Sondaggi UK: Reform al 31%, Farage cresce anche tra le polemiche sul burqa, Starmer sotto pressione su welfare, suicidio assistito e Gaza

Sondaggi alla mano, nel Regno Unito la situazione politica si muove con ritmi sempre più imprevedibili: l’ultimo rilevamento firmato Techne ci mostra una realtà in trasformazione, con il partito Reform UK di Nigel Farage in vetta alle preferenze con il 31% delle intenzioni di voto, un risultato sorprendente, anche alla luce delle polemiche recenti legate alla questione burqa, che hanno provocato le dimissioni del presidente del partito, Zia Yusuf, e riaperto la questione nazionale sul ruolo dell’islam e delle minoranze religiose nel dibattito pubblico.



Ma nonostante le critiche mosse da esponenti di primo piano della comunità musulmana britannica e da diversi parlamentari, il movimento guidato da Farage non sembra risentirne – anzi, cresce – mentre il Labour di Keir Starmer si attesta al 23%, in lieve rialzo ma ancora ben distante, e i Conservatori restano indietro al 17%, incapaci di recuperare un terreno che sembra ormai definitivamente compromesso e a rincorrere ci sono i LibDem con il 15%, i Verdi all’8%, mentre SNP resta marginale al 2% fuori dalla Scozia.



La polemica sul burqa è esplosa dopo la proposta della deputata Sarah Pochin, che ha chiesto apertamente un bando nazionale sul velo integrale, una mossa che ha irritato lo stesso Yusuf, contrario alla deriva simbolica della discussione e sempre più a disagio con le tendenze identitarie che sembrano ormai intrinseche all’evoluzione del partito.

Ma la sua uscita di scena ha messo in luce un vuoto di leadership e un cambio di direzione che pare ormai certo: un Reform UK che, pur negando ufficialmente simpatie estremiste, continua a cavalcare messaggi percepiti da molti come divisivi e strumentali, e che, paradossalmente, proprio grazie a questo approccio polarizzante, riescono a galvanizzare un elettorato sempre più disilluso, anche a costo di scavare fratture profonde nella società.



Sondaggi UK: Starmer sotto pressione tra tagli al welfare, tensioni interne e questioni etiche che spaccano il partito

Sondaggi e realtà politica si sovrappongono in questo momento delicatissimo per Keir Starmer, che si avvicina al primo anno a Downing Street con la sensazione che le cose stiano sfuggendo di mano: il risultato delle suppletive scozzesi, dove i laburisti hanno superato a sorpresa lo SNP, è servito solo in parte a tamponare un’umidità politica che si sta condensando sotto forma di malcontento nel gruppo parlamentare, dove diversi deputati hanno cominciato a mettere in discussione scelte e priorità del governo, in particolare davanti ai tagli al welfare e alle misure previste sulla disabilità.

Nel mese di giugno si giocheranno sfide politiche pesanti: la revisione della spesa dell’11 giugno rischia di scontentare molti, mentre sul fronte morale si aprono dossier delicatissimi come il suicidio assistito e la depenalizzazione dell’aborto, che stanno già provocando fratture anche dentro lo stesso Labour; Starmer, che ha dichiarato di voler restare coerente con le sue posizioni passate, dovrà però tenere insieme le anime del partito, senza prestare troppo il fianco a chi, dentro e fuori il Parlamento, accusa i laburisti di eccessiva cautela o di essere poco chiari su temi centrali.

La questione musulmana, in questo contesto, torna ad avere un peso sia concreto che simbolico e il consenso in aumento verso Farage è visto da molti come una conseguenza diretta della difficoltà del Labour a rappresentare in modo convincente le minoranze e a questo si aggiunge la frustrazione per una linea considerata ambigua: Starmer ha condannato le posizioni più aggressive di Reform UK ma non è riuscito a offrire un’alternativa chiara, capace di parlare alle comunità emarginate senza allontanare l’elettorato moderato, un equilibrio che oggi pare instabile e che, se non affrontato in modo deciso, rischia di diventare un punto debole nella strategia del partito.

Sondaggi UK: cresce la polarizzazione, mentre Farage sfrutta le divisioni e Starmer si misura con Gaza, Cina e il delicato voto sul suicidio assistito

Sondaggi a parte, il fronte internazionale si fa sempre più intricato e per Keir Starmer ogni passo ha un peso politico immediato: la gestione della guerra a Gaza, con l’ipotesi di sanzioni contro Israele ventilata in Parlamento, è solo uno dei dossier che mettono il governo in una posizione delicata, diviso tra il sostegno ai diritti umanitari e la necessità di mantenere equilibrio diplomatico con gli alleati e le parole di Starmer, che ha definito “spaventose e intollerabili” le azioni israeliane, sono state applaudite da una parte del Labour ma criticate da chi teme uno scontro con Israele e i suoi partner storici.

A complicare la posizione del governo anche il rapporto con la Cina, oggetto questo mese di un’attesa revisione strategica e proprio la posizione di Pechino in materia di influenza politica, sicurezza digitale e relazioni commerciali è vista con sospetto da parte di una porzione del Parlamento, e ogni passo del governo viene letto in chiave elettorale; le prossime settimane vedranno quindi una raffica di documenti e piani industriali, compreso quello sul Servizio Sanitario Nazionale, che dovrà convincere non solo gli elettori ma anche i deputati della maggioranza, preoccupati per l’impatto reale dei tagli e delle promesse mancate.

Alla Camera dei Comuni sono previste tre votazioni importanti questo mese ed una tra queste riguarda il disegno di legge sul suicidio assistito, promosso dal deputato laburista Kim Leadbeater, che intende garantire ai malati terminali con meno di sei mesi di vita il diritto di porre fine alla propria vita; la proposta di legge ha aperto una spaccatura all’interno del partito laburista parlamentare e ha suscitato preoccupazioni a Downing Street, secondo cui le discussioni sul disegno di legge distoglierebbero l’attenzione dal programma principale del governo.

Starmer, che in passato si è espresso a favore della modifica della norma, ha votato a favore del disegno di legge in seconda lettura e ha recentemente dichiarato di non aver cambiato posizione; la Camera dei Comuni esaminerà gli emendamenti lo stesso disegno di legge il 13 giugno per poi votarlo nuovamente il 20 giugno.

E mentre Reform UK continua a occupare lo spazio mediatico su temi identitari e polarizzanti, Starmer si trova nella posizione più complessa: costruire un consenso su temi etici, rispondere alle crisi internazionali e ricompattare il partito, tutto mentre gli ultimi sondaggi mostrano una leadership sempre meno solida e con un elettorato sempre più spaccato.