La nuova offensiva di Trump sui dazi ha messo l’Ue con le spalle al muro. Ora tutte le criticità dell’Unione sono evidenti. Serve cambiare rotta
Non c’è dubbio che un’occhiata sui media di tutto il mondo porta a descrivere quest’epoca storica come l’esempio più lampante dell’immobilismo nella confusione. Ormai si sprecano le pubblicazioni sulla crisi dell’ordine mondiale, sul processo di una globalizzazione, come è stata concepita e realizzata, che è diventata una causa del grande disordine, e nessuno osa risparmiare una riflessione sulla grave crisi che sta attraversando la democrazia.
In più fa impressione il continuo attacco di Trump all’Europa, nonostante fotografie e telefonate che possono far “contenti” solo i talk show delle nostre televisioni.
Tra due guerre gravi, che si stanno prolungando in una tragedia che sembra non avere fine, e altri “fuochi bellici” accesi in varie parti del mondo, il futuro è realisticamente carico di incognite per nulla buone e tra gli analisti più pessimisti anche caratterizzato da risvolti più che drammatici.
È abbastanza semplice attribuire colpe specifiche ad alcuni esponenti della nuova classe dirigente mondiale. Però appare anche evidente che tutto quello che aveva contrassegnato Yalta è andato letteralmente in fumo, e forse, come molti storici sostengono, a Yalta si decise solo quello che un anno prima, alla fine del 1943, si era già deciso a Teheran.
Forse oggi, dopo molti anni, sta emergendo quello che a Yalta non si volle o non fu possibile affrontare e, tra i protagonisti di quella conferenza, c’erano già forse i segni di un futuro che alla fine si sarebbe messo in discussione e avrebbe creato divisioni e risentimenti.
L’operazione Overlord era già stata varata, Franklin Delano Roosevelt era ormai arrivato alla fine dei suoi giorni, e aveva fatto il possibile e l’impossibile per aiutare la Gran Bretagna e l’URSS contro il nazismo e il fascismo. Prima con la legge “affitti e prestiti” per aiutare gli inglesi, poi ripetendo l’operazione, chiamata sempre “affitti e prestiti”, con l’URSS, inviando in Russia armi, munizioni, soldi e persino le divise, scarpe comprese, perché i russi fossero in grado di combattere il nazismo.
Si dice che Stalin si arrabbiò quando vide sul giubbotto dei suoi soldati un “made in USA”. Ma Roosevelt acconsentì pure che fossero i sovietici ad arrivare per primi a Berlino. Tutte cose ovviamente dimenticate e che oggigiorno non si possono più dire.
Se si pensa a quegli anni c’è da vergognarsi rispetto alla confusione attuale, ma i protagonisti dell’epoca, in quel caso Stalin per primo e poi il successore di Roosevelt, Harry Truman, avevano già in mente i contrasti che sarebbero ben presto arrivati. Il dittatore sovietico pensò bene di espandere la spartizione di Yalta in modo spesso scandaloso: reprimendo i dissensi dei cittadini di vari Stati dell’Est e promuovendo una pressione contro l’Occidente con i partiti comunisti che controllava, come in Italia e anche in Francia.
Dal canto suo Harry Truman non risparmiò il lancio di due bombe nucleari, sia per far arrendere il Giappone, ma anche per avvertire Stalin che l’apparato militare degli Stati Uniti non aveva avversari.
Questa lunga premessa serve anche a comprendere quello che sta accadendo in questi giorni. Ci si dimentica troppo spesso del passato che riemerge sempre alla prima grave crisi che arriva. L’ultima si chiama “guerra dei dazi”.
Durante settant’anni di pace, il fallimento clamoroso del comunismo e la svolta economica dell’Occidente verso un neocapitalismo aggressivo, il mondo è cambiato portandosi dietro i suoi risentimenti, le sue illusioni, i suoi contrasti mai sopiti e una diffidenza di fondo che è sempre stata nascosta.
Assommando i problemi emersi in questi settanta anni si può comprendere come alla Presidenza degli Stati Uniti arrivi, con grande successo, un personaggio personalmente e politicamente molto discutibile come Donald Trump. Il tono di Trump diventa sempre più aggressivo soprattutto verso gli europei, dimenticando in questo modo quello che l’Europa è stata per il progresso della civiltà umana.
Ma c’è indubbiamente anche un disegno in Trump: il suo modo di fare non è solo “follia”. Guardiamo alcune mosse.
Il presidente degli Stati Uniti minaccia di dazi pesanti la Cina, poi trova un accordo. Si impegna a trovare una soluzione nella guerra in Ucraina e alterna giudizi su Putin e su Zelensky, ma non c’è dubbio che sinora abbia dimostrato più attenzione a Putin, con un gioco anche grossolano di riservarsi una scelta come possibile interlocutore tra la Cina e la Russia, cercando ovviamente di contrastare un patto tra Pechino e Mosca. Lo stesso Trump non risparmia neppure tentativi di soluzioni con l’Iran, quasi dimenticandosi di essere l’alleato storico di Israele.
L’obiettivo di Trump sembra quello di arrivare a un confronto solo tra gli Stati Uniti e la Cina e vedendo gli altri Stati protagonisti come comprimari da tenere a bada. Probabilmente non conosce o non tollera il multipolarismo. In più, con la guerra dei dazi, cerca di rilanciare l’industrializzazione e la nuova tecnologia negli Stati Uniti.
In tutto questo che cosa rimane del rapporto con l’Europa? Che cosa rimane del patto euroatlantico? Questo è il problema che è sul tappeto e che si dovrà risolvere nei prossimi mesi, anche se Trump ha già detto che dal primo giugno i dazi che colpiranno le merci provenienti dall’Ue dirette in Usa saliranno al 50 per cento. Una botta che metterebbe l’Europa in ginocchio, che la marginalizzerebbe.
È un altro bluff di Trump? Cambierà opinione un’altra volta alla settimana? È probabile, oltre che auspicabile. Tutto questo, però, non solo incrina un lungo periodo storico di alleanza, ma rivela tutta la debolezza dell’Europa.
C’è qualcuno che cerca di rimediare a un’Europa divisa, un organismo disfunzionale fatto di un mega-mercato e ben 27 Stati che vanno ognuno per conto loto. Vi ricordate che doveva esserci una Costituzione che Francia e Olanda hanno bocciato? Ci si ricorda che di una difesa comune si parlava fino dai primi anni Cinquanta ma che la Francia dopo una prima disponibilità non volle realizzare?
Come cittadini europei si vorrebbe sapere esattamente che cosa conta veramente il Parlamento di Strasburgo. È giusto accusare Trump e le sue “sparate” che mettono ancora più in crisi l’ordine mondiale, ma se l’Europa non fa una rapida autocritica e non realizza l’unità promessa ha sbagliato tutta la sua storia e subirà il nuovo ordine mondiale quando si realizzerà.
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