Il giovane 22enne studente della Bocconi accoltellato a Milano racconta di una Milano (e di un sindaco) che non fa abbastanza per la sua sicurezza
Milano non è più da bere. Milano non risponde più a Napoli che spara. Milano è quella dei ragazzotti in giro col coltello in tasca che pensano di giocare a GTA, magari con un po d’alcol take-away in corpo. Ce lo dice l’aggressione al 22enne studente della Bocconi, nella notte tra il 12 e il 13 ottobre 2024 in via Rosales, a due passi dall’ombelico di Milano: Corso Como.
Ecco i fatti. Il 12 ottobre scorso un universitario un po’ brillo incontra un gruppo di cinque coetanei: due 18enni e tre 17enni, che pensano di avere un joystick in mano; invece hanno un coltello. Lo deridono, lo picchiano e lo derubano. Lui cerca di reagire per riavere i suoi 50 euro. Riceve in cambio due coltellate alla gamba sinistra e ancora calci e pugni quando è a terra.
La vittima finisce al Policlinico con il nervo sciatico reciso, un’invalidità permanente e mobilità ridotta. Non basta. Per fortuna i delinquenti non resistono dal postare su Instagram il video dell’aggressione e anche grazie a questo la squadra mobile di Milano, gente che non dorme mai, se li è bevuti in un attimo, arrestandoli il 18 novembre.
E un caso isolato? No, è un problema strutturale. È un mix esplosivo di movida, alcol, folla festosa e vulnerabilità: ubriachi e balordi. Con 50mila partecipanti stimati durante il week-end.
Secondo Il Sole 24 Ore, nel 2024 Milano è “maglia rosa” per furti (circa 3.700 denunce ogni 100mila abitanti) e rapine (137,6), anche se i reati totali sono in calo del 10-15% rispetto al 2023, grazie a interventi mirati. Nella zona di Corso Como, il piano di vigilanza privata coordinato con la Prefettura dal 2023 ha ridotto lo spaccio visibile e le risse, ma l’insicurezza percepita resta alta, con residenti che si affidano a guardie private.
Fin qui la cronaca. Giuseppe Sala è sindaco di Milano dal 2016. Come autorità locale di pubblica sicurezza (ex art. 54 TUEL) ha poteri concreti: ordinanze urgenti per chiusure locali, divieti di assembramento, potenziamento della videosorveglianza e “patti per la sicurezza urbana”. Poteri rafforzati dalla legge sulla sicurezza del 2025, voluta dal nuovo governo.

Sotto la sua amministrazione, la polizia locale è cresciuta di 500 agenti dal 2021, le telecamere a Corso Como sono aumentate del 20%, e il “Piano Quartieri Sicuri” ha stanziato 10 milioni per illuminazione e prevenzione. Passi che indubbiamente hanno reso Milano più vivibile rispetto a molte altre metropoli italiane.
Ma è un ritratto in chiaroscuro. Sala ha definito le statistiche del Sole 24 Ore non credibili. Inoltre il sindaco ha attuato un approccio “integrato”, più welfare che repressione per giovani a rischio, molti dei quali, come in questo caso, sono italiani.
Eppure, i fatti violenti come questo ci dicono che la prevenzione notturna è frammentata: turni della polizia locale rarefatti dopo mezzanotte, divieti alcol take-away aggirati e collaborazioni con università come Bocconi ancora timide, nonostante potenziali patti per navette sicure e campagne anti-alcol.
Cosa manca allora? Ordinanze stringenti su orari di chiusura, obbligo di steward nei locali, investimento sui minori a rischio per ridurre le recidive.
Sala in passato non ha esitato a rivendicare una responsabilità precisa del Comune in materia di sicurezza. Nel luglio 2017, in merito all’accoltellamento di un poliziotto alla Stazione Centrale da parte di un immigrato irregolare, dichiarò: “È chiaro che è una responsabilità del Comune ma anche del ministero dell’Interno. Noi faremo la nostra parte”.
Per il caso di via Rosales, però, Sala ha reagito a mezza bocca. Ha espresso vicinanza alla vittima e condanna della violenza, senza però alcuna assunzione esplicita di responsabilità comunale. Sbagliato. Nel contesto polarizzato milanese, dove la destra (Lega e Fratelli d’Italia) definisce Sala buonista quando minimizza i legami delinquenziali con immigrazione e degrado giovanile, un passo simile rafforzerebbe la credibilità del suo approccio, trasformando la retorica in azione concreta.
Concludendo, la sicurezza a Milano non è solo e non tanto nei numeri in calo, ma quanto e soprattutto nel ritorno della fiducia. Sala ha gli strumenti per guidare e non solo per stigmatizzare. La movida non vale vite spezzate: vale la sicurezza creata. Evitiamo che un altro post su Instagram rappresenti un altro fallimento collettivo. Meglio bicchieri che coltelli.
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