelli contro il Ministro Nordio. Nel pomeriggio invece (dopo le 16.30) è confermato in CdM il piano contro il sovraffollamento delle carceri che verrà illustrato dallo stesso Guardasigilli prima del licenziamento del nuovo decreto.



COSA SUCCEDE OGGI AL SENATO: SI ATTENDE IL SECONDO OK ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA

Non dovrebbero esserci sorprese oggi al Senato per il secondo voto parlamentare sulla riforma della giustizia presentata dal Ministro Carlo Nordio e licenziata dal Consiglio dei Ministri lo scorso 29 maggio 2024: dopo la prima storica approvazione alla Camera nel gennaio di quest’anno, il percorso tortuoso di questa importante riforma costituzionale passa oggi dal Senato dopo che settimana scorsa in Commissione Affari Costituzionali il Governo Meloni è riuscito ad ottenere la conferma in sostanza di tutti gli elementi centrali della possibile nuova legge.



La separazione delle carriere dei magistrati, l’introduzione di un doppio Csm e la creazione di un’Alta Corte Disciplinare che possa vigilare sull’operato dei giudici: se ne parla e tanto sia per i contenuti, innovativi, sulla giustizia italiana (specie nel periodo in cui tra caso Salvini-Open Arms e inchiesta Milano-Sala qualche possibile “cortocircuito” dell’agire giudiziario della magistratura lo si è contestato da più parti) e sia perché si tratta di una modifica della Costituzione in ben 7 punti. Questo significa che per essere approvata la riforma della giustizia del Ministro Nordio necessita del voto di almeno due terzi del Parlamento, elemento non problematico alla Camera (dove ha incassato 174 Sì) ma ampiamente complicato al Senato.

Carlo Nordio, Ministro della Giustizia (ANSA 2024, Maurizio Brambatti)

Se oggi non si avranno sorprese e se quindi voteranno per la riforma della giustizia “solo” i parlamentari della maggioranza, i prossimi due iter in Parlamento non faranno che ratificare l’ormai prevedibile esito finale: la convocazione di un Referendum costituzionale il prossimo anno dove mettere al centro per l’appunto il via libera o meno alla separazione delle carriere.

Se ne parla fin dai tempi di Tangentopoli ad inizio anni Novanta, non v’è riuscito né i Governi del Centrosinistra né sopratutto quelli del Centrodestra che più ritenevano urgente il ricorrere ad un cambiamento radicale della giustizia in Italia: il tentativo del Governo Meloni è dunque a suo modo storico, con prevedibili discussioni e polemiche e con lo scontro serratissimo con le opposizioni progressiste.

COS’È LA RIFORMA E PERCHÈ SE NE PARLA: TUTTE LE NOVITÀ

L’attesa è tutta per la diretta del voto oggi (in video streaming live sul canale YouTube del Senato) con l’atteso ok di Palazzo Madama all’impianto della riforma della giustizia: dopo le varie tensioni aperte con la magistratura (dalla bocciatura del Csm alla protesta plateale dell’Anm fino alle critiche di molti magistrati attivi o meno), il passaggio chiave di oggi 22 luglio rappresenta un punto di non ritorno al progetto di separare realmente le carriere tra magistrati giudicanti e inquirenti.

Riforma della giustizia, la protesta dei magistrati ANM (ANSA 2025, Ciro Fusco)

In primo luogo sono 7 gli articoli della Costituzione che vengono modificati per innovare l’ordinamento giuridico e l’istituzione di una nuova Corte disciplinare: se passerà la riforma, la Carta Costituzionale avrà d’ora in avanti una magistratura divisa tra giudici della carriera giudicante e magistrati della carriera requirente, ovvero i pubblici ministeri (pm). Sarà così fin dall’inizio della carriera e non vi sarà possibilità di “saltare” da una all’altra come invece avveniva fino oggi e come garantiva anche la riforma Cartabia (che pure rendeva molto più stringente tale possibilità, ndr).

