Starmer è criticato dall’ala sinistra dei laburisti. Rischierà il posto se non sarà capace di spiegare i suoi programmi e di realizzarli
I fallimenti della guerra in Ucraina, ma soprattutto le critiche interne al Partito Laburista su una legge di stabilità poco attenta ai temi sociali. Per questo le voci su un avvicendamento di Keir Starmer alla guida del governo inglese si stanno susseguendo, soprattutto alla luce dei sondaggi sempre più favorevoli a Nigel Farage e al suo partito antisistema.
In realtà, spiega Claudio Martinelli, professore di diritto pubblico comparato e diritto parlamentare all’Università Milano-Bicocca ed esperto del sistema giuridico britannico, la sostituzione di Starmer è possibile, ma non ancora così probabile. Il primo ministro, però, da qui a sei mesi, deve dare prova di leadership, spiegando agli elettori che il piano che ha in mente per cambiare la Gran Bretagna non si può attuare in poche settimane.
Se riuscirà a convincere la gente, potrà continuare nella sua opera. Altrimenti, le quotazioni dei bookmakers per la sua sostituzione saliranno. Gli ostacoli da superare non sono pochi: secondo il Daily Telegraph il Regno Unito ha un debito pubblico pari al 100% del Pil e rischia una crisi finanziaria.
Le polemiche sulla legge di stabilità e anche l’andamento della guerra in Ucraina sembrano mettere in difficoltà Keir Starmer. I bookmakers accettano già scommesse sulla sua sostituzione entro fine anno. Rischia davvero di dover lasciare Downing Street?
La situazione è più complessa di come viene descritta. Il Partito Laburista ha stravinto le elezioni con una maggioranza amplissima, ma non è un monolite, da sempre ci sono varie anime che lo compongono, comprese quelle particolarmente left-wing che ogni tanto si manifestano. Nei giorni scorsi l’ala sinistra ha costretto il primo ministro, il Cancelliere dello Scacchiere e l’intero governo a rivedere alcune misure che, secondo la left-wing laburista, avrebbero avuto un impatto eccessivamente pesante sul sistema di welfare britannico. Il fatto che dentro il partito ci siano questi malumori rende possibile la prospettiva di un cambio di guida, ma non vuol dire che sia probabile.
Perché?
Nel sistema parlamentare britannico è possibilissimo cambiare il governo, quindi anche il primo ministro, in corso di legislatura, ma potrebbe succedere solo se dentro il gruppo parlamentare dei laburisti cambiassero i rapporti di forza tra le varie anime del partito. Starmer è diventato primo ministro perché era un leader molto forte, per questo a me sembra improbabile che dentro il partito possano stravolgersi gli equilibri al punto tale da consentire l’ascesa di un altro leader. Per ora rimane una soluzione possibile, ma non così probabile. Ci vorrebbe anche un’alternativa a Starmer, e in questo momento non c’è. Tra l’altro, alcuni componenti della sinistra sono anche dentro il governo.
L’idea di un cambio, però, sembra molto meno peregrina di prima. È così?
Quando un primo ministro incontra delle difficoltà, l’idea della sua sostituzione all’interno del partito in Gran Bretagna non è mai peregrina. Il suo grado di probabilità, però, va misurato caso per caso. In questo momento, comunque, non credo si possa dire che entro la fine dell’anno verrà sicuramente sostituito. È possibile perché gli equilibri interni ai partiti britannici sono sempre in movimento; per ora, comunque, il grado di probabilità di un cambio della guardia è molto inferiore a quello che viene raccontato. Del resto, basterebbe fare un’analisi storica: situazioni di questo tipo se ne sono verificate in entrambi i partiti, ma tutto sommato sono abbastanza rare.
Negli ultimi governi a guida conservatrice si sono succeduti diversi premier. Una situazione che non si può ripetere?
È vero, ma si potrebbe anche ribaltare la frittata: è proprio perché i conservatori hanno dato una pessima prova di sé, proprio sotto questo profilo e venendo sanzionati alle elezioni, che forse i laburisti ci penseranno due volte in più prima di cambiare linea.
Cosa potrebbe far crescere le probabilità di un avvicendamento: l’ascesa di Farage nei sondaggi?
L’ascesa nei sondaggi di Farage, più che un tema, è un termometro politico. Deve preoccupare sia i Tories sia il Labour. Più simpatie e prospettive eventuali di voto vanno al partito antisistema per eccellenza, più è evidente che c’è qualcosa che non funziona nei partiti del sistema, che sono appunto laburisti e conservatori. Un termometro importantissimo da tenere in considerazione. Il che non vuol dire che se si vota domani mattina Farage diventa il primo ministro. Le legislature sono una cosa seria in Gran Bretagna e, tra l’altro, la durata di una legislatura è tornata nelle mani del primo ministro, che ha il potere sostanziale di deciderne l’interruzione: è padrone del suo destino.
Come deve comportarsi Starmer per non perdere la leadership?
Deve dare prova di averla. Da qui a sei mesi non deve pensare a dimettersi, come ventilato da qualcuno, ma ottenere qualche risultato concreto. Il vero nemico di Starmer in questo momento è Starmer stesso. Ha un potere decisionale molto forte e deve esercitarlo, cercando di presentare al Paese qualche risultato concreto. Per il momento non si vede granché.
La priorità quale potrebbe essere? La riduzione delle disuguaglianze sociali, per esempio, di cui si parlava ampiamente nel programma elettorale?
Questo è stato il grande mantra del programma di Starmer. Secondo me l’errore che hanno fatto i laburisti è stato di non insistere sul fatto che il loro piano avrebbe dato dei risultati nel lungo periodo, spiegando agli elettori di non aspettarsi cambiamenti nell’immediato. La capacità di leadership di Starmer si misurerà sulla sua abilità di far capire al Paese che il tentativo laburista di imprimere una svolta al Regno Unito è talmente profondo che, purtroppo, i risultati cominceranno a vedersi a medio termine.
A un anno dalla sua elezione, però, di risultati non se ne vedono molti. È veramente solo questione di tempo?
“Change”, il programma laburista di svolta, non lo si può mettere in atto in un anno. E Starmer non è stato abbastanza capace di farlo capire. D’altra parte, stiamo parlando del primo anno su cinque a sua disposizione. Tanto per fare un esempio che riguarda l’altro campo, ricorderei che dopo i primi due anni del suo primo mandato le voci sulla sostituzione di Margaret Thatcher erano molto più forti e fondate di quanto oggi non siano quelle relative a Starmer. Ci sono stati primi ministri che hanno fatto carriera e che all’inizio hanno avuto delle grosse difficoltà, proprio perché avevano incentrato la loro azione politica su un cambiamento forte. Detto questo, è possibilissimo che fra 15 giorni succeda un cataclisma che porterà a sostituire Starmer.
(Paolo Rossetti)
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