Oggi si riunisce il Consiglio direttivo della Bce. Quello che accade negli Usa potrebbe essere importante per le scelte sui tassi
C’è attesa per il Consiglio direttivo della Banca centrale europea in programma oggi, che sarà l’ultimo prima di una pausa estiva, dato che la riunione successiva è in programma l’11 settembre. L’Eurotower lascerà invariati i tassi di interesse o li ridurrà ancora?
Secondo Luigi Campiglio, Professore di Politica economica all’Università Cattolica di Milano, «per cercare di orientarsi va ricordato che, neanche troppo larvatamente, in questa fase la Bce guarda alle mosse della Fed. Negli Stati Uniti c’è un dibattito sul livello dei tassi di interesse influenzato dalla congiuntura economica, soggetta a un rallentamento che ha una serie di conseguenze sul piano dell’occupazione e dei consumi delle famiglie. Anche per questo si ipotizza una riduzione del costo del denaro, probabilmente di lieve entità».
Questo taglio dei tagli avverrebbe già ora a luglio oppure a settembre?
Secondo il dibattito in atto, potrebbe avvenire già in occasione della prossima riunione del Fomc del 30-31 luglio. Non c’è ovviamente alcuna certezza in merito, ma questa tesi si basa sulla presa d’atto che l’economia americana è rallentata, con problemi riguardanti in particolare la domanda interna. Una situazione da cui deriverebbe la possibilità di un taglio dei tassi, seppur lieve.
La Bce aspetterà che la Fed tagli i tassi, e quindi prenderà una decisione analoga a settembre, oppure potrebbe già agire oggi?
A mio modo di vedere, se in questi giorni nelle aspettative degli analisti economici dovessero crescere le possibilità di un taglio dei tassi da parte della Fed la prossima settimana, allora la Bce potrebbe anche decidere di muoversi oggi nella stessa direzione, precedendo la mossa della Banca centrale americana.
Negli Stati Uniti l’inflazione a giugno è aumentata. Questo rialzo dei prezzi potrebbe interessare anche l’Europa e influenzare le decisioni della Bce?
Indubbiamente quello che sta accadendo negli Stati Uniti, soprattutto per quel che riguarda le conseguenze dei dazi sui prezzi, sembrerebbe consigliare di lasciare invariati i tassi in attesa di nuovi dati contenenti ulteriori informazioni utili. Non penso che la situazione economica in Europa sia così florida da consentire mosse restrittive sui tassi, al massimo potrebbe esserci una fase attendista.
A Francoforte e a Bruxelles, a suo avviso, c’è l’effettiva percezione che la situazione economica europea non sia florida?
C’è una situazione piuttosto eterogenea tra le economie dei diversi Paesi dell’Eurozona, ma in generale non mi pare si sia di fronte a un’economia vivace. Di fatto c’è un “galleggiamento”, che però non è segno di crescita o ripresa. Per questo penso che tra i membri del Consiglio direttivo della Bce non manchi qualcuno a favore di un ulteriore taglio dei tassi, nonostante un livello inferiore a quello vigente negli Stati Uniti.
Da inizio anno il dollaro si è svalutato rispetto alle principali valute globali, euro compreso. Questo potrebbe avere effetti sulle scelte della Bce?
Per statuto la Bce non dovrebbe tenere conto dell’andamento del cambio della valuta unica. Certo è che un euro che si rafforza sul dollaro dovrebbe rendere più difficile un aumento dell’inflazione dal momento che le materie prime energetiche importate, che come abbiamo visto nel 2022/23 incidono molto sull’andamento generale dei prezzi, costerebbero meno.
(Lorenzo Torrisi)
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