In realtà anche la riforma Nordio prevede il passaggio da una carriera all’altro ma solo una volta ed entro 6 anni dal maturare della decisione fino all’effettivo cambiamento di ruolo: nasceranno con questa riforma della giustizia due Consigli Superiori della Magistratura, uno per ciascun carriera. Ogni Csm avrà competenze per assegnazioni, valutazioni e assunzioni e saranno entrambi presieduti dal Presidente della Repubblica: oltre al Capo dello Stato e al procuratore generale della Cassazione, i membri di questi due Csm saranno estratti a sorte per due terzi tra i vari magistrati giudicanti e pm, per un terzo invece in un elenco di professori e/o avvocati con almeno 15 anni di esercizio, scelti da voto in Parlamento in seduta comune.

Da ultimo, la riforma della giustizia messa a punto dal Ministro Nordio e particolarmente cara a Forza Italia, istituisce una nuova Alta Corte Disciplinare per valutare l’operato dei due tipi di magistrati: tale Corte ha composizione mista tra laici e giudici e prevederà eventuali sanzioni sugli errori giudiziari. Dei 15 membri che la comporranno, 3 saranno nominati dal Presidente della Repubblica (tra professori e avvocati), 3 estratti a sorte con elezione in Parlamento, 6 (3 pm e 3 magistrati) estratti a sorte nelle rispettive carriere con almeno 20 anni di esercizio.

I TEMPI DI ATTUAZIONE DELLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA E LA VIA VERSO IL REFERENDUM

Il percorso che porterà però alla effettiva validità della riforma della giustizia è tutt’altro che breve e non può che essere così dato che si tratta di una modifica della Costituzione: dopo la prima approvazione alla Camera lo scorso 16 gennaio 2025, e con il via libera atteso oggi al Senato, seguiranno due nuovi passaggi parlamentari sempre a Montecitorio e Palazzo Madama. Se manca infatti il voto dei due terzi del Parlamento (che approverebbe una riforma costituzionale in maniera definitiva), ogni Governo è “costretto” a passare dalla via irta e delicata del Referendum costituzionale.

Osservando i tempi complessi che avrà il ritorno in Parlamento della riforma Nordio nel prossimo autunno (dove la Manovra di Bilancio si attende già piuttosto complessa e lunga da affrontare, ndr), realisticamente si va verso un voto referendario entro la primavera 2026.

Come noto, in questi tipi di referendum non v’è alcun quorum e si vota esplicitamente per approvare o meno la riforma in questione: il Governo Meloni si appresta ad una battaglia anche politica in campagna elettorale per spiegare il valore della separazione delle carriere e delle altre novità della riforma, con il rischio di un precedente come il referendum del 2016 quando l’allora Governo Renzi si infranse alle urne con la vittoria del No alla loro riforma costituzionale.

NON SOLO RIFORMA GIUSTIZIA, OGGI IN CDM ANCHE IL PIANO CARCERI DI NORDIO

La giornata di oggi sarà fondamentale per il mondo giuridico non solo per la riforma della giustizia ma anche per il nuovo piano carceri messo a punto dal Guardasigilli Carlo Nordio e presentato oggi in CdM: l’ampliamento per 10mila nuovi posti vedrà la costruzione di nuovi padiglioni dentro alcune delle carceri italiane, tra cui Milano Opera, Milano Bollate, Rebibbia, Forlì e Bologna.

Dovrebbe poi venir costruito un nuovo carcere a Pordenone da almeno 300 posti, mentre l’aggiunta di nuovi posti su penitenziari già esistenti dovrebbe vedere l’utilizzo di altri 8 istituti, tra cui Viterbo, Perugia e Civitavecchia. Come riportano le fonti di Governo al Messaggero, il piano Nordio sulle carceri vede la nascita di nuovi istituti “modulari”, ovvero smontabili e rimontabili presso gli spazi delle case circondariali “aperti”: si tratta di almeno 1500 moduli iniziali, con però il dubbio sollevato dalle opposizioni che tale strategia non tenga cono delle condizioni di vita dignitose al proprio interno.

Non ci saranno condoni o indulti, ma si spinge per pene alternative sui criminali tossicodipendenti, così come sanzioni alternative sono previste per i detenuti che hanno contraddistinto il loro percorso carcerario ultimamente con buona condotta e reinserimento lavorativo.

ECCO LA DIRETTA DAL SENATO IN VIDEO STREAMING LIVE PER L’APPROVAZIONE DELLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA