FINANZA/ Borse a picco, ma è solo l’inizio…

- Mauro Bottarelli

Per sbloccare la nuova tranche di aiuti per la Grecia non resta molto tempo, dato che il default è ormai alle porte. L’analisi di MAURO BOTTARELLI

Trader_PennaR400 Foto Ansa

Ormai non è questione di se, ma di quando. Ovvero, quando la Grecia andrà in default: se entro pochi giorni non ci sarà un nuovo salvataggio, ovvero lo sblocco della nuova tranche di prestito e l’accordo sui 60 miliardi supplementari, sarà default. Cercherò di descrivervi più avanti come questo avverrà, visto che la prospettiva di un Paese sulle soglie dell’emergenza a due ore di volo da Milano deve diventare qualcosa di familiare, un’opzione a cui prepararsi; ma prima qualche dato.

Il risultato politico delle elezioni amministrative in Spagna mette in pesante allarme la situazione di finanziamento del Paese, visto che già venerdì scorso Goldman Sachs aveva emesso un report riguardo la traiettoria di pericolo imboccata dai bond iberici. Il trend di crescita dei rendimenti, infatti, si basa su un punto di resistenza che è iniziato a 5,53% (ieri prezzava 5,60%), rischioso perché presuppone un pattern che punta a un obiettivo continuativo verso il 6,01%: a quel punto, il rischio di avvitamento a spirale rialzista sarebbe palese.

C’è poi la già citata Grecia, la quale secondo il quotidiano Kahtimerini ha in cassa denaro sufficiente a sopravvivere fino al 18 luglio, a meno che non sia sbloccata e approvata in fretta una nuova tranche del prestito dal decapitato Fmi e dall’improvvisamente insolvente Bce. Già, avete letto bene. La Banca centrale europea, infatti, si è ritrovata a prestare soldi collateralizzati da bond di virtuale categoria D, ovvero spazzatura della spazzatura: per Dow Jones, “rischi che ammontano a svariate centinaia di miliardi di euro sono nel bilancio dell’istituto”.

Questi rischi crescono perché le banche, soprattutto greche, irlandesi, portoghesi e spagnole, hanno offerto come collaterale asset-backed securities – obbligazioni liberamente scambiabili aventi per oggetto assets cartolarizzati e soggette a rating obbligatorio – che non sono valide per i prestiti della Bce, visto che il loro rating di debito è basso o addirittura inesistente. Insomma, un brutto periodo appare all’orizzonte e la caduta a piombo delle Borse mondiali di ieri mattina ne è soltanto il prodromo.

Certo, pesano anche i timori per la fine del secondo ciclo di quantitative easing e il crollo di molti titoli di linee aeree colpiti dalla nuova eruzione di un vulcano in Islanda, ma sono i timori del debito greco e il downgrade a orologeria dell’outlook italiano di Standard&Poor’s (cosa vi avevo detto nel mio articolo dell’1 aprile scorso?) a pesare maggiormente (va detto, però, che ieri era giorno di stacco delle cedole per molti big di Piazza Affari, un qualcosa che pesa per l’1,9% sull’indice Ftse Mib). Ma veniamo alla scenario che vi prospettavo in precedenza, ovvero cosa dobbiamo attenderci nel momento in cui Atene dichiarerà il default.

Ogni banca greca diverrà immediatamente insolvente, il governo nazionalizzerà quindi tutti gli istituti e bloccherà la possibilità di prelievo dai conti. Contestualmente, per evitare derive violente di tipo argentino con i correntisti che si scontrano nelle strade e sfasciano i bancomat, verrà imposto un coprifuoco se non addirittura un forma soft di legge marziale. La Grecia ridenominerà tutti i suoi debiti in “nuova dracma”, o come vorrà chiamare la sua nuova moneta, la quale sarà svalutata dal 30% al 70% (probabilmente del 50%), facendo effettivamente default sul 50% o più di tutti i debiti greci denominati in euro.

Parallelamente, gli irlandesi, entro pochi giorni, usciranno dai debiti del loro sistema bancario e il governo portoghese attenderà qualche tempo per decidere se, a sua volta, scegliere la strada del default: di fatto, il discrimine per la scelta sarà il livello di caos generatosi in Grecia. Un discreto numero di banche francesi e tedesche andranno incontro a perdite tali da far perdere i necessari requisiti di adeguatezza del capitale, mentre, come già detto, la Bce diverrà insolvente, visto il suo livello di esposizione al debito governativo greco, al settore bancario ellenico e al debito del settore bancario irlandese.

