Sondaggi Turchia 2025: CHP al 33% consolida il sorpasso su AKP, Yavas sfiora il 60% nello scenario presidenziale. Tensioni e scontri in piazza
Un vento di cambiamento soffia sulla Turchia: secondo gli ultimi sondaggi, il Partito Popolare Repubblicano (CHP) raggiunge il 33% (+1% rispetto a gennaio), consolidando il sorpasso sul Partito della Giustizia e dello Sviluppo (AKP), fermo al 31%. Il Partito del Movimento Nazionalista (MHP), alleato di governo, sale al 10% (+1), mentre il Partito Democratico dei Popoli (DEM) mantiene il 9%.
Tra i partiti minori, nei sondaggi, crollano İYİ Parti (4%, -1) e Nuovo Partito di Benessere (YRP, 3%, -1) segno di una crisi strutturale nelle alleanze secondarie, ormai sempre più frammentate e marginalizzate; i numeri raccolti dai sondaggi nel corso di aprile 2025, confermano una tendenza che pare ormai irreversibile secondo cui l’elettorato – esasperato dalla gestione economica del governo e dalle crescenti tensioni sociali – premia con crescente fiducia il CHP guidato da Ozgur Ozel, orientato verso riforme democratiche, una maggiore trasparenza amministrativa e un netto riavvicinamento all’Unione Europea.
L’AKP di Recep Tayyip Erdogan fatica sempre di più a contenere il drastico calo di consensi che lo colpisce tanto nei centri urbani quanto nelle aree tradizionalmente conservatrici e ciò si riflette in maniera incotrovertibile nei sondaggi.
Sondaggi e repressione: il CHP avanza mentre la piazza viene zittita
Lo scenario presidenziale dei sondaggi ribalta le aspettative: Mansur Yavas – potenziale candidato dell’Alleanza Popolare – ottiene il 60% contro il 40% di Erdogan mentre Ekrem Imamoglu – sindaco di Istanbul in quota CHP – raggiunge il 56% contro il 44% del presidente uscente.
Intanto, sul fronte interno, la Turchia è attraversata da nuove tensioni repressive: la mattina del 30 aprile 2025, a poche ore dal 1 maggio, la polizia ha effettuato nuovi raid nelle città di Istanbul, Ankara e Smirne e decine di persone sono state arrestate per aver promosso cortei e diffuso messaggi di protesta non autorizzati contro il divieto imposto dal Ministero degli Interni.
A Istanbul, 30 nuovi ordini di arresto si aggiungono ai 76 fermi del giorno precedente, con 8 persone finite in manette per un video che invitava a sfidare le autorità in Piazza Taksim; nella capitale Ankara sono stati arrestati 16 attivisti per presunti legami con la THKP-C; a Smirne – storica roccaforte dell’opposizione – sono stati presi di mira studenti e militanti.
L’ondata repressiva si somma all’arresto del sindaco Imamoglu, risalente al 19 marzo: da allora, 60 persone sono finite in carcere per aver partecipato a manifestazioni non autorizzate – mentre il numero di presunti membri di organizzazioni brigatiste arrestati sale a 41.
Sondaggi e scenari globali: il CHP cresce, ma l’AKP punta sulla sicurezza
Mentre i sondaggi ridisegnano con forza la politica interna, la Turchia continua a muoversi tra equilibri internazionali delicati e una crescente crisi economica interna: l’accordo da 40 miliardi di dollari firmato con l’Italia – che prevede investimenti strategici nella difesa e nelle infrastrutture – non ha spento le perplessità dell’Unione Europea, che continua a criticare duramente il blocco dei negoziati di adesione e il caso giudiziario che ha colpito Imamoglu.
Bruxelles guarda con crescente sospetto al rafforzamento dell’asse bilaterale Roma-Ankara, specialmente per la costruzione di una dorsale digitale nel Mediterraneo e per le ricadute geopolitiche in Nord Africa. Erdogan, però, insiste nel presentarsi come figura di equilibrio e stabilizzazione nella regione, una narrazione che – in patria – si scontra con l’inflazione fuori controllo, il crollo della lira e l’aumento del malcontento popolare.
L’AKP, in difficoltà nei sondaggi, tenta di radicalizzare il dibattito politico attorno ai temi di nazionalismo e sicurezza: dalla crisi a Gaza alla questione curda, passando per la lotta al terrorismo, il partito al potere costruisce una retorica difensiva e identitaria, nel disperato tentativo di recuperare consensi nei sondaggi tra le fasce più conservatrici della popolazione.