Di Nawrocki è stato dipinto un ritratto a tinte fosche. Per lo più ignorato il commento negativo di Panetta sul riarmo Ue. È il sistema-Bruxelles
Lunedì mattina amaro a Bruxelles. Andati a nanna con la speranza di aver “sistemato” anche il problema Polonia – come già quindici giorni fa la “grana” della recalcitrante Romania – i vertici europei si sono ritrovati Karol Nawrocki nuovo presidente della repubblica polacca, uno che – secondo il Corriere della Sera – è (testualmente) “Un ex pugile dilettante senza esperienza politica, scelto dal partito conservatore per darsi un nuovo volto politico dopo la sconfitta elettorale del 2023. Storico specializzato in crimini nazisti e comunisti incarna i valori tradizionali e patriottici polacchi stile MAGA, è contrario al libero aborto e ai diritti LGBTQ+, vuole nuove norme più stringenti sui migranti, maggior sovranità del Paese dentro la UE ed è pronto a rinnegare il sostegno polacco all’Ucraina che non vuole entri nella Nato”.
Non bastasse, “La sua rapida ascesa politica non è stata priva di controversie, con segnalazioni di legami con personaggi della malavita e un giro di prostitute che avrebbe gestito mentre lavorava in un hotel. È emerso che aveva partecipato ad una rissa tra teppisti a Danzica nel 2009. Anche lo sniffare a suo dire tabacco durante un dibattito ha generato discussioni”, eccetera.
Insomma, secondo il Corriere quasi 11 milioni di polacchi hanno scelto una specie di incompetente, depravato, violento, cocainomane, filo-malavitoso teppista. Poveri noi!
Forse un’immagine un tantino esagerata, oppure il Corriere si è lasciato un po’ prendere la mano riportando parola per parola i giudizi degli avversari senza una riga sulle varie repliche del nuovo presidente.
Ma va così, è una nomina sgradita al politicamente corretto e quindi la gran parte dei media italiani hanno immediatamente “silenziato” la sconfitta – di fatto – del premier polacco Donald Tusk, già presidente del Consiglio europeo e punta di lancia della von der Leyen, che – dopo Orbán – si vede nuovamente azzoppata sul suo fronte orientale.
Il problema varca infatti i confini polacchi, dove la Costituzione assegna al presidente compiti ben oltre quelli formali, ma è in fondo solo una continuità, perché anche il presidente uscente Andrzej Duda era pure lui spesso in contrasto con Tusk.
In realtà, il caso Nawrocki sottolinea piuttosto la divisione profonda nel paese e tocca ancora una volta il nervo scoperto dei rapporti della UE con l’Ucraina, Putin, il riarmo generalizzato dei Paesi europei a cominciare dalla Germania.
Una situazione complessa, dove una colonna importante della politica UE come quella polacca diventa ora più traballante e in bilico.
È interessante notare, però, come più si ampliano i distinguo di decine di milioni di cittadini europei verso certe posizioni di vertice in politica estera, militare, ambientale, economica e sull’immigrazione, più cresce una stampa che prima minimizza il fenomeno e poi, quando non riesce più a contenerlo (ricordiamoci cosa sta succedendo in Germania), passa all’immediata denigrazione senza porsi il problema della fondatezza o meno dei motivi di dissenso.
Un caso da manuale è stato l’intervento in settimana del direttore generale di Bankitalia Fabio Panetta che, nelle sue Considerazioni finali sul 2024 e davanti a un Draghi con la faccia impassibile, oltre alle consuete analisi ha sottolineato le sue perplessità sugli investimenti militari europei e soprattutto sul modo in cui verrebbero finanziati. Forse il passaggio più importante in un discorso largamente scontato, ma argomento – quello del riarmo – di fatto anch’esso “silenziato” dai media, perché non proprio in linea con il pensiero di Bruxelles.
Non sarà la Polonia a cambiare i destini europei, ma è l’ennesimo segnale di guardia in una partita dove la maggior forza della von der Leyen sta diventando l’appoggio dei media che la (auto)sostengono.
Immaginatevi se la campagna lanciata contro di lei dal New York Times sul caso dei vaccini Pfizer fosse stata adeguatamente ripresa in Europa.
E invece sostanziale silenzio, nessuna inchiesta intrigante, nessuna caccia dei media su troppi aspetti misteriosi. Teniamoci Garlasco ed Afragola: sono quelli i “gialli” che tirano; se i gialli di Bruxelles (purtroppo) non se li fila nessuno, è chiaro che poi cresca lo scontento.
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