Veronica Panarello, a Le Iene Inside la ricostruzione dell'omicidio del figlio Lorys Stival: dalle false piste al processo del delitto "per vendetta"
“Dietro l’omicidio di Lorys Stival potrebbe esserci una mano femminile“, dichiarò la criminologa Roberta Bruzzone nel 2016. Non sapeva ancora, o forse sì, che era quella di Veronica Panarello, una delle “madri perdute” su cui Le Iene Inside accende i riflettori nella puntata di oggi su Italia 1. Il caso è noto anche come il delitto di Santa Croce Camerina, il piccolo paesino in provincia di Ragusa che nel 2014 divenne teatro di una terribile tragedia, l’omicidio del bambino di 8 anni.
La vicenda si aprì però con la scomparsa del bambino, denunciata dalla donna che si rivelò essere colei che lo aveva ucciso. Quando le maestre spiegarono che il bambino era assente quel giorno a scuola e che non vi era mai entrato, si sollevarono i primi sospetti. Ma la prima svolta arrivò con la scoperta del cadavere qualche ora dopo, in un canalone.
Inizialmente si sospettò proprio della persona che aveva individuato il corpo, un cacciatore, ipotesi a cui non credeva ad esempio la criminologa Bruzzone. Infatti, le indagini si soffermarono proprio sulla madre, che aveva ucciso il figlio strangolandolo con alcune fascette di plastica.
LE VERSIONI DI VERONICA PANARELLO
Il caso fece molto discutere all’epoca dei fatti anche per le molteplici versioni fornite da Veronica Panarello agli inquirenti. Prima si dichiarò innocente, mentre 10 mesi dopo l’arresto iniziò a parlare, ma le sue dichiarazioni erano diverse e inverosimili. Ad esempio, raccontò di aver avuto una reazione a un capriccio del figlio, poi attribuì al figlio stesso lo strangolamento con le fascette, arrivando a disfarsi del cadavere nel timore della reazione del marito.
Poi accusò il suocero Andrea Stival, rivelando di aver avuto una relazione extraconiugale con lui, che il figlio avrebbe scoperto e voluto raccontare al padre, suscitando la reazione del nonno, accuse che si sono rivelate calunnie per le quali Veronica Panarello è stata poi condannata.
Al termine del processo di primo grado, celebrato con rito abbreviato, la mamma di Lorys Stival è stata condannata a 30 anni di carcere per l’omicidio del figlio e l’occultamento del cadavere, pena confermata prima in appello e poi dalla Cassazione.
IL MOVENTE DELL’OMICIDIO DI LORYS STIVAL
Un figlicidio per vendetta, come riportato nelle carte processuali, in cui si fa riferimento a un dolo d’impeto dovuto al rifiuto di Lorys di andare a quella quella mattina. Ne nacque una lite con la madre, che avrebbe avuto un impulso incontrollabile culminato con il delitto. La definizione di assassina “lucidissima” da parte del tribunale del Riesame venne considerata benevola dai giudici, visto che non aveva avuto né pietà né pentimento per il figlicidio.
VERONICA PANARELLO 10 ANNI DOPO
Gli psichiatri incaricati dalla Corte descrissero Veronica Panarello come una donna dalla “personalità non armonica“, ma non hanno riscontrato vizi di mente che potessero impedirle di sostenere il processo o mettere in dubbio la sua capacità di intendere e volere. Dunque, hanno concluso che non vi erano “disturbi mentali” rilevanti dal punto di vista clinico.
Quindi, sapeva quello che aveva fatto. A dieci anni dal delitto, il legale della donna ha fatto sapere, come riportato dalla Gazzetta del Sud, che la sua cliente sta avendo una condotta esemplare nel carcere di Torino dove è detenuta. Oltre a lavorare nella lavanderia, a cucinare e cucire, si informa sul figlio più piccolo e quello morto. Tra qualche anno, forse un paio, potrebbe beneficiare dei primi permessi.
