IL SECONDO DISCORSO “BOMBA” DI TRUMP IN TRE GIORNI: DA DAVOS LA SFIDA ALL’EUROPA (E NON SOLO)
Un insediamento “bis” quello tenuto oggi al World Forum di Davos 2025 dal Presidente americano Donald Trump: appena tre giorni l’Inauguration Day roboante da Capitol Hill, in collegamento con il “Gotha” dell’economia mondiale non tradisce le attese di chi sperava in qualche “titolo” per smuovere i mercati. Oltre a ribadire i punti forti già espressi nel suo discorso di insediamento alla Casa Bianca – contrasto a migranti e Green Deal, dazi, pacificazioni dalle guerre e taglio delle tasse – il Presidente Trump ha sottolineato l’importanza di alzare le spese NATO al 5% del PIL per tutti i Paesi membri, lanciando poi un guanto di sfida non da poco per l’Europa che già aveva alzato le difese dopo il programma elettorale “strong” dell’Amministrazione repubblicana.
«L’Europa ci ha trattato molto male», attacca Trump al Forum di Davos 2025 considerando le tasse contro le Big Tech americane, l’IVA sui prodotti e il fortissimo export negli Stati Uniti. Il concetto lanciato dal Presidente americano “contro” la Commissione Europea è quello di riequilibrare la bilancia commerciale, diminuendo il deficit ad oggi spostato in favore di Bruxelles: questo non toglie che l’Europa rimanga un alleato importante degli Usa, tanto che Trump da Davos invita tutti a fare accordi e investire nei prodotti/aziende americane, avendo in quel caso un taglio drastico delle tasse (con aliquota al 15%). «Venite a produrre in America, vi daremo le tasse più basse», ha tuonato Donald Trump parlando dell’età dell’oro americana pronta a rinascere dopo i 4 anni di Presidenza Biden. Con l’UE ma in generale con tutti i Paesi globali che si troveranno a dialogare con gli Stati Uniti nei prossimi anni, la promessa di Donald Trump è quella di un negoziato continuo su larga scala: accordi bilaterali, bilance commerciali, in alternativa dazi da programmare dalla Cina fino ai Paesi europei.
GUERRA & PETROLIO, LE PROMESSE DI TRUMP SU UCRAINA, GREEN E TASSI
Potenzialmente esplosivo, almeno a parole, il Presidente USA Donald Trump nel suo ingresso 2.0 nel mondo economico globale dopo i primi 4 anni di Presidenza 2016-2020: al netto del mondo drasticamente cambiato rispetto a 8 anni fa, il mondo dell’economia di Davos guarda (almeno in parte) con fiducia alla nuova era repubblicana, sebbene attenda con ansia la messa in pratica effettiva del complesso sistema di interventi economici nei confronti dei singoli Paesi interni a UE e NATO. Con il Presidente repubblicano che invoca la fine imminente della guerra in Ucraina, confermando l’intento di voler incontrare Vladimir Putin, ritorna in auge l’accusa a Biden di aver gestito male la politica estera mondiale: «è una guerra orribile», ammette un serissimo Donald Trump, ritenendo poi che anche sul fronte energetico vi sia un legame molto forte con il conflitto alle porte dell’Europa.
Se oggi il petrolio costasse meno, chiarisce meglio Trump, la guerra tra Zelensky e Putin avrebbe subito fine: da qui, l’invito del tycoon di contrattare con l’OPEC e l’Arabia Saudita di poter abbassare i prezzi al più presto. Di sicuro, l’endorsement lanciato verso Mohamed Bin Salman (che a sua volta ha annunciato di investire 600 miliardi di dollari negli Stati Uniti dopo l’avvento di Donald Trump) davanti alla platea di Davos risuona come un duplice segnale: l’apertura a dialoghi bilaterali con tutti, ma anche un sostanziale “via libera” alla gestione generale della crisi in Medio Oriente ad una maggiore influenza di Riad (una sorta di “appalto” lasciato a MBS, ndr). Sul fronte energetico va segnalata la promessa comunque data da Trump all’Europa sulla contrattazione a prezzo favorevole del Gas Naturale Liquefatto (GNL) verso i Paesi europei, questo sì una buona notizia per Bruxelles dopo la crisi di forniture per lo stop totale dalla Russia con lo scoppio della guerra in Ucraina.
Chiosa sempre da Davos la puntiamo sul fronte Green, laddove il Presidente degli Stati Uniti conferma quanto già emesso nel suo discorso di insediamento: contro gli accordi sul clima (da cui gli Usa sono usciti per decreto di Trump), contro il Green New Deal della Presidenza Biden, ma anche sconfessando l’impulso di ONU e UE sulla lotta al cambiamento climatico. «Il caro carbone renderà l’America una nuova età dell’oro», conclude il Presidente Trump definendo le politiche pro-Green come un sostanziale «imbroglio», un bluff contro cui combattere con politiche energetiche concrete e a basso prezzo, fondate su carbone appunto, petrolio e gas. In tal senso, la promessa di abbassare i tassi dell’economia proviene proprio da una prevista crescita esponenziale dovuta alla riapertura delle trivellazioni su ampia scala negli Stati Uniti: parlando direttamente con la FED e le banche globali, chiosa il tycoon, «Chiederò che i tassi di interesse calino. Dovrebbero calare un tutto il mondo».
President Trump Gives Virtual Remarks to World Economic Forum 🇺🇸 https://t.co/eVJxbyEyTh
— The White House (@WhiteHouse) January 23, 2025