La storia di Rosa Di Fiore a Le Iene, la prima pentita della mafia garganica: la "donna dei due boss", il pentimento per amore dei figli e film con Elodie
IL DOCU DELLE IENE INSIDE SU ROSA DI FIORE: LA STORIA DELLA PENTITA DI MAFIA NEL GARGANO
Torna in prima serata questa sera la docu-puntata de “Le Iene Inside” su “Puglia Criminale”, con al centro – tra le altre storie – la vicenda personale e storica di Rosa Di Fiore, colei che è considerata (a ragione) la prima vera pentita della mafia garganica in Puglia. La sua storia, assieme a quella dell’ex boss di Trani Salvatore Annacondia, sono cruciali per provare a capire come negli anni si sia sempre mossa nel silenzio delle cronache nazionali la “quarta mafia”, ovvero quella che agisce all’ombra di Camorra, Cosa Nostra, ‘Ndrangheta e della stessa Sacra Corona Unita (che opera in Puglia ma prevalentemente nel Salento).
Famosa negli ultimi anni dopo il pentimento per essere sia la “donna dei due boss” che appunto la prima collaboratrice di giustizia contro l’organizzazione criminale sul Gargano, Rosa Di Fiore sarà al centro di questa puntata delle Iene Inside che ripropone anche l’intervista di Giulio Golia sui motivi e la storia che hanno portato al coraggioso gesto di ribellione allo “status quo” delle lotte tra bande e cosche criminali.
A 18 anni viene “promessa” in sposa al boss locale Pietro Tarantino dal quale avrà poi tre figli: come raccontato poi nel film “Ti mangio il cuore” – dove ad interpretare Rosa Di Fiore è una bellissima Elodie – nel momento in cui il marito si trova in carcere per pesantissime accuse di mafia, la donna si innamora del giovane figlio della famiglia rivale dei Tarantino, ovvero Matteo Ciavarella.
Rosa si rifugia da lui per aver tra l’altro concepito un figlio in “clandestinità”, scatenando una delle più accese guerre di mafia tra la fine del Novecento e l’inizio degli anni Duemila nel Gargano: omicidi, violenze, ricatti e un clima insostenibile per l’intera regione dove già dagli anni Settanta si consumavano circa 500 delitti di mafia, quasi tutti ancora irrisolti.
È per amore dei figli e per non voler lasciare a loro un futuro “simile” ai padri Tarantino e Ciavarella, Rosa DI Fiore decide di collaborare con la giustizia divenne la prima pentita a riportare informazioni decisive per la maxi inchiesta “Iscaro-Saburo”: grazie alle indicazioni della donna, l’inchiesta della Procura portò a sgominare larga parte della criminalità garganica, da San Nicandro fino a Monte Sant’Angelo, ponendo idealmente fine alla guerra criminale scatenata tra Ciavarrella e Tarantino.
I DUE BOSS, LA FAIDA E LA DENUNCIA DI ROSA DI FIORE: POI IL FILM CON ELODIE
«L’ho fatto solo per i miei figli»: così in questi anni Rosa Di Fiore ha raccontato l’inizio del suo pentimento avvenuto nel 2004, divenuto poi più celebre di recente con il film di Pippo Mezzapesa che vede Elodie recitare il ruolo appunto della donna “dei due boss”, che con coraggio riesce ad uscire dalla logica mafiosa per scoperchiare un “impalcatura” criminale che perdurava da anni.
Come aveva poi spiegato a Roberto Saviano all’interno del programma “Insider” su Rai 3 lo scorso settembre, Rosa Di Fiore – oggi 51enne – la mafia garganica è da tutti sottovalutata perché molto silenziosa, ma tremendamente “spietata”: «Non avevo nessun modo di fermare questa scia di sangue. Mia madre andò sotto protezione prima di me perché si pensò che avrebbero potuto uccidere anche i figli avuti con Tarantino», racconta sempre Di Fiore nella lunga intervista alla Rai, ribadito come concetto anche nella chiacchierata con Giulio Golia. Si è ritrovata ad amare due uomini in momenti diversi della sua vita, scoprendo nel tempo che per entrambi la violenza e la “famiglia” criminale veniva prima dell’amore per i figli concepiti con Rosa.
Dopo che però anche Matteo Ciavarella venne fermato dalle forze dell’ordine, il coraggio maturò per Rosa Di Fiore che decise così di iniziare a collaboratore, «quando finalmente i miei 4 figli potevano stare al sicuro e con un futuro diverso per loro». Voleva crescerli finalmente liberi e lontani dalla mafia garganica, lontani da quella «scia di sangue» che prima o poi avrebbero coinvolto anche loro, o come vittime o come esecutori di antiche vendette.
Nel 2005 è poi scattato il maxi processo proprio fondante sulle rivelazioni di Rosa, ed è da quell’inchiesta che anche come visibilità nazionale si è venuti a conoscenza della presenza di una mafia nel territorio del Gargano: come ha raccontato di lei Francesco Giannella, membro della DDA antimafia, «Rosa Di Fiore per amore ha commesso dei gravi errori di gioventù ma per amore dei figli e di se stessa ha deciso di cambiare vita».
La storia, seppur con alcuni elementi romanzati, è stata poi raccontata dal film con Elodie, che ha voluto incontrare Rosa guardando poi insieme in una proiezione privata (Di Fiore vive sotto scorta e lontano dal Gargano ora, ndr) l’intero lungometraggio: «Ho totalmente empatizzato con questa personalità così coraggiosa e così dura ma anche fragile», ha spiegato la cantante e attrice a “Repubblica” dopo aver visto il film sulla storia di Rosa Di Fiore, la quale ha apprezzato e ha anche aggiunto che nella realtà la violenza e gli orrori sono stati anche ben più pesanti di quanto rappresentato nel libro di Carlo Bonini e nel film di Mezzapesa.