I governi francese e tedesco daranno vita a un vertice bilaterale d’urgenza durante il quale decidere se ricapitalizzare la Bce o permetterle di stampare moneta per riconquistare solvibilità. Il problema è che, nonostante la Bce abbia una minima esposizione denominata in valute estere, il suo statuto le vieta di stampare moneta: quindi, si potrebbe giungere a una seconda violazione delle regole, visto che di fatto il Trattato Ue vieta i salvataggi sovrani, ma questo non ha impedito di intervenire per Grecia, Irlanda e Portogallo. Alla fine, si deciderà di ricapitalizzare la Bce e Parigi e Berlino faranno lo stesso anche per le loro banche, dando però fine a tutti i programmi di salvataggio.

Immediatamente si scatenerà l’inferno sui mercati per quanto riguarda le obbligazioni del settore bancario spagnolo, visto che i detentori di bonds anticiperanno i debt equity-swaps a fronte del fatto che Madrid deciderà di non tenere conto della struttura dei contratti obbligazionari nel settore bancario, ricapitalizzando un numero di banche attraverso debt-equity swaps. Detto fatto, i detentori di questi bonds trascineranno il settore bancario spagnolo di fronte alla Corte Europea, denunciando violazioni dei diritti di proprietà: peccato che i tempi secolari della giustizia giungeranno a una sentenza quando a nessuno interesserà più, visto che lo tsunami si sarà già abbattuto cambiando il panorama europeo.

L’attenzione, a quel punto, si sposterà sulle banche britanniche. E il domino, a quel punto, rischierà davvero di diventare letale: a tal punto da creare i presupposti di quanto prefiguravo in un articolo di quasi due anni fa, ovvero il bye bye inglese all’Ue nel 2012 per tornare nell’Efta e tenersi indipendenza monetaria e leva dei tassi (non a caso, già oggi, la Gran Bretagna non partecipa al piano di salvataggio del Portogallo).

P.S. Nel tardo pomeriggio di ieri è giunta la notizia che il governo greco varerà un programma di tagli per coprire il buco di 6,5 miliardi nel bilancio 2011. Inizia così una corsa contro il tempo per ottenere il via libera alla concessione della quinta tranche dell’aiuto di 110 miliardi concesso alla Grecia un anno fa per uscire dalla crisi del debito: tranche senza la quale «per la Grecia potrebbe probabilmente significare il fallimento», ha affermato il premier greco in un’intervista al giornale ateniese Ethnos.

I nuovi interventi, decisi su pressione della troika di esperti Ue-Fmi-Bce in questi giorni ad Atene, serviranno a centrare l’obiettivo di ridurre il deficit 2011 al 7,4% del Pil dopo lo sforamento al 10,5% nel 2010, rispetto al 9,6% previsto dal piano di rientro, attraverso un piano di privatizzazione monstre, tagli e aumenti delle imposte. Cosa tenterà di privatizzare Atene per racimolare i 50 miliardi in tre anni promessi? IlSussidiario.net ha ottenuto una bozza della lista completa. Eccola

Concessioni di porti e aeroporti con contratti di lungo termine; estensione del periodo di concessione dell’aeroporto internazionale di Atene; vendita di una quota dell’azienda del gas; vendita del 49% del casinò del Monte Parnes, privatizzazione delle lotterie di Stato attraverso concessioni; ricerca di un investitore strategico per le Poste, vendita di una quota della Ote (telecomunicazioni), dell’Hellenic Defence System e della Larco, azienda estrattiva di ferro e nickel; licenza per scommesse online e slot machines; concessione dell’autostrada Egnatia Odos; vendita delle Ferrovie di Stato, vendita delle quote azionarie statali nelle banche del Paese (Hellenic Postbank, Atebank, Consignment and Loans Fund); privatizzazione delle aziende di fornitura idrica.

Mancano le isole delle Cicladi, ma date al governo greco qualche settimana e compariranno anche loro. Tanto più che voglio vedere chi comprerà le partecipazioni statali in Hellenic Postbank, istituto che ieri si è scoperto essere stato uno dei principali acquirenti di cds sul default greco durante la scorsa crisi: insomma, si cercava di trarre profitto dalla propria malora. Geniali davvero…







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